Tratto da “Il
complesso di Edipo? Neppure Freud sosteneva verità assolute” di Umberto
Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del
29 di aprile dell’anno 2017: Le coppie omosex svelano nuovi aspetti dei
meccanismi che regolano l'identificazione con i genitori. Con il complesso
edipico Freud intende illustrare come il bambino acquisisce la sua identità
attraverso l'identificazione col padre, onde acquisirne le caratteristiche che
gli consentano di sedurre la madre (modello del mondo femminile), da cui prende
avvio la sua capacità di instaurare relazioni. Questo vale per il bambino. Per
la bambina, Freud confessa che: "Le cognizioni da noi acquisite intorno a
questo processo evolutivo nella bambina sono insoddisfacenti, lacunose e
incerte". Per quale ragione Freud per illustrare come si acquisisce
"identità" e "relazione" usa la metafora sessuale? Perché,
come gli ha insegnato Schopenhauer, da lui considerato suo
"precursore", egli ritiene che il vero soggetto della nostra
esistenza è la "specie" che ci prevede come suoi funzionari, e perciò
ci fornisce per un certo periodo di sessualità per la riproduzione e di
aggressività per la difesa della prole. Ma noi non ci rassegniamo a essere
semplici funzionari della specie, perciò rimuoviamo nell'inconscio questa
nostra condizione, per vivere secondo la rappresentazione che il nostro Io si
costruisce per riflettersi nei suoi desideri, nei suoi obiettivi, nei suoi
progetti, nei suoi sogni, per poi disperarsi di fronte alla morte. La nostra
fine, infatti, chiude il sipario su questi scenari, rispetto ai quali la specie
è del tutto indifferente nel suo destinarci alla morte, come un tempo alla
nascita e alla procreazione. L'omosessualità esprime una sessualità che non è
procreativa. Come tale non rientra nell'economia della specie, ma in quella
dell'individuo e del suo Io. Sotto questo profilo la relazione omosessuale non
è "naturale", ma "culturale". E questo non contrasta con la
vicenda umana che non ha mai vissuto secondo le leggi della pura natura, ma
secondo le leggi della natura acculturata. Che ne è allora, (…), dei figli
adottati dalle coppie gay, dove è impraticabile il rapporto edipico che Freud
prevede essere alla base della costruzione di quelle figure che sono
"l'identità" e la "relazione"? Se adottiamo l'ipotesi di
Freud, non possiamo negare che i figli delle coppie gay possano avere qualche
problema. Ma l'ipotesi di Freud è incontrovertibile? No. E ne danno conferma la
gran parte degli antropologi che hanno studiato come crescono i figli là dove,
dopo la procreazione, è del tutto assente la coppia genitoriale nella cura dei
neonati e nel percorso della loro crescita. Georges Devereux, per esempio,
antropologo e psicoanalista ungherese naturalizzato francese, in proposito
scrive: "Non postulo affatto a priori la validità universale della
psicoanalisi. Per psicoanalisi io intendo solo una serie di conclusioni
socio-psicologiche indotte dallo studio intensivo della classe media viennese
degli anni precedenti la prima guerra mondiale. Per la stessa ragione,
considererò Freud non come il fondatore di una nuova scienza, ma come uno
studioso di psicologia e di sociologia particolarmente meticoloso, che ha
lavorato con gli indigeni di Vienna e ha formulato una serie di conclusioni
generali valide per i soli viennesi". Oltre agli etno-psicoanalisti, che
sottolineano come i primitivi, crescendo in gruppo e non con un padre e una
madre ben definiti, non percorrono le tappe edipiche descritte da Freud, val la
pena di considerare le riflessioni di Gilles Deleuze e di Félix Guattari, che
nell'Anti-Edipo (Einaudi) introducono il termine "eso-edipico" (che
significa "al di fuori dell'Edipo") per tutti quelli che nascono e
crescono senza avere una coppia genitoriale come si è strutturata in Occidente
e senza per questo essere più nevrotici o più pazzi di noi occidentali. Anzi, a
loro parere, la triangolazione edipica ideata da Freud è un tentativo di
contenere la forza del desiderio, potenzialmente rivoluzionaria e sovversiva,
nell'ambito delle mura domestiche, alla quale dà da consumare mamma e papà, in
modo che non fuoriesca da questo recinto e non diventi pericolosa per la
società. Conclusione: il complesso edipico è un'ipotesi formulata da Freud e
accolta con riserva, se non addirittura contestata, nello stesso mondo
psicoanalitico. Ma la cosa più importante da considerare è che i bambini
crescono bene o male a partire dalle cure che ricevono. E non è detto che le
coppie omosessuali siano meno accudenti di quelle eterosessuali, spesso
litigiose e non di rado violente.
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