Tratto da “Memorie
dalle macerie”, intervista di Susanna Turco ad Ugo Sposetti pubblicata sul
settimanale “L’Espresso” del 14 di marzo 2021: (…). «Noi autodidatti viviamo di
carte. Siete voi quelli laureati. Io non ho neanche smartphone, così non sto
appresso alle cose tipo Barbara D’Urso», (…).
Cesare Pavese ha scritto che “verso il
popolo ci vanno i fascisti, o i signori. E andarci vuol dire travestirlo, farne
un oggetto dei nostri gusti”. Insomma: “Non si va verso il popolo. Si è
popolo”. «(…). Il popolo, qui a Roma, è per esempio Torpignattara, Cinecittà, è
tutto il lungo nastro della Tuscolana. Se tu percorri quella strada e ti fermi
a ognuno dei semafori, guardi a destra e a sinistra, tutti quei palazzi. Chi ci
parla, con quelli che stanno lì dentro, con tutte quelle persone?».
(…). Zingaretti quando è stato eletto voleva
spostare la sede in periferia. È finito con le Sardine al Nazareno. «Zingaretti
ha fatto una scelta, che ormai seguirà. Si è dimesso, si vorrà candidare a
sindaco di Roma: mi sembra normale, dopo due mandati. (…)».
Per fare cosa? C’è spazio per una cosa più
di sinistra? «Ma no. Mentre parliamo, l’ipotesi probabile è Enrico Letta, che è
una sorta di commissariamento del Pd: non certo da parte dei comunisti. (…)».
Deduco che la soluzione non è gradita. «Letta,
da premier, ha abolito i rimborsi elettorali: io sono incompatibile con uno che
ammazza i partiti, quindi auspicherei un’altra soluzione».
(…). Il Pd è stato al governo oltre 11 anni
su 15, (…). Governare è un vizio? «No: è avere la testa rivolta al potere e non
alla società, a quel che vuole la famiglia, il pensionato, il disoccupato, il
giovane. Prendiamo l’esempio del cashback: soldi che sono dati a chi ha la
carta di credito, a chi ha disponibilità sul conto. Ma oggi noi possiamo dare i
soldi a quelli che già ce l’hanno? Ora che c’è Draghi, gli stessi di prima
dicono: usiamo quei soldi contro la povertà. Finalmente. Però a suo tempo
nessuno l’ha detto: e stavano sempre loro al governo».
Come definisce la situazione del Pd? «È molto
semplice: siamo sotto le macerie. Siamo già morti».
E quando è accaduto? «Quando è nato il Pd:
male. Non lo dico da nostalgico: ho detto allora che noi saremmo finiti così,
perché vedevo che stavamo andando avanti senza robuste radici. Qualunque attività
ha bisogno di solide fondamenta. Il Pd non le aveva: era una fuga verso un
qualcosa che si pensava avrebbe potuto garantire un futuro. Ma allo stesso
gruppo dirigente? Sì, alle stesse donne e uomini: non a una idea nuova. Ecco
l’errore».
È finita con le Sardine che occupano il Pd.
Che effetto fa? Il leader radicale Marco Pannella nel 1976 si presentò sotto la
sede Pci di Botteghe oscure e gli uomini della vigilanza lo presero a ceffoni. «Eh,
ma era Pannella, e andava a provocare. Le Sardine non andavano a provocare.
Anche un vecchio socialista come Rino Formica ti dice che bisogna creare
entusiasmo nel popolo: bisogna che qualcuno gli parli, gli crei voglia di
discutere, di esserci. È quello che hanno fatto anche l’anno scorso, in Emilia
Romagna. Sono stati di grande stimolo per la mia generazione, li hanno
riportati in piazza, al voto. Sono stati i veri vincitori di quelle elezioni».