Da “Perché
Silvio somiglia a Benito” di Eugenio Scalfari, pubblicato sul settimanale “L’Espresso”
dell’11 di febbraio 2018: (…). Mussolini iniziò la sua vita politica
sotto l’insegna del socialista rivoluzionario e direttore del giornale del
partito, l’Avanti!. All’epoca della guerra di Libia che faceva parte
dell’impero turco, l’Avanti! si schierò contro quella guerra incitando con
articoli di Mussolini la classe operaia a bloccare i binari ferroviari e le
stazioni dove transitavano i treni militari diretti a Napoli per imbarcarsi
verso Tripoli. I socialisti non volevano la guerra e cercavano di impedirla in
tutti i modi. Se c’era da combattere bisognava lottare in casa contro il
capitalismo dominante. Passarono appena tre anni da allora e scoppiò la prima
guerra mondiale. Mussolini cambiò profondamente: divenne favorevole all’intervento
italiano, fu espulso dal Psi e fondò un proprio giornale con il titolo Il
Popolo d’Italia. A guerra scoppiata, l’Italia era rimasta neutrale.
L’interventismo di Mussolini aveva come ispiratore Gabriele D’Annunzio che
godeva di ben altro seguito e autorevolezza culturale e politica. Fu lui in
quel periodo ad essere chiamato il “vate” dell’intervento a fianco della
Francia e dell’Inghilterra e con la Russia, contro l’Austria e la Germania. Nel
1915 l’intervento avvenne, era scoppiata anche per noi la guerra mondiale. Finì
nel 1918. L’anno successivo Mussolini fondò un movimento politico i “Fasci di
combattimento”. Non aveva un seguito di massa, ma il suo era un piccolo
movimento con qualche presenza soprattutto a Milano e in Lombardia e alcuni nuclei
anche in Veneto, in Toscana e in Puglia. Il movimento mussoliniano diventò
rapidamente un partito in gran parte sostenuto dagli ex combattenti, molti dei
quali tornarono alle loro modeste occupazioni e orientati a favore del partito
fascista che era in buona parte mobilitato a loro favore affinché lo Stato e la
classe sociale ricca li sostenesse migliorando il più possibile la loro
condizione. Il partito fascista si batteva dunque per un proletariato ex
combattente nella guerra appena finita ma anche con una pronunciata venatura di
nazionalismo. Il programma del fascismo inizialmente era stato quello di
abolire la monarchia in favore della repubblica, ma il partito nazionalista,
che pure esisteva, si orientò verso una fusione con i fascisti ponendo tuttavia
come condizione che essi rinunciassero all’ideale repubblicano e aderissero
invece alla monarchia cosa che avvenne e culminò nel primo congresso del
Partito fascista che si svolse a Napoli nel 1921. Un anno dopo quel congresso,
esattamente il 28 ottobre del 1922, ci fu la marcia su Roma dei fascisti
provenienti da tutta Italia. Il re, Vittorio Emanuele III, si rese conto della
loro forza e assegnò a Mussolini il compito di fare il governo. Naturalmente un
governo democratico poiché i deputati fascisti rappresentavano soltanto il 30
per cento del Parlamento ma l’opinione pubblica era largamente con loro. Fu un
governo democratico con forti tinte autoritarie. C’era comunque una
rappresentanza consistente del Partito popolare mentre il Senato di nomina regia
era in larga misura antifascista. Così quel governo andò avanti a direzione
mussoliniana fino al 1924, quando il leader socialista Matteotti fu ucciso da
un gruppo di fascisti. A quel punto Mussolini aveva due strade: o dimettersi o
rilanciare il governo trasformandolo da semidemocratico in dittatoriale. Scelse
questa seconda strada e con le “leggi fascistissime” nel 1925 creò il regime.
Da allora nasce il Duce e l’ideologia della Roma antica che sarà l’ancora
culturale del fascismo. Berlusconi non ha nessuna velleità di imitare il
fascismo imperiale. La sua somiglianza con Mussolini riguarda il primo periodo
del fascista, quello durante il quale Mussolini cambiò veste, linea, alleanze,
cultura politica in continuazione e cioè dal 1911 fino al 1921. Da questo punto
di vista tra quei due personaggi esiste, (…), una pronunciata somiglianza. Berlusconi
fin da ragazzo si interessò di affari. Maestri e professori con modesti
stipendi facevano un certo commercio attraverso ragazzi svegli tra i quali il
più sveglio di tutti era per l’appunto Silvio. Quando c’era un compito in
classe di matematica o anche di storia quegli insegnanti davano diverse
versioni ma tutte degne di buoni voti a qualche ragazzo abbastanza intelligente
e interessato, il quale vendeva quei compiti in classe trattenendo per sé una
piccola ma interessante percentuale. Man mano che il tempo passava l’affarismo
di Berlusconi diventava per lui più conveniente. Fece traffici con banche
private di dubbia moralità e ne ricavò risultati notevoli. Poi dopo la nascita
delle televisioni locali (esisteva ancora il monopolio nazionale della Rai) si
interessò alla pubblicità televisiva e decise di acquistare alcune televisioni
locali. A Milano ne comprò due e poi una terza dalla Mondadori. A quel punto
collegò tra loro le locali coprendo attraverso di esse una buona parte
dell’Italia settentrionale e centrale. Aveva nel frattempo sviluppato i suoi
interessi nell’edilizia e costruì la cosiddetta Milano 2 dove alloggiavano una
parte dei tecnici televisivi alle sue dipendenze ottenendo le necessarie
concessioni edilizie dal comune interessato. Il possesso di un network non più
locale ma seminazionale attirò naturalmente l’attenzione degli uomini politici
alla guida dei partiti. Berlusconi aveva molti interessi a esserne amico usando
a tal fine i poteri televisivi con i quali appoggiò soprattutto la Democrazia
cristiana e il socialismo più moderato. Questa sua politica gli consentì di
ottenere lavori rilevanti e gli ispirò infine il desiderio di essere anche lui
direttamente il capo d’un partito. Poi arrivò la tempesta di Tangentopoli che
distrusse totalmente la Democrazia cristiana. Berlusconi fondò Forza Italia
mettendo alla guida della sua costruzione alcuni dei dirigenti d’una sua agenzia
pubblicitaria, i quali tuttavia non avevano alcuna competenza politica ma
soltanto organizzativa. La politica la faceva lui. Per Berlusconi Tangentopoli
fu una manna perché parte dei dirigenti della Dc e gran parte degli elettori
democristiani affluirono al partito berlusconiano di Forza Italia. A questo
punto incombevano le elezioni, era il 1994 quando Berlusconi si presentò per il
battesimo elettorale. Le sue televisioni avevano appoggiato senza alcuna remora
i giudici di Tangentopoli, e le elezioni andarono molto bene anche perché aveva
contratto delle strane alleanze: da un lato la Lega Nord di Bossi e dall’altro
il neofascismo di Fini. Bossi e Fini tra loro non si parlavano né si salutavano
ma tutti e due venivano consultati da Berlusconi. Naturalmente le consultazioni
erano puramente teoriche perché era solo Silvio che decideva il da farsi. Nel
frattempo, ad elezioni avvenute, Berlusconi fu incaricato di formare il
governo. Questa situazione durò poco. La Lega decise di uscire dall’alleanza e
Berlusconi dovette dimettersi da presidente del Consiglio. Il presidente della
Repubblica, che lui sperava avrebbe respinto le dimissioni, viceversa le
accettò e chiese però a lui di indicare un successore di suo gradimento per
rendere meno traumatica quella crisi. Berlusconi indicò il nome di Lamberto
Dini, che era stato il direttore generale della Banca d’Italia e nel suo
governo il ministro del Tesoro. Dini governò per un anno e mezzo, poi nacque il
primo governo Prodi che è stato probabilmente uno dei governi migliori
dell’Italia degli anni Novanta.
Forza Italia è rimasto comunque un partito importante nei vent’anni che cominciano nel ’93 ed ora siamo nel 2018 Berlusconi ha governato più volte, altre volte ha perso, restando sempre un’alternativa e concentrando sul suo nome ostilità e simpatia. Adesso ha un’alleanza con Salvini e insieme all’alleanza esiste tra i due una rivalità sempre più forte e due politiche sempre più diverse tra loro ma utili ad entrambi per ottenere una forza elettorale che attualmente nei sondaggi è la più favorita delle altre: una destra unita e divisa al tempo stesso. In passato Berlusconi ha anche appoggiato la legge elettorale proposta da Renzi e sarebbe probabilmente pronto a un’alleanza o quantomeno a una favorevole amicizia politica col medesimo Renzi, il quale finora ha negato in modo totale questa eventualità. Da questo racconto avrete ben capito che ho sostenuto che Berlusconi somiglia molto al Mussolini quale fu dal 1911 al 1925. È una curiosità storica credo di notevole importanza per il futuro.
Forza Italia è rimasto comunque un partito importante nei vent’anni che cominciano nel ’93 ed ora siamo nel 2018 Berlusconi ha governato più volte, altre volte ha perso, restando sempre un’alternativa e concentrando sul suo nome ostilità e simpatia. Adesso ha un’alleanza con Salvini e insieme all’alleanza esiste tra i due una rivalità sempre più forte e due politiche sempre più diverse tra loro ma utili ad entrambi per ottenere una forza elettorale che attualmente nei sondaggi è la più favorita delle altre: una destra unita e divisa al tempo stesso. In passato Berlusconi ha anche appoggiato la legge elettorale proposta da Renzi e sarebbe probabilmente pronto a un’alleanza o quantomeno a una favorevole amicizia politica col medesimo Renzi, il quale finora ha negato in modo totale questa eventualità. Da questo racconto avrete ben capito che ho sostenuto che Berlusconi somiglia molto al Mussolini quale fu dal 1911 al 1925. È una curiosità storica credo di notevole importanza per il futuro.
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