Da “Pensate
all’olandese” di Jeremy Rifkin, pubblicato sul settimanale L’Espresso del 28
di gennaio 2018: Il governo italiano ha intrapreso una serie di iniziative per stimolare
innovazioni con l’obiettivo di accelerare la produttività e la crescita
economica, agevolando la creazione di occupazione nell’economia. Sebbene queste
iniziative siano essenziali, esse non sono sufficienti finché la piattaforma
dominante per la gestione, l’alimentazione, e la movimentazione dell’attività
economica italiana rimarrà basata sulla infrastruttura della Seconda
rivoluzione industriale, con le sue telecomunicazioni centralizzate, le sue
energie fossili e fissili e trasporti stradali, marittimi e aerei basati sul
motore a scoppio. È vero, l’infrastruttura della Seconda rivoluzione
industriale ha fornito la base per uno straordinario aumento della crescita nel
XX secolo, ma quel modello ha ormai raggiunto il limite massimo della sua
produttività in tutte le nazioni industriali negli ultimi 15-20 anni, e oggi
determina il costante calo del Pil e un corrispondente aumento della
disoccupazione. Anche se dovessimo rimodernare l’infrastruttura della Seconda
rivoluzione industriale, l’effetto sull’efficienza aggregata sarebbe
estremamente limitato, e così anche sulla produttività, sulle nuove opportunità
di business, sull’occupazione e sulla crescita. I combustibili fossili e
l’energia nucleare sono ormai superati. E le tecnologie progettate e realizzate
per funzionare con queste energie, come le reti di telecomunicazione, la rete
elettrica centralizzata e le forme di trasporto basate sul motore a scoppio
hanno esaurito quasi del tutto la loro produttività. Quindi è adesso necessario
costruire ed estendere una nuova infrastruttura intelligente di Terza
Rivoluzione Industriale, ad alto tasso di integrazione digitale, che dovrà
comprendere anche una rete, Internet 5G, un’Internet dell’energia rinnovabile
digitalizzata, un’Internet della mobilità automatizzata e digitalizzata basata
su veicoli elettrici e a idrogeno, circolanti fra gruppi di edifici
intelligenti collegati individualmente nell’Internet delle cose (Idc). A
tutt’oggi però l’Italia rimane fanalino di coda al 25° posto sui 28 Paesi
dell’Ue nel Rapporto Desi (Digital Economy and Society Index) della Commissione
Europea, che misura lo stato di avanzamento nell’economia e società digitali di
ciascuno Stato membro dell’Ue. Eppure questa nuova infrastruttura intelligente
diventa una priorità fondamentale nel riposizionamento dell’Italia per la
transizione verso la nuova dimensione di spazio commerciale, sociale e politico
pienamente integrato. Se l’Italia riuscirà a allestire ed estendere al massimo
questa nuova infrastruttura digitale verde e intelligente, riuscirà a scatenare
una nuova ondata di produttività che, questa sì, continuerà a crescere nella
prima metà di questo secolo. La costruzione di questa infrastruttura
coinvolgerà praticamente ogni settore per i prossimi 40 anni: le società di
distribuzione di energia e elettricità, il settore delle telecomunicazioni
tradizionali e via cavo, il settore dell’informazione e della comunicazione, il
settore dell’elettronica, l’edilizia e l’industria immobiliare, i trasporti e
la logistica, il settore manifatturiero, l’agricoltura, etc. E impiegherà
milioni di lavoratori specializzati, semi specializzati e di professionisti.
La nuova infrastruttura digitale italiana, a sua volta, renderebbe possibili nuovi modelli di business e nuovi tipi di figure professionali proprie del paradigma economico intelligente della nuova economia a basse emissioni di carbonio e rispettosa del clima. Il governo italiano si è impegnato a investire nella distribuzione di infrastrutture pubbliche per stimolare nuove innovazioni di business e opportunità di lavoro. Questi fondi infrastrutturali dovrebbero essere utilizzati, in parte, per erigere l’infrastruttura digitale del XXI secolo e accompagnare la transizione verso le energie rinnovabili e la mobilità verde per un’Italia intelligente. Tre poteri pubblici nell’Unione Europea hanno sviluppato piani di Terza Rivoluzione Industriale completamente integrati e iniziative di sviluppo per accompagnare la transizione delle loro economie: la regione Hauts-de-France, il Lussemburgo e soprattutto la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia. Queste tre regioni hanno stabilito una nuova pietra miliare nella governance dello sviluppo economico e sociale che riflette la natura della nuova infrastruttura della Terza Rivoluzione Industriale in corso di preparazione. Mentre la Prima e la Seconda rivoluzione industriale sono state progettate per essere centralizzate, verticistiche, proprietarie e verticalmente integrate, la Terza rivoluzione industriale è tendenzialmente distribuita, collaborativa, aperta e crea economie di scala in modo laterale, e questo richiede una governance di tipo nuovo. In considerazione delle nuove opportunità e delle nuove sfide lanciate da questa nuova rivoluzione tecnologica, i governi di Hauts-de-France, il Granducato di Lussemburgo e la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia hanno adottato strategie che hanno cambiato il ruolo tradizionale di sorvegliante e pianificatore centralizzato di un potere pubblico, facendolo evolvere in quello di un facilitatore laterale per una rete regionale di centinaia di parti interessate e impegnate in questa nuova governance, parti che vanno dai poteri pubblici alla comunità imprenditoriale, al mondo accademico e alla società civile che hanno partecipato attivamente alla preparazione di ciascuno dei progetti di sviluppo e relative tabelle di marcia. Mentre la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale hanno generalmente creato una forma di globalizzazione verticalmente integrata, la Terza Rivoluzione Industriale porta la famiglia umana in un ambito più “glocal” di reti laterali distribuite - con città, regioni, stati nazionali e unioni continentali che collaborano fianco a fianco in più vaste reti globali digitali dove condividono comunicazioni a banda larga, energie rinnovabili e autonomi veicoli elettrici e a idrogeno creando una qualità di vita più ecologicamente sostenibile ed equa. Il primo passo verso la progettazione di questa Smart Italy di Terza Rivoluzione Industriale consiste nella elaborazione di una apposita tabella di marcia per la sincronizzazione e integrazione della nuova infrastruttura digitale a livello di governo nazionale. Questo documento, a sua volta, può fornire ispirazione, incentivi, e il riferimento normativo-quadro per dare impulso alle regioni italiane affinché procedano con appositi piani locali per creare un’infrastruttura regionale smart di Terza Rivoluzione Industriale. Lo scorso anno la Commissione Europea ha annunciato l’iniziativa “Smart Europe” progettata per creare un’infrastruttura digitale trasparente nonché la relativa transizione energetica rinnovabili in tutta l’Unione europea per aumentare la produttività, creare nuove imprese e occupazione e far progredire l’economia a basse emissioni di carbonio. La Commissione Europea ha creato un fondo di sviluppo economico di 630 miliardi di euro - il cosiddetto fondo Juncker - che sarà in parte dedicato alla costruzione e alla massima estensione possibile della nuova infrastruttura Smart Europe di Terza Rivoluzione Industriale. L’Italia ha adesso l’opportunità di assumere un ruolo di guida nell’Unione europea verso la prossima tappa del suo percorso per creare una Smart Europe e un unico spazio economico integrato nei 28 Paesi membri.
La nuova infrastruttura digitale italiana, a sua volta, renderebbe possibili nuovi modelli di business e nuovi tipi di figure professionali proprie del paradigma economico intelligente della nuova economia a basse emissioni di carbonio e rispettosa del clima. Il governo italiano si è impegnato a investire nella distribuzione di infrastrutture pubbliche per stimolare nuove innovazioni di business e opportunità di lavoro. Questi fondi infrastrutturali dovrebbero essere utilizzati, in parte, per erigere l’infrastruttura digitale del XXI secolo e accompagnare la transizione verso le energie rinnovabili e la mobilità verde per un’Italia intelligente. Tre poteri pubblici nell’Unione Europea hanno sviluppato piani di Terza Rivoluzione Industriale completamente integrati e iniziative di sviluppo per accompagnare la transizione delle loro economie: la regione Hauts-de-France, il Lussemburgo e soprattutto la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia. Queste tre regioni hanno stabilito una nuova pietra miliare nella governance dello sviluppo economico e sociale che riflette la natura della nuova infrastruttura della Terza Rivoluzione Industriale in corso di preparazione. Mentre la Prima e la Seconda rivoluzione industriale sono state progettate per essere centralizzate, verticistiche, proprietarie e verticalmente integrate, la Terza rivoluzione industriale è tendenzialmente distribuita, collaborativa, aperta e crea economie di scala in modo laterale, e questo richiede una governance di tipo nuovo. In considerazione delle nuove opportunità e delle nuove sfide lanciate da questa nuova rivoluzione tecnologica, i governi di Hauts-de-France, il Granducato di Lussemburgo e la regione metropolitana di Rotterdam e L’Aia hanno adottato strategie che hanno cambiato il ruolo tradizionale di sorvegliante e pianificatore centralizzato di un potere pubblico, facendolo evolvere in quello di un facilitatore laterale per una rete regionale di centinaia di parti interessate e impegnate in questa nuova governance, parti che vanno dai poteri pubblici alla comunità imprenditoriale, al mondo accademico e alla società civile che hanno partecipato attivamente alla preparazione di ciascuno dei progetti di sviluppo e relative tabelle di marcia. Mentre la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale hanno generalmente creato una forma di globalizzazione verticalmente integrata, la Terza Rivoluzione Industriale porta la famiglia umana in un ambito più “glocal” di reti laterali distribuite - con città, regioni, stati nazionali e unioni continentali che collaborano fianco a fianco in più vaste reti globali digitali dove condividono comunicazioni a banda larga, energie rinnovabili e autonomi veicoli elettrici e a idrogeno creando una qualità di vita più ecologicamente sostenibile ed equa. Il primo passo verso la progettazione di questa Smart Italy di Terza Rivoluzione Industriale consiste nella elaborazione di una apposita tabella di marcia per la sincronizzazione e integrazione della nuova infrastruttura digitale a livello di governo nazionale. Questo documento, a sua volta, può fornire ispirazione, incentivi, e il riferimento normativo-quadro per dare impulso alle regioni italiane affinché procedano con appositi piani locali per creare un’infrastruttura regionale smart di Terza Rivoluzione Industriale. Lo scorso anno la Commissione Europea ha annunciato l’iniziativa “Smart Europe” progettata per creare un’infrastruttura digitale trasparente nonché la relativa transizione energetica rinnovabili in tutta l’Unione europea per aumentare la produttività, creare nuove imprese e occupazione e far progredire l’economia a basse emissioni di carbonio. La Commissione Europea ha creato un fondo di sviluppo economico di 630 miliardi di euro - il cosiddetto fondo Juncker - che sarà in parte dedicato alla costruzione e alla massima estensione possibile della nuova infrastruttura Smart Europe di Terza Rivoluzione Industriale. L’Italia ha adesso l’opportunità di assumere un ruolo di guida nell’Unione europea verso la prossima tappa del suo percorso per creare una Smart Europe e un unico spazio economico integrato nei 28 Paesi membri.
Nessun commento:
Posta un commento