Da “Essere
uomini o robot nella stagione dell’indifferenza” di Eugenio Scalfari, pubblicato
sul quotidiano la Repubblica del 28 di gennaio 2018; (…). …l’uomo di oggi abbandona
volutamente la propria memoria del passato e anche la capacità e il desiderio
di immaginare un futuro perché tramite la tecnologia attuale la memoria del
passato è inutile, la si trova sulla tastiera, e altrettanto inutile è il futuro
perché la vita cambia di minuto in minuto e quel cambiamento è automaticamente
registrato. Né passato né futuro e la domanda è questa: il presente lo decide
l’uomo o la tecnologia? Difficile rispondere. (…). Ecco le parole di Francesco (vescovo
di Roma n.d.r.). «A livello di governance globale siamo sempre più consapevoli che c’è
una crescente frammentazione tra Stati e istituzioni. Stanno emergendo nuovi
attori come anche una nuova competizione economica e accordi commerciali
regionali. Anche le tecnologie più recenti stanno trasformando i modelli
economici e lo stesso mondo globalizzato che, condizionato da interessi privati
e dall’ambizione del profitto a tutti i costi, sembra favorire l’ulteriore
frammentazione e individualismo, invece di facilitare approcci che siano più
inclusivi. Le ricorrenti instabilità finanziarie hanno portato nuovi problemi e
gravi sfide con cui i governi devono confrontarsi, come la crescita della
disoccupazione, l’aumento di diverse forme di povertà, l’aumento del divario socio-economico
e le nuove forme di schiavitù, spesso radicate in situazioni di conflitto,
migrazione e diversi problemi sociali. A ciò si associano alcuni stili di vita
un po’ egoisti, caratterizzati da un’opulenza ormai insostenibile e spesso
indifferente nei confronti del mondo circostante, soprattutto dei più poveri.
Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche
al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento
antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio
di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare
così che - lo notiamo purtroppo spesso - quando la vita non è funzionale a tale
meccanismo viene scartata senza troppe remore. In tale contesto è essenziale
salvaguardare la dignità della persona umana, specialmente offrendo a ognuno
opportunità vere di sviluppo umano integrale e attuando politiche economiche
che favoriscano la famiglia. La libertà economica non prevalga sulla concreta
libertà dell’uomo e sui suoi diritti; il mercato non sia un assoluto ma onori
le esigenze della giustizia. I modelli economici debbono dunque rispettare
un’etica di sviluppo integrale e sostenibile, basata su valori che pongano al
centro la persona umana e i suoi diritti. Solo attraverso una ferma
risoluzione, condivisa da tutti gli attori economici, possiamo sperare di dare
una nuova direzione al destino del nostro mondo. Così, anche l’intelligenza
artificiale, la robotica e altre innovazioni tecnologiche devono essere
impiegate in modo da contribuire al servizio dell’umanità e alla protezione
della nostra casa comune. Non possiamo
rimanere in silenzio dinanzi alla sofferenza di milioni di persone la cui
dignità è ferita, né possiamo continuare ad andare avanti come se la diffusione
della povertà e dell’ingiustizia non avesse una causa. Creare le giuste
condizioni per consentire a ogni persona di vivere in maniera dignitosa è un
imperativo morale, una responsabilità che coinvolge tutti creando nuovi posti
di lavoro, rispettando le leggi sul lavoro, combattendo la corruzione pubblica
e privata e promuovendo la giustizia sociale, insieme alla giusta ed equa
condivisione dei profitti. C’è una grande responsabilità da esercitare con
saggio discernimento poiché le decisioni prese saranno fondamentali per
modellare il mondo di domani e quello delle generazioni future. Pertanto, se
vogliamo un futuro più sicuro, un futuro che incoraggi la prosperità di tutti è
necessario mantenere la bussola rappresentata dai valori autentici. È questo il
tempo di prendere misure coraggiose e audaci per il nostro amato pianeta. È
questo il momento giusto per tradurre in azione la nostra responsabilità di
contribuire allo sviluppo dell’umanità». (…). La democrazia è motivata se si
esplica attraverso partiti che condividono la valutazione del bene e del male
con differenze profonde tra di loro secondo come interpretano quelle due
opposte finalità. Ma la vera differenza è tra i politici che si battono
soprattutto per acquisire il loro interesse oppure comportandosi alla luce di
valori e ideali da applicare alle istituzioni. In un mondo sempre più globale
il tema include sempre di più le classi dirigenti e le loro diverse finalità.
Da questo punto di vista l’Italia ha la sua storia e l’Europa ha la propria che
include ovviamente quella italiana in un complesso continentale che per secoli
e secoli è stato il centro del mondo. Non so fino a che punto i partiti e
l’opinione pubblica si rendano conto delle responsabilità incombenti.
L’indifferenza è il sentimento più pericoloso e più dimostrativo del periodo di
decadenza che stiamo attraversando. I valori si sono impoveriti, l’indifferenza
è il male maggiore. Un popolo indifferente torna indietro nel tempo, si
preoccupa solo dell’individuo e assai meno della comunità. Non è più popolo e
tantomeno sovrano. Sintomi del genere si sono prodotti spesso, con la
conseguenza di far cadere la democrazia, la libertà e la giustizia e di
trasformarle in anarchia, in dittatura e in tirannide. Certo, questi incombenti
pericoli debbono essere combattuti, con il fine di tutelare l’interesse
generale che coincide con quello dei popoli. Ma una delle maggiori finalità
dell’interesse generale riguarda la tecnologia e l’aspetto importante di questo
tema (e problema) è che essa sia nelle nostre mani e non (noi)
nelle sue. Il problema culminante è questo. Non abbassiamo la guardia.
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