Da “I maschi
non sanno cosa vogliono davvero le donne” di Umberto Galimberti, pubblicato
sul settimanale “D” del 21 di febbraio dell’anno 2015: (…). Stando a quel che mi (si) scrive,
sembra che la svolta (…) l'abbia data la noia della pornografia. Questa ha il
suo maggior difetto nel fatto che, sul tema che vuol essere sessuale, non gioca
sui volti, sulle parole, sugli sguardi che lasciano intendere le intenzioni e
alimentano il desiderio, ma unicamente sugli organi sessuali. Servendo così
solo a scoraggiare chi non si ritiene all'altezza delle prestazioni ostentate. La
pornografia non conosce il desiderio che si alimenta della mancanza
dell'oggetto desiderato, ma solo la ripetizione reiterata e monotona di gesti
sessuali prevedibili e tutti uguali, per farci affondare in un mare di noia. (…).
Perché è vero che la donna è più corpo del maschio (così vuole la natura che l'ha incaricata della generazione), ma il corpo per lei non è limitato agli organi sessuali, com'è nella percezione maschile spaventosamente limitata. Per le donne il corpo è un tramite per dispiegare orizzonti di interiorità che, dischiusi (nel caso non si siano già adeguate al modello maschile), generano sensibilità, arte, scrittura, e in generale tutto ciò che siamo abituati a chiamare "anima". Per entrare in comunicazione con loro è tuttavia necessario che gli uomini scoprano la propria anima, la loro parte femminile, che spesso non hanno o tendono a nascondere il più possibile, fino a perderne le tracce. E questo accade perché il modello maschile diffuso è quello dell'uomo tutto d'un pezzo, anche se è con quell'altro pezzo, quello rimosso, che si può entrare in relazione con il mondo femminile. L'altro pezzo non è la dolcezza melensa o lo sdilinquimento ridicolo, ma la capacità di ascoltare le narrazioni femminili, con la sensibilità di chi va oltre la narrazione stessa, per catturare quanto di allusivo c'è in quella narrazione, quanto di non detto, nel racconto, che vuole esser scoperto e compreso. Solo dopo è possibile fondersi nei giochi d'amore, che rilanciano altri racconti. La comunicazione è questa, ma ci vuole una grande capacità di ascolto e una curiosità di scoprire quel che la donna cela e nell'immediato non appare. Per raggiungere questo paesaggio d'incanto occorre che il maschio rinunci a celebrare il suo io, pensando ingenuamente di far colpo sulla donna, e si disponga all'ascolto, non tanto di quel che la donna dice, quanto di ciò che lascia intravvedere e intendere col suo dire. Ne siamo all'altezza?
Perché è vero che la donna è più corpo del maschio (così vuole la natura che l'ha incaricata della generazione), ma il corpo per lei non è limitato agli organi sessuali, com'è nella percezione maschile spaventosamente limitata. Per le donne il corpo è un tramite per dispiegare orizzonti di interiorità che, dischiusi (nel caso non si siano già adeguate al modello maschile), generano sensibilità, arte, scrittura, e in generale tutto ciò che siamo abituati a chiamare "anima". Per entrare in comunicazione con loro è tuttavia necessario che gli uomini scoprano la propria anima, la loro parte femminile, che spesso non hanno o tendono a nascondere il più possibile, fino a perderne le tracce. E questo accade perché il modello maschile diffuso è quello dell'uomo tutto d'un pezzo, anche se è con quell'altro pezzo, quello rimosso, che si può entrare in relazione con il mondo femminile. L'altro pezzo non è la dolcezza melensa o lo sdilinquimento ridicolo, ma la capacità di ascoltare le narrazioni femminili, con la sensibilità di chi va oltre la narrazione stessa, per catturare quanto di allusivo c'è in quella narrazione, quanto di non detto, nel racconto, che vuole esser scoperto e compreso. Solo dopo è possibile fondersi nei giochi d'amore, che rilanciano altri racconti. La comunicazione è questa, ma ci vuole una grande capacità di ascolto e una curiosità di scoprire quel che la donna cela e nell'immediato non appare. Per raggiungere questo paesaggio d'incanto occorre che il maschio rinunci a celebrare il suo io, pensando ingenuamente di far colpo sulla donna, e si disponga all'ascolto, non tanto di quel che la donna dice, quanto di ciò che lascia intravvedere e intendere col suo dire. Ne siamo all'altezza?
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