"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 10 febbraio 2018

Terzapagina. 15 “Uomini o robot?”.



Da “Essere uomini o robot nella stagione dell’indifferenza” di Eugenio Scalfari, pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 28 di gennaio 2018; (…). …l’uomo di oggi abbandona volutamente la propria memoria del passato e anche la capacità e il desiderio di immaginare un futuro perché tramite la tecnologia attuale la memoria del passato è inutile, la si trova sulla tastiera, e altrettanto inutile è il futuro perché la vita cambia di minuto in minuto e quel cambiamento è automaticamente registrato. Né passato né futuro e la domanda è questa: il presente lo decide l’uomo o la tecnologia? Difficile rispondere. (…). Ecco le parole di Francesco (vescovo di Roma n.d.r.). «A livello di governance globale siamo sempre più consapevoli che c’è una crescente frammentazione tra Stati e istituzioni. Stanno emergendo nuovi attori come anche una nuova competizione economica e accordi commerciali regionali. Anche le tecnologie più recenti stanno trasformando i modelli economici e lo stesso mondo globalizzato che, condizionato da interessi privati e dall’ambizione del profitto a tutti i costi, sembra favorire l’ulteriore frammentazione e individualismo, invece di facilitare approcci che siano più inclusivi. Le ricorrenti instabilità finanziarie hanno portato nuovi problemi e gravi sfide con cui i governi devono confrontarsi, come la crescita della disoccupazione, l’aumento di diverse forme di povertà, l’aumento del divario socio-economico e le nuove forme di schiavitù, spesso radicate in situazioni di conflitto, migrazione e diversi problemi sociali. A ciò si associano alcuni stili di vita un po’ egoisti, caratterizzati da un’opulenza ormai insostenibile e spesso indifferente nei confronti del mondo circostante, soprattutto dei più poveri. Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare così che - lo notiamo purtroppo spesso - quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore. In tale contesto è essenziale salvaguardare la dignità della persona umana, specialmente offrendo a ognuno opportunità vere di sviluppo umano integrale e attuando politiche economiche che favoriscano la famiglia. La libertà economica non prevalga sulla concreta libertà dell’uomo e sui suoi diritti; il mercato non sia un assoluto ma onori le esigenze della giustizia. I modelli economici debbono dunque rispettare un’etica di sviluppo integrale e sostenibile, basata su valori che pongano al centro la persona umana e i suoi diritti. Solo attraverso una ferma risoluzione, condivisa da tutti gli attori economici, possiamo sperare di dare una nuova direzione al destino del nostro mondo. Così, anche l’intelligenza artificiale, la robotica e altre innovazioni tecnologiche devono essere impiegate in modo da contribuire al servizio dell’umanità e alla protezione della nostra casa comune.  Non possiamo rimanere in silenzio dinanzi alla sofferenza di milioni di persone la cui dignità è ferita, né possiamo continuare ad andare avanti come se la diffusione della povertà e dell’ingiustizia non avesse una causa. Creare le giuste condizioni per consentire a ogni persona di vivere in maniera dignitosa è un imperativo morale, una responsabilità che coinvolge tutti creando nuovi posti di lavoro, rispettando le leggi sul lavoro, combattendo la corruzione pubblica e privata e promuovendo la giustizia sociale, insieme alla giusta ed equa condivisione dei profitti. C’è una grande responsabilità da esercitare con saggio discernimento poiché le decisioni prese saranno fondamentali per modellare il mondo di domani e quello delle generazioni future. Pertanto, se vogliamo un futuro più sicuro, un futuro che incoraggi la prosperità di tutti è necessario mantenere la bussola rappresentata dai valori autentici. È questo il tempo di prendere misure coraggiose e audaci per il nostro amato pianeta. È questo il momento giusto per tradurre in azione la nostra responsabilità di contribuire allo sviluppo dell’umanità». (…). La democrazia è motivata se si esplica attraverso partiti che condividono la valutazione del bene e del male con differenze profonde tra di loro secondo come interpretano quelle due opposte finalità. Ma la vera differenza è tra i politici che si battono soprattutto per acquisire il loro interesse oppure comportandosi alla luce di valori e ideali da applicare alle istituzioni. In un mondo sempre più globale il tema include sempre di più le classi dirigenti e le loro diverse finalità. Da questo punto di vista l’Italia ha la sua storia e l’Europa ha la propria che include ovviamente quella italiana in un complesso continentale che per secoli e secoli è stato il centro del mondo. Non so fino a che punto i partiti e l’opinione pubblica si rendano conto delle responsabilità incombenti. L’indifferenza è il sentimento più pericoloso e più dimostrativo del periodo di decadenza che stiamo attraversando. I valori si sono impoveriti, l’indifferenza è il male maggiore. Un popolo indifferente torna indietro nel tempo, si preoccupa solo dell’individuo e assai meno della comunità. Non è più popolo e tantomeno sovrano. Sintomi del genere si sono prodotti spesso, con la conseguenza di far cadere la democrazia, la libertà e la giustizia e di trasformarle in anarchia, in dittatura e in tirannide. Certo, questi incombenti pericoli debbono essere combattuti, con il fine di tutelare l’interesse generale che coincide con quello dei popoli. Ma una delle maggiori finalità dell’interesse generale riguarda la tecnologia e l’aspetto importante di questo tema (e problema) è che essa sia nelle nostre mani e non (noi) nelle sue. Il problema culminante è questo. Non abbassiamo la guardia.

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