26 dicembre
Il Natale è passato, e non come temevo: anzi, sono riuscita così bene cancellarlo dalla mente, che a un certo punto, a colazione, mi sono stupita dell'arrivo del dolce: «Ma è Natale!» s'è levato un coro a ricordarmelo, e io sono stata molto contenta di me: sto imparando i giochetti psicologici del professor Levi e riesco persino a scordarmi di una cosa, se voglio. La mia volontà però è molto esercitata, in questo senso; quando ho avuto un obiettivo importante, qualcosa in cui credevo o che volevo fermamente, sempre sono stata capace di alzare massicce cortine fumogene intorno a quello che mi poteva disturbare o allontanare dallo scopo. Ma non mi è stato mai possibile, dopo, resistere alla tentazione di cercare, in quella nebbia di comodo, i contorni della realtà. (Tratto da “Natale a Serre Chevalier” - 1993 - di Gina Lagorio).
“RaccontodiNatale”. “Mogo che voleva sempre di più”, racconto di Paulo Coelho pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 23 di dicembre dell’anno 2023: Tanti anni fa, viveva in Cina un giovane di nome Mogo, che si guadagnava da vivere spaccando pietre. Per quanto sano e forte, Mogo non era affatto contento della propria sorte e si lamentava giorno e notte. Tanto imprecò contro Dio che, alla fine, gli apparve l’angelo custode. “Hai la salute e una vita davanti – disse l’angelo – Tutti i giovani iniziano facendo qualcosa come te. Perché passi la vita a lagnarti?”. “Dio è stato ingiusto nei miei confronti, e non mi ha dato l’opportunità di crescere” – rispose Mogo. Preoccupato, l’angelo si recò al cospetto del Signore a chiedere aiuto affinché il suo protetto non finisse per dannare la propria anima. “Sia fatta la tua volontà – disse il Signore – Tutto ciò che vorrà, gli sarà concesso”. Il giorno seguente, mentre stava spaccando pietre come al solito, Mogo vide passare una carrozza sulla quale viaggiava un nobiluomo, ricoperto di gioielli. Asciugandosi con le mani il viso sporco e sudato, Mogo esclamò con amarezza: “Perché non posso essere anch’io un nobile? Questo è il mio destino!”. “Lo sarà! – mormorò l’angelo, pervaso da una gioia immensa”. E Mogo si trasformò nel signore di un palazzo sontuoso, circondato da una vasta tenuta, con tanti servitori e tanti cavalli. Usciva tutti i giorni con il suo magnifico corteo e godeva alla vista degli antichi compagni che, allineati sul ciglio della strada, lo guardavano con rispetto. Un pomeriggio, il caldo era così insopportabile che, anche sotto il suo parasole dorato, Mogo sudava come ai tempi in cui spaccava pietre. Si rese conto, allora, di non essere poi tanto importante: al di sopra di lui c’erano principi e imperatori e, ben più in alto di costoro, c’era il sole, che non obbediva a nessuno, giacché era lui il vero sovrano. “Ah, angelo mio! Perché non posso essere il sole? Dovrebbe essere questo il mio destino!” - si lagnò Mogo. “Ebbene, lo sarai!” esclamò l’angelo, nascondendo lo sconforto di fronte a tanta ambizione. E Mogo divenne il sole, com’era suo desiderio. Mentre brillava nel cielo, affascinato dal gigantesco potere di maturare i raccolti o bruciarli a suo piacimento, un punto nero iniziò ad avanzare verso di lui. La macchia scura continuava a estendersi, e Mogo si rese conto che si trattava di una nuvola che gli andava incontro, che a poco a poco lo avvolgeva e gli impediva di vedere la Terra. “Angelo! – urlò Mogo – La nuvola è più potente del sole! Il mio destino è essere nuvola!”. “Lo sarai!” – rispose l’angelo. Mogo fu trasformato in nuvola, e pensò di avere realizzato il suo sogno. “Sono potente!” – urlava, oscurando il sole. “Sono invincibile!” – tuonava, inseguendo le onde. Ma sulla riva deserta dell’oceano si ergeva un’immensa roccia di granito, antica quanto il mondo. Mogo pensò che quella roccia stesse lì per sfidarlo e scatenò una tempesta come non se n’erano mai viste prima sulla terra. Le onde, enormi e furiose, colpivano la roccia cercando di strapparla dal suolo e scagliarla in fondo al mare. Ma la roccia, salda e impassibile, rimaneva al suo posto. “Angelo! – singhiozzava Mogo – La roccia è più forte della nuvola! Il mio destino è essere roccia!”. E Mogo si trasformò nella roccia. “Chi potrà battermi adesso? – si domandò. – Io sono il più potente del mondo!”. E così passarono diversi anni finché, una mattina, Mogo sentì una fitta acuta nelle sue viscere di pietra, seguita da un dolore profondo, come se una parte del suo corpo di granito si stesse lacerando. Subito dopo udì dei colpi sordi e insistenti, e di nuovo quel dolore fortissimo. Pazzo di stupore, urlò: “Angelo, qualcuno sta cercando di uccidermi! Ha più potere di me, voglio essere come lui”. “E lo sarai!” – esclamò l’angelo, in lacrime. E fu così che Mogo tornò a spaccare le pietre.
Nessun commento:
Posta un commento