“Storied’Acqua”. 2 “Poi d’improvviso un gorgoglio come un colpo di tosse”: Uno dei miei ricordi d'infanzia ha a che fare con l'acqua. L'acqua che manca per essere precisa. Era un'estate, sarà stato il 1979, forse il 1980, una domenica mattina di luglio. La luce entrava di taglio attraverso le imposte socchiuse. Fuori, lo scirocco. Dentro, caldo. Nessun condizionatore, nemmeno un ventilatore. Solo dei panni umidi stesi in giro per casa per tenere gli ambienti freschi. Io ero seduta per terra, sul pavimento di scaglietta, fresco, in canottiera e slip, sfogliavo un Topolino. La casa sembrava addormentata. Poi, d'improvviso un gorgoglio come un colpo di tosse. Quel suono continuava, diventava una sorta di sospiro soffocato, cresceva e infine, dal rubinetto della vasca, ecco un filo rugginoso. L'acqua si faceva più chiara fino a diventare trasparente. Dalla cucina, mia madre gridava: "L'acqua! Arrivò l'acqua! Le bacinelle, presto!" Ecco allora che la casa all'improvviso si svegliava. Bisognava riempire ogni cosa perché così era la vita con l'acqua razionata: riempire tutto, sempre. Anche le bottiglie, anche le pentole, persino la vasca da bagno. Quindi via a prendere tinozze, secchi e bidoni da 20 litri. Io ero piccola ma dovevo fare la mia parte e mi occupavo delle bacinelle più leggere. Mentre io e le mie sorelle riempivamo ogni cosa, mia madre caricava di gran carriera la lavatrice e nel frattempo snocciolava preghiere perché l'acqua durasse abbastanza, "almeno per fare due lavate", come diceva lei. A differenza di altri che avevano dei recipienti sui balconi o dentro case - le "tanche", come si diceva in dialetto - noi dovevamo arrangiarci così. Infine, dopo aver messo da parte l'acqua, c'erano i turni per farsi la doccia o lo shampoo sempre di corsa fino a che, con un nuovo colpo di tosse dal suono simmetrico e contrario, il flusso dell'acqua si esauriva. Oggi mi sembra quasi di essere tornata indietro di quarant'anni. Sono ricomparsi i bidoni, e un paio di secchi pieni d'acqua soggiornano sul mio balcone. È qualcosa che so, che conosco, che fa parte del mio passato e che adesso, prepotentemente, è tornato a occupare degli spazi nel presente. Sia chiaro. La siccità non se è mai andata: ha fatto sentire meno la sua pressione, forse, ma ha sempre fatto parte dell'estate siciliana, insieme al caldo, gli incendi e la pasta con la salsa e le melenzane fritte. Per me non "fa strano" vedere sui tetti delle case e dei palazzi grandi recipienti blu usati per fronteggiare una carenza d'acqua, così come non è strano chiamare l'autobotte per ricaricare la cisterna della villetta dove trascorro le vacanze. E non è strano nemmeno che d'estate ci si trovi con dei bidoni pieni d'acqua nello sgabuzzino o in garage, conservati appunto "per le emergenze". Non desta nemmeno scalpore vedere le grandi navi cisterne che navigano alla volta delle Eolie o delle Egadi. La siccità per un siciliano non è strana, non è insolita e forse, in una certa misura, è inevitabile. Arriva con i primi caldi, colora di giallo ocra dei terreni lasciato incolti, spaventa e si trasforma in pericolo nel momento in cui gli incendi che devastano il territorio. Nell'isola la rete idrica è un reticolo malmesso di condotte fatiscenti, allacci abusivi, dighe per lo stoccaggio delle acque che non sono mai state collaudate al massimo della portata; e poi ancora, dissalatori in disuso da anni. Allora il problema, forse, non è solo che in Sicilia piove e pioverà anche meno. Il vero problema sono, ancora una volta, i siciliani. È la gestione insensata del nostro patrimonio idrico, è l'incapacità di pretendere il rispetto per un diritto basilare per la vita dignitosa di ogni essere umano: il diritto all'acqua. Noi siciliani siamo abituati a questo, o meglio. Rassegnati. Siamo abituati ma non è detto che sia giusto perché la nostra isola, un tempo, era un giardino. Perché non può esserlo ancora?
N.d.r. I testi sopra riportati sono rispettivamente degli scrittori Carmine Abate – calabrese di Carfizzi – e di Stefania Auci – siciliana – e sono stati pubblicati sul periodico “Green&Blue”, del quotidiano “la Repubblica”, dell’undici di dicembre 2024.
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