Terribile senso di desolazione. Incombeva su
di me da anni. Se credessi nelle stelle dovrei credere che io fossi proprio sotto
l'influenza di Saturno. Tutto quel che mi succedeva era troppo tardi per
significare qualcosa. Fu così anche la mia nascita. Fissata per Natale, venni
al mondo con mezz'ora di ritardo. Parve sempre a me che io dovevo essere il
tipo di individuo che uno è destinato a diventare per il fatto che è nato il
25° giorno di dicembre. L'ammiraglio Dewey nacque in quel giorno, e così Gesù
Cristo... forse anche Krishnamurti, ch'io sappia. Comunque questo era il tipo
che io dovevo essere. (Tratto da “Tropico
del Capricorno”, 1939, di Henry Miller).
“Racconto diNatale”. “I frutti che rendono immortali”, racconto di Paulo Coelho pubblicato
sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di dicembre 2024: Racconta il famoso poeta persiano
Rumi che un giorno, in un villaggio nel nord dell’attuale Iran, si presentò un
uomo che narrava storie meravigliose su un albero i cui frutti garantivano
l’immortalità a chiunque li mangiasse. Ben presto, la notizia giunse alle
orecchie del re, ma, prima che questi potesse domandargli dove si trovava quel
prodigio della natura, il viandante era già ripartito. Il re, tuttavia, era
determinato a diventare immortale, perché voleva avere tempo a sufficienza per
trasformare il suo regno in un esempio per tutti i popoli del mondo. Fin da
giovane aveva sognato di sconfiggere la povertà, di insegnare la giustizia e di
assicurare cibo a ciascuno dei suoi sudditi, ma ben presto si era reso conto
che portare avanti un tale impegno avrebbe richiesto più di una generazione.
Ora la vita gli stava dando un’opportunità e lui, certo, non se la sarebbe
lasciata sfuggire. Convocò l’uomo più coraggioso della sua corte e gli affidò
la missione di trovare l’albero. L’uomo partì il giorno seguente, ben fornito
di denaro per ottenere informazioni, cibo e tutto il necessario per raggiungere
il suo obiettivo. Attraversò città, pianure e montagne, facendo domande e
offrendo ricompense. Le persone oneste gli assicuravano che un simile albero
non esisteva, i cinici manifestavano un ironico rispetto, e qualche imbroglione
finiva per mandarlo in luoghi remoti, con l’unico scopo di avere in cambio
qualche moneta.
Dopo varie delusioni, l’uomo decise infine di desistere dalla
ricerca. Per quanto avesse un’ammirazione sconfinata per il suo sovrano,
sarebbe tornato da lui a mani vuote. Sapeva che, proprio per questo, avrebbe
perduto l’onore, ma era stanco e, soprattutto, profondamente convinto che
l’albero dell’immortalità non esistesse. Sulla via del ritorno, mentre risaliva
una piccola collina, si ricordò che proprio lì viveva un saggio. E pensò: «Ho
perso ogni speranza di trovare ciò che desidero, ma potrei almeno chiedere la
sua benedizione e implorarlo di pregare per il mio destino». Giunto al cospetto
del saggio, non riuscendo più a sopportare la tensione scoppiò in un pianto
dirotto. «Perché sei così disperato, figliolo?» domandò il sant’uomo. «Il re mi
ha incaricato di trovare un albero che è unico al mondo: i suoi frutti ci
donano la vita eterna. Io ho sempre portato a termine le mie missioni con
lealtà e coraggio, ma stavolta dovrò tornare da lui a mani vuote». Il saggio si
mise a ridere e disse: «Quello che tu stai cercando esiste, ed è l’acqua della
vita che proviene dall’oceano infinito di Dio. Il tuo errore è stato cercare
una forma, con un nome. A volte si chiama “albero”, altre volte “sole”, altre
volte ancora “nuvola”. Possiamo definirlo come qualsiasi cosa che esista sulla
Terra. Invece, per poter riuscire a trovare questo frutto, bisogna rinunciare
alla forma e concentrarsi sul contenuto. Qualsiasi cosa in cui vi sia la
presenza della Creazione racchiude in sé l’eternità. Nulla può andare distrutto.
Quando il nostro cuore cessa di battere, comunque la nostra esistenza si
trasforma nella natura circostante. Possiamo diventare alberi, gocce di
pioggia, piante, o persino un altro essere umano. Perché mai soffermarsi sulla
parola “albero” e dimenticare che siamo immortali? Rinasciamo sempre nei nostri
figli, nell’amore che manifestiamo verso il mondo, in ognuno degli atti di
generosità e di carità che compiamo. Torna pure dal tuo re e annunciagli che
non dovrà preoccuparsi di trovare il frutto di un albero magico: ogni
atteggiamento e ogni decisione che assumerà nel presente è destinato a durare
per molte generazioni. Chiedigli, dunque, di essere giusto con il suo popolo.
Se saprà svolgere il suo lavoro con dedizione, nessuno lo dimenticherà e il suo
esempio avrà di sicuro influenza sulla storia del suo popolo e spronerà i suoi
figli e i suoi nipoti a comportarsi nel modo migliore. E digli anche questo:
chiunque sia alla ricerca soltanto di un nome, rimarrà per sempre legato
all’apparenza e non riuscirà mai a scoprire il mistero che si cela in ogni cosa
e il miracolo della vita». Infine il sant’uomo concluse: «Tutte le battaglie
che affrontiamo sono causate da nomi: proprietà, gelosia, ricchezza,
immortalità. Quando, invece, tralasciamo i nomi e perseguiamo la realtà che si
nasconde dietro le parole, allora avremo tutto ciò che desideriamo. E,
soprattutto, raggiungeremo la pace dello spirito».
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