"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 16 marzo 2022

Lavitadeglialtri. 17 Edith Bruck: «Io non credo nell'uomo. La sua è una storia malvagia iniziata con Caino e Abele e arrivata fino alla bomba atomica».

 

Ha scritto Michele Serra in “La guerra è crimine di guerra” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri 15 di marzo 2022: La parola "deportazione" produce immagini tremende, di umiliazione e brutalità. La deportazione degli africani in schiavitù verso le Americhe, la deportazione degli ebrei e di altre categorie de-umanizzate verso i campi di sterminio, le deportazioni "economiche" di massa sotto Stalin. Peggio ancora di "dittatura", deportazione indica la fine della libertà al suo massimo grado. Uomini trasformano altri uomini in fuscelli senza radici e senza peso, perdi la casa, le tue cose, le tue coordinate geografiche, perdi tutto tranne il tuo corpo inerme, in balia dei tuoi padroni-trasportatori, oppure scaraventato verso un destino ignoto. Il concetto più vicino a quello di deportazione è pulizia etnica. Vuotare un posto per farlo tuo. Ebrei scampati ai campi, tornati alla loro casa, la trovarono abitata da non ebrei, lieti di approfittarne. Le fughe dei civili dalle (loro) città in guerra sono, a tutti gli effetti, deportazioni. Il calcolo è farli scappare come topi snidati, scoperchiando i posti dove vivono, cacciandoli dalle loro strade e dai loro percorsi quotidiani, dunque cacciandoli da se stessi. Gli ucraini in fuga sono deportati, ultimi di una interminabile fila di umani in fuga che attraversa i secoli, più lunga mano a mano che la guerra affina e potenzia la sua capacità di distruggere e terrorizzare. Bombardare una città è, proprio tecnicamente, terrorismo: perseguire uno scopo politico-strategico, o ideologico (è il caso della "russificazione" sognata da Putin) attraverso il terrore. Le discussioni sui crimini di guerra, in questo senso, perdono molto del loro peso. Il crimine è la guerra. La dissuasione, in ogni sua forma, della guerra, è lotta al crimine. Di seguito, “Anche con una pistola, papà non ci avrebbe evitato il lager”, intervista di Antonello Caporale a Edith Bruck – scrittrice, deportata nell’anno 1944 e sopravvissuta ad Auschwitz – pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 13 di marzo 2022: Se suo padre avesse avuto in mano una pistola o un fucile quando i soldati sfondarono la porta di casa, la storia della sua famiglia poteva avere un esito diverso. Forse vi sareste salvati. “Falso. Ci avrebbero massacrato ugualmente e - se ne avessero avuto le capacità- con una crudeltà ancora (…) maggiore. (…). Io non credo nell'uomo. La sua è una storia malvagia iniziata con Caino e Abele e arrivata fino alla bomba atomica. Quel che cerco di dire è che adesso siamo sul punto di provocare la terza guerra mondiale. Perciò chiedo di fermarci, perciò non vorrei armare l'Ucraina".

Se fosse ucraina direbbe lo stesso? In questa casa si parla ucraino. Di quel Paese è Olga, la persona che mi assiste. Ogni giorno chiama, ogni giorno piange e io con lei. Resto però convinta che le armi chiamino altre armi. Se aumenta il livello di fuoco aumenterà il livello della risposta di Putin. E può essere un innalzamento sconsiderato che ci condurrebbe all'apocalisse”.

Provo a contraddirla con le parole di chi invece sostiene l'Ucraina nella resistenza armata: ritiene che la resa sarebbe meno sanguinosa? Non la giudicherebbe un regalo a Putin? “Io dico che il più grande pericolo si chiama Vladimir Putin. L'escalation provocherebbe in quest'uomo già confuso e già oggi grandemente indebolito di puntare su atti irrimediabili”.

Da cosa nota la debolezza di Putin? “Da come si muove l'esercito. Leggo alcuni dettagli che offrono un quadro allarmante della preparazione bellica dei russi: il carrista che smarrisce la strada e si perde nel bosco, i soldati lasciati senza cibo che rubano galline. Il fatto che so-no impantanati e sparano quasi all'impazzata”.

Putin è saldo al potere in Russia. “Vedrà che la gente, non gli oligarchi, lo faranno scendere dal piedistallo. La fame si impossesserà della Russia”.

Gli ucraini avvertono che i russi accetteranno di mangiare erba secca pur di vedere rinascere l'idea imperiale. “È una guerra senza alcun senso, ed è soprattutto una guerra pianificata male, organizzata peggio”.

Proprio per questo servirebbero più armi per difendersi, resistere ancora meglio. “Ci cacceremmo in un guaio ancora più grande. È rivoltante che per giustificare l'aiuto bellico si tenti di fare un'equivalenza tra Putin e Hitler”.

Questa è purtroppo la deriva propagandista. “Solo delle persone sconsiderate o ignorantissime possono immaginare una somiglianza tra questo conflitto e ciò che accadde a cavallo del 1940, cosa furono i campi di concentramento, il progetto dello sterminio degli ebrei”.

Questa guerra ci fa paura perché avanza fin quasi a lambire le nostre case. “E diciamolo! Siamo impauriti perché è scoppiata da noi, mentre le decine di altre guerre che ci hanno accompagnato in questi anni non ci hanno creato il medesimo imbarazzo, lo stesso disgusto, l'identico dolore”.

La paura è un sentimento umano. “Anche il cinismo ha a che fare con l'animo umano. Fino a ieri si lasciava morire in mare i profughi. Anzi, si teorizzava che fosse legittimo buttarli a mare, farli mangiare dai pesci”.

Il Mediterraneo è un cimitero. “E in Italia la destra (assai più numerosa di quella Ucraina, se vogliamo dirla tutta) teorizzava l'accettabilità della resistenza armata contro i corpi nudi, i bambini in fasce, le mamme piangenti. Si chiamava respingimento, vero?”.

Purtroppo si chiama ancora. “La distinzione tra chi aggredisce e chi è aggredito”.

Tornando a Putin: che sia l'aggressore non v'è alcun dubbio. “Ho idea che anche nel circuito del suo potere qualcosa accadrà”.

A Zelensky cosa diciamo? “Ho mandato soldi a Kiev. Ma le armi non gli faranno vincere la guerra. Metteranno invece l'Europa davanti al nuovo incubo. Io so cosa significa fuggire, io sono un avanzo di vita da buttare”.

Lei vorrebbe fermare il tempo. “Ho visto in Tv una casa bombardata. Era uguale alla mia casetta dai tetti rossi. L'ho sognata due notti fa ed è una visione che non mi lascia più”.

3 commenti:

  1. "La parola patria non l'ho mai pronunciata:in nome della patria i popoli commettono ogni nefandezza. Io abolirei la parola "patria", come tante altre parole:"mio", "zitto","obbedisci","la legge è uguale per tutti", "nazionalismo","razzismo", "guerra" e quasi anche la parola "amore",privata della sua sostanza". (Edith Bruck). "Ci vorrebbero parole nuove anche per raccontare Auschwitz, una lingua nuova,una lingua che ferisce meno del"mia, "natia". La lingua di chi canta con la voce e le corde che piangono la ignoravo del tutto".(Edith Bruck). Grazie, carissimo Aldo, per i meravigliosi post di quest'ultimo periodo,che toccano profondamente l'anima,stimolano la riflessione e illuminano il cammino di coloro che sono da sempre alla ricerca e sperano ardentemente nella nascita di un mondo nuovo... Buona continuazione.

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  2. Agnese, amica carissima, è che da quel terribile 24 di febbraio la mia mente è come se fosse completamente presa da quelle inenarrabili notizie ed immagini che nel quotidiano ci assalgono. Non riesco ancora a cambiare "discorso", ben sapendo che il "discorso" guerra è il più tragicamente coinvolgente, anche quando essa martirizza uomini e donne, giovani e vecchi, bimbi e bimbe di questo osceno, crudele mondo. Grazie per le citazioni-immagini che mi aiutano nell'impresa e per la tua costante ed attenta affettuosa attenzione.

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  3. Comprendo benissimo il tuo stato d'animo che è quello delle persone dotate di profonda umanità, particolare sensibilità e grandissima empatia... Doti rarissime in questo orribile mondo... Grazie ancora a te di vero cuore.

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