Ha scritto Marcello Fois - scrittore sardo - in “Fascista” pubblicato sul settimanale “L’Espresso”
del 4 di ottobre 2020: La parola “Fascista” esiste. Difficile da
riconoscersi dopo anni di sdoganamento, ma sempre individuabile, con
precisione, per chi voglia individuarla. La parola “Fascista” è un punto di
vista. Un livello parziale dello sguardo, qualcosa che ha molto a che fare con
la difficoltà di concepire l’altro simile a sé. È fascista chi sa leggere solo
alcuni capitoli della Storia, recente o passata, cercando in essa quanto gli
occorre per assodare le proprie certezze, per coltivare i propri pregiudizi. La
parola “Fascista” è gratuita, non prevede alcuna spesa, viene fornita senza
oneri: non occorre studiare, non occorre votare, non occorre scegliere, non
occorre fare distinzioni, non occorre informarsi, non occorre leggere, non
occorre contestualizzare. La parola “Fascista” è consolatoria, mette al sicuro
dal pericolo di dover essere socialmente attivi. È fascista la reazione cieca.
La parola “Fascista” è la convinzione pavloviana che l’essere sociale consista
nella difesa costante del proprio territorio, che i nemici contro cui
difendersi esistano o meno. La parola “Fascista” è fermarsi alla prima parte di
ogni domanda e fornire sempre una risposta parziale, occhiuta, indirizzata. È
fascista chi non è interessato alle ragioni, ma dà per scontato di avere
ragione. La parola “Fascista” è urlata, non ha mezzi toni, non ha pause di
riflessione. La parola “Fascista” è paradossale, non ha specchi, di fronte al
ragionamento si ritira livorosa e contrattacca furiosa. La parola “Fascista”
produce pensieri di purezza e superiorità: bianchi contro neri, maschi contro
femmine, cattolici contro musulmani, Nord contro Sud. La parola “Fascista” è
una parola contro. È fascista promettere un mondo con un’unica direzione, con
un’unica razza, con un unico pensiero. La parola “Fascista” è l’ordine fittizio
di chi all’argomento oppone il pregiudizio. La parola “Fascista” produce
concetti: rottamare, affondare, deportare, sterilizzare, stuprare, sanificare,
escludere. La parola “Fascista” è la tentazione umana verso il disumano. Tratto
da «Cara Meloni, non basta definirsi
“non fascisti”» di Maurizio Viroli, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del
19 di agosto 2020: (…). …in campagna elettorale, nel 2016, dichiara (Virginia
Raggi sindaco di Roma n.d.r.) che “l’antifascismo è un valore non
negoziabile”. Una volta eletta, nell’ottobre 2017 partecipa con la fascia
tricolore alla manifestazione promossa dall’Anpi contro il tentativo dei
movimenti di estrema destra di commemorare la marcia su Roma. Dichiara: “Pur
troppo qualcuno vorrebbe portare indietro le lancette della storia, veicolando
messaggi di violenza e discriminazione. Ci siamo sempre opposti e continueremo
a opporci... Dobbiamo continuare a proclamare ogni giorno Roma fieramente,
orgogliosamente e sempre antifascista”. I valori della Resistenza e
dell’antifascismo “costituiscono la nostra memoria, sono il pilastro della
nostra storia, quello che ci ha trasmesso il pluralismo e la democrazia”. Nel
gennaio 2018, in occasione dell’anniversario delle leggi razziali, annuncia la
decisione di cambiare i nomi di quattro vie della Capitale dedicate a firmatari
del Manifesto della razza. A giugno blocca la mozione firmata da Fratelli
d’Italia e da alcuni M5S per intitolare una strada ad Almirante con questa
inequivocabile motivazione: “Una vergogna per la storia di questa città”. Al
conferimento della Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla
città di Roma, afferma che “la Resistenza non è soltanto un ricordo. È la
capacità di opporsi ogni giorno alle ingiustizie e alle prepotenze”, e ha
organizzato una cerimonia in Campidoglio con alcuni rappresentanti dell’Anpi e
della Comunità ebraica che purtroppo hanno per anni celebrato il 25 aprile
separatamente. Dell’impegno a opporsi “ogni giorno” alle ingiustizie e alle
prepotenze, la giunta capitolina aveva dato esempio con l’approvazione, nel
gennaio 2019, della mozione di sgombero dei locali di via Napoleone III
illegalmente occupati dall’associazione neofascista CasaPound. Il Comune di
Roma non ha il potere di attuare lo sgombero. Potrebbe farlo il ministro
dell’Interno Matteo Salvini, che, per ragioni a tutti note, se ne guarda bene. Giusto
lo sdegno della sindaca: “Se invece di cambiarsi le felpe andasse a lavorare
sarebbe meglio. Se mi desse la felpa da ministro degli Interni per un giorno
andrei a sgomberare” Casa Pound ”. Il Comune di Roma riesce tuttavia a far
rimuovere la scritta CASAPOVND dalla facciata dell’edificio. È un atto di
notevole valore simbolico che attira sulla Raggi minacce e intimidazioni. Chi
invece non ha affatto le carte in regola sull’antifascismo – che io considero
requisito di ogni persona umana e dovere di ogni rappresentante della
Repubblica italiana – è l’onorevole Giorgia Meloni. Alla quale non imputo di
essere fascista, ma di non essere antifascista. “Ho un rapporto sereno con il
fascismo (cosa vuol dire?)... Lo considero un passaggio (di che tipo?) della nostra
storia. Mussolini ha fatto diversi errori, le leggi razziali, l’ingresso in
guerra, e comunque il suo era un sistema autoritario. Storicamente ha anche
prodotto tanto, ma questo non lo salva”. (Corsera Magazine, 7.12.2006). Non
basta, onorevole Meloni. Quelli che lei ha definito errori erano crimini. Il
fascismo ha offeso il valore supremo della persona umana assassinando,
incarcerando, costringendo all’esilio gli oppositori politici; ha arrecato più
male alla patria di qualsiasi altro regime togliendole le libertà civili e
politiche, coprendola di vergogna con le guerre coloniali e le leggi razziali,
portandola in una guerra a fianco di Hitler. E lei sa dire soltanto che “ha
anche prodotto tanto, ma questo non lo salva”? No, chi è davvero antifascista dice
che il fascismo, qualunque altra cosa abbia fatto, merita una condanna
assoluta, senza appello né attenuanti perché ha offeso la persona umana e
devastato la patria. Proprio perché il fascismo ha violato valori assoluti e
l’antifascismo afferma valori assoluti, fra fascismo e antifascismo c’è
un’opposizione inconciliabile. O fascisti o antifascisti, se si vuole avere un
minimo di dignità intellettuale e morale. Scelga lei. Una destra liberale,
seria, leale alla Costituzione, e dunque antifascista, nemica dei demagoghi
come Salvini e dei delinquenti come Berlusconi, come auspica Antonio Padellaro,
sarebbe un bene per l’Italia. Ma la strada è ancora lunga.
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