Tratto da “L’amore
non si conta in ore” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D”
del quotidiano “la Repubblica” del 22 di ottobre dell'anno 2016: I bambini non hanno bisogno di
tempo “di qualità”. Ma di tanto tempo trascorso con loro. Perché è così che
imparano a distinguere il bene dal male. Ogni tanto mi chiedo se nella nostra
civiltà, tutt’altro che liquida, perché cementata dalle regole ferree
dell’economia, sia ancora possibile mettere al mondo bambini e prestar loro
quell’attenzione di cui necessitano per costruire un’identità positiva che
garantisce una sicurezza di base per tutta la vita. Eppure mai come oggi i
bambini sono oggetto di attenzioni sanitarie e psicologiche, e quindi guardati
dal punto di vista che focalizza la loro precarietà ed esposizione a tutti i
possibili mali del corpo e della mente. Io penso che questa situazione sia dovuta
al fatto che i genitori stanno con i loro figli pochissimo tempo, e poche volte
rispondono alle loro richieste di attenzione. Da parte mia li giustifico
perché, per mantenere una famiglia, oggi i genitori devono lavorare entrambi, e
quando tornano a casa sono stanchi e talvolta anche frustrati, quindi non hanno
né tempo né voglia di farsi inondare dall’entusiasmo infantile. Per questa
ragione si occupano dei loro bambini solo quando stanno male. E così il bambino
impara che se le parole sono inefficaci, è sempre possibile ricorrere al
linguaggio del corpo per ottenere, con i sintomi della malattia fisica o
psicologica, quello che in piena salute non si riesce a ottenere. Affidati a un
esercito di baby-sitter, o alla televisione, o ai telefonini, che già dai
quattro anni in su diventano gli inseparabili compagni di solitudine, quando
questi bambini mostrano ai genitori i loro disegni colorati, in cui è possibile
leggere come vedono e come sentono il mondo, quando con un’insistenza un po’
provocatoria incominciano a chiedere il perché di tutte le cose per trovare
quel nesso causale che le rende comprensibili, prevedibili e quindi meno
paurose, le risposte più frequenti dei genitori sono: «Adesso non ho tempo»,
oppure: «Te li guardo domani (che vuol dire mai)››, oppure: «Quando sarai
grande capirai». Risposte che dal bambino vengono recepite nella forma: «Quello
che mi chiedi non è interessante». Conclusione del bambino: «Io non suscito
interesse», «Non valgo niente››, o peggio: «Nessuno mi vuol bene». E pensare
che in quell’età si formano definitivamente le mappe cognitive e affettive che
per tutta la vita segneranno il modo di vedere e sentire il mondo. Per
sgravarsi dal senso di colpa dovuto al poco tempo che hanno di dedicarsi ai
loro bambini, i genitori li inondano di un’infinità di giochi di cui i piccoli
si entusiasmano solo quando aprono la confezione. E cosi si instilla in loro
quella noia da saturazione, i cui effetti devastanti si vedranno
nell’adolescenza, invece di quella noia per mancanza di giochi, che è
l’atmosfera migliore per scatenare la creatività che porta a costruirseli da
sé. Si evita cosi di abituarsi al “tutto dovuto”, e si impara che se si vuole
ottenere qualcosa bisogna darsi da fare. Da ultimo siccome vige il principio
efficientista secondo il quale occorre imparare tutto da piccoli: l’inglese, lo
sci, il calcio, la danza, il pianoforte, oltre naturalmente alla scuola, questi
bambini sono sottoposti a un eccesso di stimoli che, quando non si è in grado
di contenerli, generano angoscia. Per evitarla si abbassa il livello di
coinvolgimento psichico, per cui la psiche diventa apatica, ossia non registra
la risonanza emotiva delle azioni che si compiono e degli eventi che accadono,
con la conseguenza che, da adolescenti, non si capirà tanto bene la differenza
tra il bene e il male, tra insultare un insegnante o prenderlo a calci, tra
corteggiare una ragazza o stuprarla. In una società come la nostra che rende
cosi difficile mettere al mondo dei figli ed educarli, l`amore (…) per una
buona educazione, non è da scrivere con lettere maiuscole, perché quello vero e
meno enfatico passa attraverso queste piccole cose, di tutti i giorni, perché
tutti i giorni i bimbi crescono, e tutti i giorni voglio essere osservati e
riconosciuti. I bambini infatti hanno bisogno non di un tempo “qualità” come si
usa dire oggi, ma di una gran “quantità” di tempo per sapere se al mondo sono
benvenuti oppure no.
"Cari genitori, insieme in un angolino tranquillo, bello e confortevole, spegnete il telefono e dedicate un momento speciale al vostro bambino. Scegliete la lettera che più vi attira e così, una alla volta, scoprirete un nuovo alfabeto, fatto di tenerezza e di rispettosa accoglienza, un alfabeto che ha il potere di cambiare il mondo..."(Elena Balsamo). "Ogni bambino nasce con un certo senso dell'amore, ma dipende dai genitori salvare o condannare questo amore".(Graham Greene). "L'amore familiare è l'elemento che fonda e crea l'amore sociale".(Constantino Di Bruno). "La vita di un bambino è come un pezzo di carta su cui ogni persona lascia un segno". (Proverbio cinese). "Se siamo preoccupati del futuro, dobbiamo prenderci cura oggi di come crescono i bambini".(Gordon B. Hinckley).Carissimo Aldo, non poteva certamente essere migliore la scelta del post... Ormai da tempo sai quanto sia profondamente attratta dai preziosi scritti del Professor Galimberti. Grazie e buona giornata.
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