La resilienza vale per le nostre società? "Anche se non si rischia una morte immediata, una grande crisi sociale, politica o economica costituisce una prova per la società che può uscirne indebolita o rafforzata. Potremmo andare verso una disgregazione oppure sperimentare una forma di resilienza e uscirne rigenerati, se solo cambiamo strada".
Non usa mai il termine "rivoluzione". "La rivoluzione sovietica e poi quella maoista hanno prodotto un'oppressione che va in senso opposto rispetto alla missione di emancipazione. Il loro fallimento ha restaurato ciò che avevano voluto liquidare, ossia capitalismo e religione. Nel '68 alcuni credevano in una prova generale di rivoluzione, altri che l'economia fosse colpita a morte dalla rivolta. Io interpretai il fenomeno solo come un cedimento momentaneo della nostra civiltà".
Questa volta non si tratta più solo di un cedimento? La "tecno-economia", che lei tanto critica, è sempre presente. "È vero: oggi la globalizzazione "tecno-economica" è più egemonica che mai. Con la sua sete insaziabile di profitto, è stato il motore del degrado della biosfera e dell'antroposfera, ha provocato chiusure nazionaliste, etniche e religiose. Cambiare strada può sembrare impossibile. Ma tutte le nuove vie che la storia umana ha conosciuto erano impreviste, figlie di deviazioni che hanno potuto mettere radici, divenire forze storiche. (…). L'ecologia deve essere integrata in un vero new deal politico-economico-ecologico - sociale-culturale allo scopo di far regredire l'ipercapitalismo e diminuire le diseguaglianze. L'ecopolitica è ormai di primaria importanza. Siamo solo all'inizio".
Le epidemie esistono dalla notte dei tempi. Cosa è davvero inedito? "L'impotenza della scienza davanti a un virus disorientante, il carattere multidimensionale della crisi che tocca la vita di ogni individuo, di tutte le nazioni e dell'intero pianeta. C'è la sensazione che il mondo di domani non sarà più come quello che abbiamo conosciuto".
Dice bene Macron quando parla della necessità di "reinventarsi"? "Dobbiamo ripensarci per reinventarci. Cambiare vita e cambiare strada. Tante trasformazioni sembrano necessarie contemporaneamente: occorrono riforme economiche, sociali, personali, etiche. Ovunque nel mondo, grazie a questa crisi globale, sono comparse miriadi di sorgenti, miriadi di rivoli, che unendosi potrebbero formare ruscelli e confluire in corsi d'acqua, da cui potrebbe nascere un grande fiume".
Cambiare strada significa avanzare senza pretendere certezze assolute? "Non si può conoscere l'imprevedibile, ma se ne può prevedere l'eventualità. La vita è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l'incertezza accompagna la grande avventura dell'umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale. Perché ogni vita è un'avventura incerta: non sappiamo prima quello che ci attende né quando arriverà la morte. Facciamo tutti parte di questa avventura, piena di ignoranza, ignoto, follia, ragione, mistero, sogni, gioia, dolore. E incertezza".
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