"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 2 aprile 2020

Virusememorie. 06 Lettera a… Per una speranza di salvezza.


Carissimo ********,
poi ti dirò. Intanto avrei preferito che tu fossi in mia compagnia e che anche tu potessi ascoltare il “mormorio antico” del mare; che tu potessi guardare quelle scogliere, laggiù; guardare quel frangere di onde. Dura da millenni quel frangere di onde, da tempo remoto, immemorabile, quando tu, io, non eravamo che semi. Pensa, questo antico “mormorio” della risacca, questo odore pungente di salsedine hanno misurato, come quasi un orologio, la vita su questa nostra Terra. E poi poter guardare un po’ indietro, ed osservare le nostre impronte sulla sabbia, che sembrano quasi perdersi lontano, all’infinito; non pensi anche tu che veniamo da lontano, da molto lontano?
Eppure avremmo percorso solo un breve tratto di questo litorale; come la nostra vita del resto, la nostra vita di uomini, che è iniziata da poco se raffrontata a quella che può essere la vita sulla Terra che oggi noi abitiamo. Ti ho detto che veniamo da lontano: sai, gli scienziati fanno risalire la comparsa dell’uomo su questa Terra a qualche milione di anni fa! Ti sembrano tanti questi millenni e millenni passati dalla comparsa di un nostro progenitore eretto e con un cervello ben sviluppato? Eppure, sai, in confronto alla comparsa della vita sulla Terra, questi millenni rappresentano un breve periodo, una sola stagione quasi. Eppure pensa cosa rappresenti l’Uomo oggi nel nostro ambiente naturale! È semplice dire “veniamo da lontano”, senza dare un giusto significato a questa espressione. Poiché devi sapere che per noi uomini è come fossimo stati sempre presenti su questa Terra. Hai certamente sentito parlare tu di “evoluzione”. Parola difficile, vero? Eppure esprime la realtà più sorprendente di questa nostra esistenza di uomini. Diciamo che noi siamo i più evoluti degli esseri viventi; ed in quell’“evoluti” c’è tutta una lunga storia che si perde lontano, tanto lontano, all’inizio della storia del mondo, quando soltanto sostanza organica ed inorganica rappresentavano la realtà su questo pianeta chiamato Terra. Strano che tutto abbia avuto inizio da un miscuglio di sostanze! Forse non ti senti più così sicuro di te stesso, della tua vita, del tuo destino se solo ti venisse da pensare che l’origine nostra è stata così semplice, così casuale! Ma quanta strada poi, quanti cambiamenti, in quella lunga tappa che ha portato sino a noi! Cellule, organismi semplici, organismi sempre più complessi; forse è lungo e sorprendente parlarti di tutte queste cose, ma il mondo, l’essenza stessa di esso, trova ragione in quell’inizio ed in quel sorprendente e meraviglioso processo che è l’evoluzione. I più evoluti siamo noi, ma oggi sono in tanti a metterlo in discussione. Capirai il perché. Intanto immagina un mondo “antico”, un mondo “naturale”, come quelli che oggi ti fanno vedere in televisione; un mondo dove la legge più importante è la legge della sopravvivenza. Ed in quel “mondo naturale”, uno sparuto gruppo di animali, diversi in parte dagli altri, poiché da questo gruppetto ne verrà fuori il dominatore futuro del mondo. Vivevano sugli alberi, si nutrivano di frutti e di radici, di vegetali, fin quando un grosso evento li scacciò da quel loro “habitat”. È bene forse che ti spieghi cosa significhi, in termini naturali, ecologici, ecco un’altra grossa parola, una parolona, cosa significhi “habitat”. Ogni specie vive in un certo “posto”, in un certo ambiente che è confacente alle sue abitudini alimentari e di riproduzione. Esso, l’“habitat”, soddisfa tutte le esigenze di una specie determinata; ma perché esso sia soddisfacente bisogna che non sia per prima cosa eccessivamente “affollato”, poiché ogni specie ha bisogno di uno “spazio vitale”, così come lo definiscono gli scienziati. Ebbene, per quel gruppetto di animali l’habitat ideale furono per tanto tempo gli alberi alti e fronzuti della foresta. Tante ipotesi oggi gli scienziati si provano a fare, ma ad un tratto alcuni individui di quel gruppo furono costretti a scendere da quegli alberi, a correre per le praterie allo scoperto, a cercarsi il nutrimento che non poteva essere più di frutti e radici. Credimi, sarà stato un vero problema per quegli esseri che in definitiva erano del tutto inoffensivi. Si saranno sentiti perduti tra tante altre specie più “agguerrite”, naturalmente più “armate”; cambiavano il loro “habitat”, come se tu un giorno decidessi all’improvviso di andare ad abitare in un grosso quartiere di New York o di Calcutta. Ma i loro problemi rispetto a quelli che tu oggi, in una società così ben organizzata potresti trovare, erano di ben altra portata: era in gioco la loro sopravvivenza, poiché era necessario cambiare abitudini, non secondarie, ma abitudini così importanti quali la nutrizione ed il modo di riprodursi. Sai, una legge importante della vita sulla Terra è la legge della “sopravvivenza”: ma come sopravvivere in un nuovo ed inesplorato ambiente che non offrisse riparo alcuno, con tante specie presenti - pensa ai grossi carnivori - molto più forti e dotati naturalmente? Fu proprio questa iniziale situazione di svantaggio che favorì e produsse il particolare e straordinario sviluppo di quell’organo di cui tanto siamo orgogliosi: il nostro cervello, questa meravigliosa centrale di controllo di tutte le nostre attività superiori! Ecco allora che per un fatto puramente casuale, l’evoluzione ci spinse su quella strada che ci avrebbe portati ad essere gli organismi più evoluti del pianeta Terra. Il caso quindi, la necessità di sopravvivere, di non perire in un ambiente così ostile, così difficile! Io voglio essere semplice con te: fu la necessità che portò quegli esseri inermi ad “armarsi”, non avendo essi zanne, né unghie, non essendo veloci, non potendo volare. E capirono che con un pezzo di legno prima, con della pietra lavorata poi, avrebbero potuto difendersi meglio per sopravvivere. Difendersi da chi? Da altre specie e soltanto da altre specie! E poi è tutta una lunga storia fatta di sconfitte e scoperte: il fuoco, l’agricoltura, la pastorizia, i metalli, con un ritmo sempre più frenetico, fino a quando un uomo non ha posato il suo piede sulla Luna. È una storia recente, che affascina. Ma non pensi che sia ancor più affascinante questa semplice e breve storia che ti ho voluto or ora raccontare? Non ti sembra ancor più incredibile pensare a questa nostra origine, la più semplice e la più straordinaria di tutte? Se solo potessimo rivivere quella meravigliosa e drammatica avventura, forse potremmo tenere in più alta considerazione la nostra stessa esistenza. Lottare per vivere fu quindi una necessità, una scelta cui non ci fu possibile venir meno; ed in questa lotta fu nostra grande alleata la Natura stessa, che con le sue leggi ci aveva posto in quella condizione di pericolo, in quella grande necessità di lottare per sopravvivere. Ecco allora come tra noi, intendo quei primi nostri progenitori, ed essa, la Natura, un legame invisibile si venne a creare, un legame senza il quale forse noi, ancor oggi, saremmo portati a girovagare sugli alberi in cerca di frutti e radici. Pensi che essa, la Natura, sia stata con noi madre cattiva? Ma solo da quel caso fortuito noi fummo spinti a cercare altre zone di caccia, altri ambienti per la nostra riproduzione, ché se ciò non fosse avvenuto pensi tu che oggi potremmo essere i più evoluti del pianeta chiamato Terra? In quella madre “cattiva” noi trovammo un’alleata e solo vivendo in accordo con essa noi percorremmo tutta quella lunga strada, scrivemmo quel meraviglioso e misterioso capitolo che è la nostra “evoluzione”. Ecco, basta solo che tu possa capire questo, che grazie alla Natura noi ci potemmo salvare, grazie ad essa abbiamo potuto assoggettare e modificare tanti aspetti di quell’ambiente che pur inizialmente ci era stato ostile. Oggi, possiamo forse dire che quel sottile legame, quel miracoloso equilibrio tra le nostre esigenze e quelle dell’ambiente circostante, si è come spezzato e forse in modo del tutto irreparabile. Poiché, se è stata possibile la nostra evoluzione, lo si deve soprattutto a quel “mondo naturale” che noi abbiamo “trovato”; un mondo naturale che ci avrebbe di certo eliminati, come tante altre specie prima, se noi non lo avessimo rispettato. A presto. Tuo, *****.

P.s.  R******* nascerà il 13 di febbraio dell’anno 2007. Questa “Lettera a…” è del 5 di ottobre dell’anno 2006. R******* è mio nipote. 

1 commento:

  1. Carissimo Aldo, desidero esprimerti il mio plauso per questa stupenda lettera che produce un rapimento interiore verso luoghi dell'anima sommersi, sensibili, presenti. Emana un sorriso emozionante in cui si raccolgono i fili dell'essere e del divenire, un sorriso che suscita speranza e diventa dolcemente dimensione affettiva. Veramente preziosa! La conserverò, nella speranza di avere la possibilità di farla leggere alla mia pronipotina, a cui sono tanto legata, quando sarà più grande. Grazie per la condivisione e buona continuazione. Agnese A.

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