Tratto
da “Ecco come ripartire: bisogna testare
tutti ogni due settimane”, intervista di Alessandro Bonetti all’economista Paul
Romer - premio Nobel per l’economia 2018, docente presso l’università degli
studi di New York – pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del primo di aprile
2020:
(…). Si può salvare l’economia proteggendo al tempo stesso la salute? - La tragica realtà è che al momento non possiamo fare entrambe le cose ma, se facciamo alcuni investimenti, in poche settimane potremmo riuscirci. Ed è molto importante per ogni nazione farli, perché è orribile dover scegliere fra mettere l’economia in un angolo o esporre molte persone al rischio di morire -.
(…). Si può salvare l’economia proteggendo al tempo stesso la salute? - La tragica realtà è che al momento non possiamo fare entrambe le cose ma, se facciamo alcuni investimenti, in poche settimane potremmo riuscirci. Ed è molto importante per ogni nazione farli, perché è orribile dover scegliere fra mettere l’economia in un angolo o esporre molte persone al rischio di morire -.
È meglio dare soldi direttamente a imprese e
lavoratori o fare investimenti e stimolare la produzione? - La cosa più
importante adesso è investire nella nostra capacità di testare le persone su
larga scala. Questo richiede investimenti in attrezzature per i test e nel
personale. Dopo potremo applicare una politica di isolamento intelligente, che
significa che si testano tutti ripetutamente, una volta ogni due settimane. Se
sei negativo, torni al lavoro e alla vita quotidiana. Se sei positivo, vai in
quarantena. La chiave per contenere un’epidemia è isolare le persone
contagiose. Ora isoliamo tutti perché non sappiamo chi è infetto -.
Cosa possono e devono fare le Banche centrali in una
crisi del genere? - Possono provare a fornire liquidità in modo da evitare una
serie di fallimenti e debiti a cascata, ma non guidare gli investimenti
necessari -.
E i governi? - La loro sfida è molto ben definita:
produrre macchinari per i test, creare siti appositi e addestrare personale.
C’è un tipo di macchina per i test che sembra una grande fotocopiatrice. Se
avessimo 5mila di queste macchine negli Stati Uniti, potremmo testare 20
milioni di persone al giorno. Non è per niente difficile pensare di produrle -.
L’Eurozona, che ha una moneta unica ma senza un
governo, può sopravvivere a questa crisi? - Il compito dei governi europei ora
è mobilitare la loro capacità industriale per mettere in campo un sistema di
test. Ogni governo deve farlo per conto suo. Tuttavia, la cosa per cui tutti i
governi devono organizzarsi è che ce ne saranno alcuni che non riusciranno a
contenere questa pandemia: ci saranno centri di contagio in diversi Paesi, che
continueranno a infettare anche quelli che adottano buone politiche. Perciò
abbiamo bisogno di una strategia di contenimento per almeno due anni. In due
anni potremmo avere un vaccino, che è un modo meno costoso per proteggere
l’economia -.
La maggiore differenza fra i Paesi dell’Eurozona e gli
Stati Uniti è che i secondi hanno una possibilità illimitata di spendere, molti
tra i primi no. - Non prendo per buona questa analisi. C’è
una differenza fra “non potere” e “non fare”. Ogni Paese in Europa può
mobilitare i suoi cittadini e le sue risorse per creare un’infrastruttura per i
test, ottenere le macchine e il personale di cui c’è bisogno, iniziare a
testare tutti e mandare in isolamento chi è contagioso. Ogni Paese in Europa è
abbastanza ricco e sviluppato per farlo. I Paesi europei, però, potrebbero non
farlo per ostacoli politici o impedimenti istituzionali. Ma se non lo fanno è
perché hanno deciso di non farlo piuttosto perché era impossibile farlo -.
Cosa conviene fare all’Italia se l’Ue reagisce come
nella crisi del 2011, senza interventi straordinari? - Per prima cosa deve
mettere in campo un’infrastruttura per i test, in modo da proteggersi contro un
aumento delle morti e allo stesso tempo lasciar tornare al lavoro le persone:
se riesci a far tornare l’economia a produrre, nient’altro conterà. E poi
bisogna essere pronti a trovare con i test chi è diventato contagioso, perché
l’infezione entrerà anche dal resto del mondo. Nelle guerre del passato i Paesi
hanno mobilitato la produzione per produrre nuove attrezzature. Devono farlo di
nuovo -.
Come si può far accettare alle persone di tornare al
lavoro anche se l’epidemia non si è fermata? - I funzionari pubblici devono
dire la verità, perché quando mentono perdono la loro legittimità e le persone
smettono di fidarsi. Se i tuoi colleghi sono risultati negativi al test negli
ultimi giorni e le persone sanno che è vero, saranno felici di tornare al
lavoro -.
La chiusura completa dell’economia è praticabile? - Solo
per poco tempo. Dobbiamo avere un piano credibile per cui saremo in grado a
breve di revocare la chiusura e garantire la sicurezza dei lavoratori, anche se
il virus è ancora presente. Dire “non faremo niente e lasceremo tutti tornare
al lavoro” non è credibile, perché i contagi torneranno a crescere rapidamente.
Bisogna fare test frequenti a tutti e seguire la regola che se sei positivo,
vai in isolamento; se sei negativo, torni alla tua vita quotidiana -.
Il problema, dunque, è di volontà politica? - Sì, ed è
anche un problema di produzione. Ma non è difficile produrre qualche migliaio
di macchinari per i test -.
Nessun commento:
Posta un commento