"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 1 aprile 2018

Quodlibet. 69 “Giustizialista o garantista?”.


Da “La vera domanda: giustizialista o garantista?” di Furio Colombo, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 1° di aprile dell’anno 2015: Avendo vissuto per oltre vent’anni (stiamo entrando nel terzo decennio) questa astuta divisione con cui si copre qualunque politico che sia o sembri colpevole di un reato, e si gettano dubbi e sospetti su chiunque, pur avendo le prerogative costituzionali e professionali per farlo, apra un’inchiesta su un politico, proverò a ripetere alcuni punti, ovvi ma tuttora in grado di ispirare notevoli quantità di articoli, premettendo una avvertenza per i colleghi della stampa estera: i due termini “giustizialismo” e “garantismo” non sono traducibili nelle principali lingue straniere, se non con giri di parole che ne svelano subito un senso convenzionale.
Ovvero sono parole-codice che rappresentano e riassumono la storia recente del Paese Italia. Giustizialisti, in questo linguaggio, sono coloro che credono con fermezza che la democrazia sia fondata su tre pilastri, l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario, e che nessuno dei tre poteri può essere svilito o invaso dall’altro, senza mettere in pericolo le fondamenta democratiche di un Paese. Il caso è stato aperto da una certa quantità di reati quasi tutti contro il patrimonio, compiuti da una certa quantità di leader e protagonisti politici, prima e durante e dopo la loro vita politica. L’intervento della magistratura non è mai stato “potere contro potere”, dato che la responsabilità penale è individuale, ma solo contro persone. Benché queste persone occupassero alti posti di governo o in Parlamento, tutte le incriminazioni si sono riferite ad atti individualmente compiuti come la corruzione di giudici, la compravendita di parlamentari, l’organizzazione della prostituzione minorile, il falso in bilancio, l’abuso di atti d’ufficio, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Giustizialismo è impedire che i giudici siano attaccati e sviliti dagli imputati – specialmente se potenti – e insistere affinché il processo abbia regolarmente luogo secondo le regole e le garanzie valide per tutti i cittadini. Come si vede, si tratta di una posizione politica doverosa a difesa dello Stato democratico. Garantisti, invece, sono coloro che intendono garantire l’impossibilità dei giudici a intervenire in caso di reati compiuti da politici. Al punto da definire i giudici “un cancro da estirpare”, “impiegati senza potere, senza il diritto di giudicare i politici” e dichiarare che la propria sequenza di reati è “una persecuzione giudiziaria”. Per rendere chiari all’opinione pubblica alcuni segnali simbolici di disprezzo verso la categoria, la nuova legge detta “Riforma della Giustizia” ha incluso due cambiamenti fondamentali. Il primo è il taglio delle ferie, un modo per indicare a tutti che i magistrati sono “fannulloni”. Il secondo è stata la cosiddetta legge sulla “responsabilità civile” con il proposito di far pagare il giudice personalmente in caso di “errore”. E comunque lasciando aperta la possibilità di rivalersi sulla metà del suo stipendio. Ma il fatto più disorientante per chi vive o frequenta l’Italia è che non esiste un partito dei giudici, nel senso che nessun gruppo o partito, che si sappia, osa mostrare solidarietà, rispetto o simpatia per quella parte dello Stato che non si è piegata e continua a indagare sulla corruzione, in un Paese in cui la corruzione riappare nei luoghi e nei modi (e tra i personaggi) più impensati.

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