Da “I tre illusionismi e il principio di realtà” di Giancarlo Bosetti,
pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 18 di aprile dell’anno 2013: (…).
…la paralisi seguita alle elezioni (di domenica 24 e lunedì 25 febbraio
dell’anno 2013 n.d.r.) non è solo conseguenza dell’ingorgo
istituzionale o di una sfortunata aritmetica, ma la semplice diretta
conseguenza delle scelte degli elettori che si sono lasciati conquistare (in
modo ripartito per tre, con qualche resto) da leadership indecise, pigre,
illusioniste ed evasive. Nonostante le apparenze e le declamazioni in
contrario, una vera radicale svolta dell’economia e della società per rimettere
l’Italia in linea con la competizione internazionale non la voleva davvero
nessuno. (…). Le tre minoranze, vincenti/perdenti, hanno variamente eluso il
problema delle riforme radicali (dolorose, ma cariche di futuro migliore) che
sono necessarie per portarci strutturalmente fuori dalla recessione. La
paralisi, in sostanza, non è solo dovuta alle geometrie politiche sbilenche e a
una orribile legge elettorale, ma è proprio di sistema. Gli italiani non
vogliono cambiare, o meglio vorrebbero ma senza pagarne il prezzo. E nessuno ha
carattere e autorità sufficienti per dare la scossa. È come se il paziente
avesse in mano il bisturi per incidere il bubbone, ma non lo fa perché fa male.
E neppure i candidati dottori lì intorno hanno il coraggio di sfidare la paura
del paziente, perché dipendono dal suo voto, ora non dopodomani. Il risultato è
la cancrena avanzante. La scossa non è venuta dalle elezioni perché le elezioni
democratiche in fase di recessione sono una gara a chi le spara più dolci.
Eppure una soluzione può venire solo dall’alto di una politica, che sapesse
stare in alto, perché gli impulsi dal basso, a quanto pare, spingono ad evadere
a oltranza. Dubbi sul fatto che gli illusionismi sono tre, di tutti e tre:
centrosinistra, centrodestra e Cinque Stelle? Si può concedere al Pd che è
andato un po’ più vicino a una proposta di cambiamento e di verità, anche
perché era il più convinto di vincere, e governare subito dopo. Ma non tanto
più vicino. Bersani nell’alleanza con Sel e facendosi scudo del sindacato ha
scelto, delle due possibili, la via più tranquillizzante e più elusiva: la
manutenzione (sperata) del suo pacchetto elettorale, poco attraente per
l’Italia dei giovani disoccupati al quasi 40 per cento, non incisiva rispetto
alle plaghe in mano alla crimina-lità, ai vizi della spesa pubblica e della
macchina dello Stato, alla rabbia nei confronti del ceto politico. (…). Berlusconi
ha confermato la sua palese vocazione professionale a eludere le questioni
sgradevoli: negazionismo sistematico, non c’è una crisi italiana, le colpe sono
dell’Europa, degli eurocrati e dei comunisti; ci sono dei persecutori da
cacciare e sono peraltro gli stessi che si accaniscono contro di lui e le sue
aziende, sono le toghe rosse, i media avversi. Regolati quei conti, i problemi
si risolverebbero da sé.
(…). …Grillo – (…) – ha scelto la strategia illusionistica e ne ha fatto il suo efficacissimo carburante: ma quali riforme difficili? È tutto semplicissimo, basta liberarsi dai cialtroni che sono al comando, che sono mascalzoni o pazzi, puttanieri e/o da ricovero. Impediscono di applicare ricette semplicissime come la svolta energetica, la rivoluzione del web e dei trasporti (ma cancellando la Tav), l’introduzione di una lira parallela all’euro e altro ancora. Togliamo a questo paese il coperchio dei gruppi di potere, dei burattinai della finanza internazionale e d’incanto va in scena il mondo nuovo della sostenibilità e della felicità, da lasciare di stucco anche i più arditi teorici dell’economia “senza crescita”, senza benzina e senza petrolieri. Avete poi sentito in campagna elettorale qualcuno parlare dello stock del debito pubblico? Tre modi diversi, dunque, di eludere. Per questo siamo fermi. Nessuno voleva davvero una guerra di movimento per cambiare la faccia di questo paese. Tutti volevano lisciare il pelo a un animale che non aveva voglia di correre. (…).
(…). …Grillo – (…) – ha scelto la strategia illusionistica e ne ha fatto il suo efficacissimo carburante: ma quali riforme difficili? È tutto semplicissimo, basta liberarsi dai cialtroni che sono al comando, che sono mascalzoni o pazzi, puttanieri e/o da ricovero. Impediscono di applicare ricette semplicissime come la svolta energetica, la rivoluzione del web e dei trasporti (ma cancellando la Tav), l’introduzione di una lira parallela all’euro e altro ancora. Togliamo a questo paese il coperchio dei gruppi di potere, dei burattinai della finanza internazionale e d’incanto va in scena il mondo nuovo della sostenibilità e della felicità, da lasciare di stucco anche i più arditi teorici dell’economia “senza crescita”, senza benzina e senza petrolieri. Avete poi sentito in campagna elettorale qualcuno parlare dello stock del debito pubblico? Tre modi diversi, dunque, di eludere. Per questo siamo fermi. Nessuno voleva davvero una guerra di movimento per cambiare la faccia di questo paese. Tutti volevano lisciare il pelo a un animale che non aveva voglia di correre. (…).
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