Da “Voce del
verbo delinquere” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano”
del 14 di aprile 2018: (…). La giusta definizione di B. è (…) delinquente
naturale, o meglio: dotato di una “naturale capacità a delinquere”. Non è una
“critica politica”: è un passaggio della sentenza emessa il 26.10.2012 dal
Tribunale di Milano nel processo sulle frodi fiscali per 368 milioni di dollari
perpetrate per anni da B. facendo acquistare da Mediaset diritti
cinematografici dalle major Usa a prezzi gonfiati tramite sue società offshore.
Sentenza che condannò il Caimano a 4 anni di reclusione per le frodi (7,3
milioni di euro) sopravvissute alla prescrizione, da lui stesso dimezzata – a
processo in corso – con la legge ex Cirielli. Sentenza confermata identica
dalla Corte d’appello nel 2013 e dalla Cassazione nel 2014, con conseguente
espulsione dal Senato in base alla legge Severino e affidamento ai servizi
sociali per scontare la pena extra-indulto in una casa di riposo per
(incolpevoli) anziani. I giudici di primo grado definiscono B. “dominus di un
preciso progetto di evasione esplicato in un arco temporale ampio e con
modalità sofisticate” e aggiungono che “non si può ignorare la produzione di
un’immensa disponibilità economica all’estero ai danni dello Stato e di
Mediaset che ha consentito la concorrenza sleale ai danni delle altre società
del settore”.
La Corte d’appello ribadisce “la prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B (sistema di società offshore) e quindi dell’enorme evasione fiscale realizzata”. E continuò a delinquere anche dopo l’ingresso in politica nel ’94 e dopo il generoso via libera della Consob (centrosinistra) nel ’96 alla quotazione in Borsa di una società infognata nei fondi neri e nei bilanci falsi: “Almeno fino al 1998 vi erano state le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario Silvio Berlusconi”, “nonostante i ruoli pubblici assunti” dal leader di Forza Italia. Dunque “era riferibile a Berlusconi l’ideazione, la creazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto, al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi”. Il delinquente naturale aveva creato quella gigantesca truffa allo Stato e alla stessa Mediaset “per il duplice fine di realizzare un’imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest e Mediaset a beneficio di Berlusconi”. La Cassazione spiega come Berlusconi, “ideatore e beneficiario del meccanismo del giro dei diritti… continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo”, “la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset ai fini di evasione fiscale” e l’arricchimento illecito di B. che “continuava a godere della ricaduta economica del sistema praticato” con enormi “disponibilità patrimoniali estere”. Tralasciamo, per carità di patria, le decine di altre sentenze che definiscono il Delinquente anche corruttore prescritto di senatori della Repubblica e di testimoni, finanziatore occulto e prescritto di leader politici, capo di aziende corruttrici della Guardia di Finanza, “privato corruttore” prescritto di magistrati romani, finanziatore per almeno 18 anni di Cosa Nostra con cui aveva stretto un patto d’acciaio fin dal 1974, falso testimone amnistiato e falsificatore di bilanci prescritto o impunito grazie a “riforme” fatte da lui stesso. Quelle sentenze almeno Ghedini dovrebbe conoscerle bene: un po’ perché molte sono frutto di leggi ad personam votate e/o volute anche da lui; un po’ perché l’onorevole avvocato le ha impugnate in appello e in Cassazione per ottenere assoluzioni nel merito, ed è stato quasi sempre respinto con perdite. (…). Per noi, e per molti italiani (a giudicare dalle ultime elezioni, direi la stragrande maggioranza), è inaccettabile che un Delinquente Naturale conclamato venga ricevuto al Quirinale, rimanga leader di un partito, sia consultato da quasi tutti i partiti politici per il nuovo governo e si permetta (anche perché gli vengono permesse) sceneggiate come quella dell’altroieri nel luogo più solenne della democrazia italiana: la Presidenza della Repubblica. Nei Paesi che – per usare un’espressione a lui cara – “conoscono l’Abc della democrazia”, i delinquenti naturali non vanno al Quirinale. Vanno in galera.
La Corte d’appello ribadisce “la prova, orale e documentale, che Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B (sistema di società offshore) e quindi dell’enorme evasione fiscale realizzata”. E continuò a delinquere anche dopo l’ingresso in politica nel ’94 e dopo il generoso via libera della Consob (centrosinistra) nel ’96 alla quotazione in Borsa di una società infognata nei fondi neri e nei bilanci falsi: “Almeno fino al 1998 vi erano state le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario Silvio Berlusconi”, “nonostante i ruoli pubblici assunti” dal leader di Forza Italia. Dunque “era riferibile a Berlusconi l’ideazione, la creazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto, al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi”. Il delinquente naturale aveva creato quella gigantesca truffa allo Stato e alla stessa Mediaset “per il duplice fine di realizzare un’imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest e Mediaset a beneficio di Berlusconi”. La Cassazione spiega come Berlusconi, “ideatore e beneficiario del meccanismo del giro dei diritti… continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo”, “la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset ai fini di evasione fiscale” e l’arricchimento illecito di B. che “continuava a godere della ricaduta economica del sistema praticato” con enormi “disponibilità patrimoniali estere”. Tralasciamo, per carità di patria, le decine di altre sentenze che definiscono il Delinquente anche corruttore prescritto di senatori della Repubblica e di testimoni, finanziatore occulto e prescritto di leader politici, capo di aziende corruttrici della Guardia di Finanza, “privato corruttore” prescritto di magistrati romani, finanziatore per almeno 18 anni di Cosa Nostra con cui aveva stretto un patto d’acciaio fin dal 1974, falso testimone amnistiato e falsificatore di bilanci prescritto o impunito grazie a “riforme” fatte da lui stesso. Quelle sentenze almeno Ghedini dovrebbe conoscerle bene: un po’ perché molte sono frutto di leggi ad personam votate e/o volute anche da lui; un po’ perché l’onorevole avvocato le ha impugnate in appello e in Cassazione per ottenere assoluzioni nel merito, ed è stato quasi sempre respinto con perdite. (…). Per noi, e per molti italiani (a giudicare dalle ultime elezioni, direi la stragrande maggioranza), è inaccettabile che un Delinquente Naturale conclamato venga ricevuto al Quirinale, rimanga leader di un partito, sia consultato da quasi tutti i partiti politici per il nuovo governo e si permetta (anche perché gli vengono permesse) sceneggiate come quella dell’altroieri nel luogo più solenne della democrazia italiana: la Presidenza della Repubblica. Nei Paesi che – per usare un’espressione a lui cara – “conoscono l’Abc della democrazia”, i delinquenti naturali non vanno al Quirinale. Vanno in galera.
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