"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 10 marzo 2025

Uominiedio. 57 Fede&delirio.


Nella storia degli Stati Uniti, Donald Trump è il primo presidente a fare messaggi per la Quaresima, laddove il Mercoledì delle Ceneri - quest'anno il 5 marzo - inizia il deserto di Gesù, tentato dal diavolo, che prepara la Pasqua. Già nel suo primo mandato il tycoon insieme con la first lady Melania augurò dalla Casa Bianca un buon cammino quaresimale ai cattolici e a tutti gli altri cristiani. Così il 5 marzo scorso la coppia presidenziale ha vergato un nuovo messaggio, in cui si rilancia l'immagine crociata della fede. Come poi ha fatto pubblicamente il segretario di Stato Marco Rubio: si è presentato in tv con il simbolo della croce sulla fronte, tipico di quando si "prendono" le Ceneri (…). Ecco cosa hanno scritto Donald e Melania Trump: "Durante la Quaresima, i cristiani trascorrono 40 giorni e 40 notti pregando, digiunando e facendo elemosina per approfondire la nostra fede e rafforzare la nostra fede nel Vangelo. Oggi, i seguaci di Cristo portano croci di cenere sulla fronte, un sacro promemoria della nostra mortalità e del nostro costante bisogno dell'infinita misericordia e dell'amore redentore di Cristo". Quest’anno però il messaggio trumpiano s’inserisce in un contesto integralista particolarmente forte alla Casa Bianca, come se il presidente fosse un nuovo Enrico VIII a capo di una Chiesa cristiana che stavolta non fa differenze tra i cattolici e i vari gruppi in maggioranza protestanti: evangelici, battisti, presbiteriani e anche mormoni (che fanno sto-ria a sé). In queste prime settimane alla Casa Bianca, uno dei provvedimenti più marcati di Trump è stato quello di istituire un Ufficio per la fede che potrà formulare "raccomandazioni al presidente in merito a modifiche da apportare a politiche, programmi e pratiche per un migliore allineamento con i valori americani". Con il suo cristianesimo generico, che mette insieme telepredicatori e alti prelati cattolici di destra, Trump sta dà forma a una sorta di unità cristiana arruffona ad usum delphini e basata pure sulla teologia della prosperità, che ribalta la narrazione evangelica e mette al primo posto i ricchi e non i poveri, che sono tali perché non credono abbastanza. Del resto questa confusione cristiana appartiene allo stesso Trump e anche a Rubio. Il presidente è stato presbiteriano e adesso si definisce cristiano e basta, mentre Melania è cattolica. Rubio invece è stato cattolico, poi mormone, poi ancora battista, infine di nuovo cattolico, anche se frequenta ancora le chiese evangeliche. L'immagine simbolo della fede di Trump e Melania mostra la coppia inginocchiata nel santuario di san Giovanni Paolo II a Washington. I due pregano davanti al reliquiario che contiene il sangue di papa Wojtyla. Una foto rilanciata in questi giorni dal network dei clericali di destra che però ha un unico neo, come notato da qualche lettore tradizionalista. Sullo sfondo della cappella c'è un mosaico di Marko Rupnik, l'artista-teologo cacciato dai gesuiti per aver abusato sessualmente di numerose donne, in prevalenza suore. (Tratto da “Fede di Stato. La Quaresima crociata di Donald, a capo di un cristianesimo guerriero e arruffone” di Fabrizio D’Esposito, su “il Fatto Quotidiano” di oggi).

"Trump, un odiatore seriale, è l'antidepressivo degli Usa", intervista di Antonello Caporale allo psichiatra Sarantis Thanopulos – greco d’origine, abbandonò il Suo Paese di origine a soli 19 anni, giungendo a Napoli come scelta di vita – pubblicata su “il Fatto Quotidiano” di oggi, lunedì 10 di marzo 2025: Sarantis Thanopulos, lei presiede la società psicoanalitica italiana ed è stato osservatore attento delle gesta del presidente degli Stati Uniti. Cos’ha in testa Donald Trump? «È l’interprete assoluto dell’idea persecutoria della realtà. Esiste una minaccia attuale e definitiva che attenta allo stile di vita, all’identità, alla stessa proiezione collettiva del suo popolo».

Questo pericolo esiste nella sua mente o anche nella mente degli americani? «Esiste nella mente degli americani ma lui lo enfatizza, lo fa deflagrare. È una personalità sofferente che dà voce a una società in sofferenza».

L’idea del capro espiatorio quali effetti produce? «Da un punto di vista clinico produce una visione paranoica del mondo. L’uso incontinente del proprio ruolo funge da efficace farmaco antidepressivo».

Trump è un farmaco antidepressivo per gli Usa? «Gli Usa sono una società variamente depressa e lui, “comandante in capo”, ritrova nei suoi sentimenti, nella propria condizione psicologica, le medesime afflizioni».

E reagisce con il bullismo di Stato? «Al fondo Trump assomiglia a un hater: denigra colui che ritiene avversario e lo ingiuria. Si comporta da hater».

Gli elettori amano questo atteggiamento così odioso? «Chi ha letto il Mein Kampf sa che l’odio è un aggregatore fantastico. Si autoalimenta, tinge nel profondo il cuore sociale. L’odio assoluto è purtroppo vincente».

Trump odia parecchia gente. «Trump è un pirata, altrimenti non direbbe mai al presidente di un altro Stato frasi del tipo: “Tu non hai carte in mano”. È un vocabolario tecnicamente banditesco, così estraneo alla misura, alla ragione, ma così tanto dentro la personalità di un pirata. Al di là dei fatti, subisce una valutazione piuttosto deviata della realtà. Al fondo di questa prova di forza con Zelensky, sa cosa c’è?».

Cosa c’è? «L’odio profondo, definitivo e inesauribile nei confronti di Joe Biden. Trump rivede in Zelensky Biden e prosegue la sua guerra distruttiva contro l’ex presidente, colpevole di avergli rubato la vittoria alla Casa Bianca».

Zelensky non collaborò per incastrare Hunter, il figlio dell’ex presidente, nei fatti accaduti in Ucraina.

«Esatto. Il carattere persecutorio è così vivo nella mente di Trump da spingerlo a non trovare rimedio a quella rabbia».

Lo scontro come bisogno quotidiano. «Lo scontro assoluto lo fa vivere e lo tempra, gli conferisce fiducia, lo alleggerisce, lo allieta finanche».

Dove può arrivare? «Quando ascolta i commentatori dire che Trump usa con amici e avversari il bastone e la carota, intenda questo giudizio come il continuo moto ondoso dei suoi atteggiamenti. Lui sa bene di non poter oltrepassare il limite della convenienza con chi è visto come nemico e quindi si ferma, si placa. Ma poi torna a bastonare perché non ne può fare a meno. Il bastone e la carota sono elementi ricorrenti del suo pensiero».

Ogni giorno una nuova, Trump ipnotizza il mondo. «È sistematico. Apre un fronte poi un altro, poi un altro ancora. Sempre nella logica del bisogno funzionale».

Non si fermerà mai? «La reattività, il bisogno dello scontro è un pensiero tipicamente antidepressivo. Galvanizza, produce fiducia e induce alla fiducia. Gli Usa sono una società in piena sofferenza e cercano un tipo come lui».

Chi lo potrà fermare? «Chi ha fondato la propria civiltà sul rispetto delle regole se avrà la forza di ingiungere a lui il diritto e non l’abuso».

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