“Siete degli assassini, non nel mio nome”, testo a firma di Jeffrey D. Sachs - economista e saggista statunitense, già direttore dell'Earth Institute alla “Columbia University” - pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 14 di agosto 2025: Egregio Signor Ministro degli Esteri del Governo di Israele, Le scrivo in seguito al suo discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 5 agosto. Ho partecipato alla sessione, senza avere la possibilità di parlare con lei subito dopo. Desidero condividere le mie riflessioni sul suo discorso. Nel suo discorso ha mancato di riconoscere perché quasi il mondo intero, compresi molti ebrei come me, sia inorridito dal comportamento del suo governo. Secondo la maggior parte del mondo, con cui concordo, Israele è coinvolto in omicidio di massa e carestia; ciò non sembra emergere nel suo discorso. Ha mancato di riconoscere che Israele ha causato la morte, fino ad oggi, di circa 18.500 bambini palestinesi, i cui nomi sono stati recentemente elencati dal Washington Post. Ha attribuito ad Hamas la responsabilità di tutti gli omicidi di massa di civili da parte delle forze israeliane, mentre il mondo guarda ogni giorno video di forze israeliane che uccidono a sangue freddo civili affamati mentre si avvicinano ai punti di distribuzione del cibo. Ha lamentato la morte per fame di 20 ostaggi, ma non ha menzionato la morte per fame di 2 milioni di palestinesi da parte di Israele. Ha mancato di menzionare che il suo primo ministro ha lavorato attivamente nel corso degli anni per finanziare Hamas, come ha documentato il Times of Israel. Che le vostre sviste siano il risultato di ottusità o tergiversazione, sarebbe una tragedia solo per Israele, se non fosse per il fatto che avete tentato di coinvolgere me e milioni di altri ebrei nei crimini contro l’umanità del vostro governo. Avete dichiarato alla sessione ONU che Israele è “lo stato sovrano del popolo ebraico”. Questo è falso. Israele è lo stato sovrano dei suoi cittadini. Io sono ebreo e cittadino degli Stati Uniti. Israele non è il mio stato e mai lo sarà. Il linguaggio che avete usato nei vostri discorsi sugli ebrei ha scavato un fossato tra noi. Avete definito l’ebraismo una nazionalità. Questo è in effetti il costrutto sionista, ma è in contrasto con 2000 anni di fede e vita ebraica. È un’idea che io e milioni di altri ebrei rifiutiamo. L’ebraismo, per me e per innumerevoli altre persone al di fuori di Israele, è una vita di etica, cultura, tradizione, legge e fede che non ha nulla a che fare con la nazionalità. Per 2000 anni, gli ebrei hanno vissuto in ogni parte del mondo, in innumerevoli nazioni. I grandi saggi rabbinici del Talmud babilonese, infatti, proibirono esplicitamente un ritorno di massa del popolo ebraico a Gerusalemme, intimando al popolo ebraico di vivere nelle proprie terre d’origine (Ketubot 111a). Purtroppo, i sionisti intrapresero massicce campagne, tra cui sussidi finanziari e tattiche intimidatorie, per indurre le comunità ebraiche ad abbandonare le proprie terre d’origine, le proprie lingue, le proprie culture locali e le relazioni con i propri concittadini, per attirarle in Israele. Ho viaggiato in tutto il mondo, visitando sinagoghe quasi vuote e comunità ebraiche abbandonate, con solo pochi ebrei anziani rimasti, e dove questi pochi ebrei rimasti insistevano sul fatto che le loro comunità un tempo vivessero in pace e armonia con le maggioranze non ebraiche. Il sionismo ha indebolito o posto fine a innumerevoli comunità vivaci di nostri correligionari in tutto il mondo. È ironico che quando i sionisti convinsero il governo britannico nel 1917 a emanare la Dichiarazione Balfour, l’unico ebreo nel Gabinetto, Sir Edwin Montagu, si oppose strenuamente, affermando di essere un cittadino britannico ebreo, e non membro di una nazione ebraica: “Affermo che non esiste una nazione ebraica. I membri della mia famiglia, ad esempio, che vivono in questo Paese da generazioni, non hanno alcun tipo di comunanza di vedute o di desideri con alcuna famiglia ebraica in qualsiasi altro Paese, al di là del fatto che professano, in misura maggiore o minore, la stessa religione”. In questo contesto, vale anche la pena ricordare che la Dichiarazione Balfour afferma chiaramente e inequivocabilmente che “nulla sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina”. Il sionismo ha fallito questa verifica. Il vostro governo è impegnato nell’occupazione permanente di tutta la Palestina e si oppone violentemente e incessantemente a uno Stato sovrano di Palestina. Il programma fondativo del Likud nel 1977 non nasconde nulla a questo proposito, dichiarando apertamente che “tra il Mar Rosso e il Giordano ci sarà solo la sovranità israeliana”. Per raggiungere questo obiettivo, Israele demonizza il popolo palestinese e lo schiaccia fisicamente, attraverso carestie di massa, omicidi, pulizia etnica, detenzioni amministrative, torture, espropri di terre e altre forme di brutale repressione. Voi stessi avete vergognosamente dichiarato che “tutte le fazioni palestinesi” sostengono il terrorismo. Il vostro omologo alla sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’ambasciatore palestinese Riyad Mansour, ha dichiarato esattamente il contrario. Ha affermato chiaramente: “La soluzione è porre fine a questa occupazione illegale e a questo conflitto disastroso; è la realizzazione dell’indipendenza e della sovranità dello Stato palestinese, non la sua distruzione; è il rispetto dei nostri diritti, non la loro continua negazione; è il rispetto del diritto internazionale, non la sua violazione; è l’attuazione della soluzione dei due Stati, non la realtà di uno Stato unico con i palestinesi condannati al genocidio, alla pulizia etnica o all’apartheid”. Israele si oppone a quasi tutto il mondo nel suo tentativo di bloccare la soluzione dei due Stati. Già 147 paesi riconoscono lo Stato di Palestina e molti altri lo faranno presto. Centosettanta Stati membri delle Nazioni Unite hanno recentemente votato a sostegno del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione politica, con solo sei contrari (Argentina, Israele, Micronesia, Nauru, Paraguay, Stati Uniti). La sua presentazione ha completamente ignorato la potente “Dichiarazione di New York sulla risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati”, emanata dalla comunità mondiale alla Conferenza internazionale di alto livello sull’attuazione della soluzione dei due Stati, tenutasi il 29 luglio 2025, appena una settimana prima del suo discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Arabia Saudita e Francia hanno co-presieduto quella conferenza di alto livello. Le nazioni arabe e islamiche di tutto il mondo hanno chiesto la pace e la normalizzazione delle relazioni con Israele, a condizione che Israele rispetti il diritto internazionale e la decenza, in linea con la soluzione dei due Stati. Il vostro governo rifiuta la pace, perché mira invece al dominio su tutta la Palestina. Israele si aggrappa alla sua posizione estremista con un filo sottilissimo, sostenuto (fino a ora) dagli Stati Uniti ma da nessun’altra grande potenza. Dovremmo anche riconoscere una delle ragioni principali del sostegno degli Stati Uniti fino ad ora: i protestanti evangelici cristiani che credono che il raduno degli ebrei in Israele sia il preludio alla dannazione o alla conversione degli ebrei e alla fine del mondo. Questi sono gli alleati del vostro governo. Per quanto riguarda l’opinione pubblica americana in generale, la disapprovazione per le azioni di Israele si attesta ora al 60%, con solo il 32% di approvazione. Signor Ministro, la repulsione globale da lei citata è contro le azioni del suo governo, non contro gli ebrei. Israele è minacciato dall’interno da fanatismo ed estremismo che a loro volta portano alla disapprovazione mondiale di Israele da parte di ebrei e non ebrei. La grande minaccia alla sopravvivenza di Israele non sono le nazioni arabe, i palestinesi o l’Iran, ma le politiche del governo estremista israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. La soluzione dei due Stati è la via – e l’unica via – per la sopravvivenza di Israele. Potreste credere che le armi nucleari e il governo degli Stati Uniti siano la vostra salvezza, ma la forza bruta sarà labile se la grave ingiustizia di Israele nei confronti del popolo palestinese continuerà. I profeti ebrei hanno insegnato ripetutamente che gli Stati ingiusti non sopravvivono a lungo. Cordiali saluti, Jeffrey D. Sachs, New York City
"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
domenica 17 agosto 2025
Lastoriasiamonoi. 89 Tahar Ben Jelloun: «Il governo di Netanyahu mette in pratica metodicamente e nella più totale impunità il suo programma di pulizia etnica a Gaza. L’obiettivo è svuotare Gaza dei suoi abitanti con i mezzi più efficaci: il fuoco e la fame».
Un’immagine tra tante altre: una madre, con
il volto devastato, tiene tra le braccia il suo bambino scheletrico,
probabilmente in procinto di morire. Morire di fame e, soprattutto, di sete.
Queste immagini sono diventate abituali. Ma raccontano l’orrore. Raccontano
l’impotenza di un popolo bombardato ogni giorno nel sonno, anche se non è
armato, anche se non si trova su un campo di battaglia. Il governo di Netanyahu
mette in pratica metodicamente e nella più totale impunità il suo programma di
pulizia etnica a Gaza. L’obiettivo è svuotare Gaza dei suoi abitanti con i
mezzi più efficaci: il fuoco e la fame. In questo contesto, Emmanuel Macron ha
annunciato giovedì la sua decisione di riconoscere lo Stato palestinese durante
l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a settembre. Questa
decisione doveva essere annunciata lo scorso mese di giugno, ma la guerra
contro l’Iran l’ha ritardata. È il primo riconoscimento significativo, perché
nessun Paese del G7 ha finora osato farlo. Macron spera di coinvolgere anche la
Gran Bretagna e altri Paesi dell’Occidente, che hanno lasciato fare i massacri
a Gaza. È vero che sono tanti i Paesi che hanno già riconosciuto lo Stato
palestinese, ma non hanno certo lo stesso peso dei Paesi europei. Gérard Araud,
ex ambasciatore francese in Israele, ha dichiarato che Macron non poteva più
aspettare, altrimenti «avrebbe finito per riconoscere un cimitero». La sua
recente visita in Egitto, dove ha incontrato dei feriti palestinesi, vittime di
questa guerra atroce, lo avrebbe spinto ad agire in fretta. La decisione di
Macron avrà delle ripercussioni all’interno della Francia, che conta la
comunità ebraica più numerosa d’Europa (stimata in circa 600.000 persone). In
generale questa comunità è molto legata a Israele e, anche se alcuni criticano
Netanyahu, c’è il sentimento diffuso che il primo ministro israeliano stia
facendo “il lavoro sporco” per gli arabi. Infatti ha eliminato gran parte di
Hezbollah in Libano, ha ucciso i leader di Hamas e le monarchie del Golfo non
si sono mosse. Gli ebrei di Francia vedono in questo riconoscimento un pericolo
per la loro stessa sicurezza. Ma ciò che non vedono è il fatto che la guerra di
Netanyahu a Gaza ha avuto come effetto quello di accrescere le reazioni
antisemite. Non solo in Francia. Il sostegno alla causa palestinese si è
diffuso nelle università americane e in alcune Ong. Recentemente l’attore
americano Richard Gere ha pubblicato un video in cui legge una bellissima
poesia del poeta palestinese Mahmoud Darwich, tradotta in inglese, che parla
dell’esilio e della sventura di un popolo privato della sua terra. Macron ha
voluto consolidare la credibilità della Francia, “terra dei diritti dell’uomo”.
Non poteva continuare a praticare il “due pesi e due misure” in questo
conflitto. Va anche detto che l’attività dei coloni ebrei in Cisgiordania, che
uccidono ogni giorno dei palestinesi per impossessarsi delle loro terre, deve
aver sconvolto il presidente francese. Macron sa che i 7 milioni di palestinesi
hanno bisogno di un quadro giuridico per esistere. Hanno bisogno di un
passaporto riconosciuto a livello internazionale. Si tratta di un
riconoscimento non solo simbolico, ma politico e giuridico. Tutti hanno diritto
a uno Stato, a dei confini riconosciuti. Forse un giorno Israele sarà guidato
da un governo non razzista, non estremista, e accetterà di negoziare con i
palestinesi uno Stato che sarà accanto a quello israeliano. Nel frattempo
alcuni giornalisti dell’Agenzia France-Press (per la prima volta nella loro
storia) hanno messo da parte il proprio ruolo per denunciare la situazione di
Gaza, dove essi stessi rischiano di morire di fame. Niente acqua potabile,
niente cibo, niente medicine. Vivono ciò che subisce il popolo di Gaza e ne hanno
dato una testimonianza che ha commosso il mondo. Con il suo radicalismo, il suo
razzismo dichiarato, la sua intransigenza e la volontà di eliminare tutti gli
abitanti di Gaza, Israele ha perso la sua anima. Ha compromesso la propria
credibilità e oltraggiato la sua democrazia. Il gesto di Macron riuscirà a
cambiare il corso delle cose? No, finché l’America di Trump continuerà ad
armare e sostenere ciecamente la politica di Netanyahu non ci sarà pace e
Israele vivrà in un’insicurezza permanente. Perché tutti gli orfani, tutti i
padri che hanno perso tutto sotto le bombe israeliane, sarebbero ossessionati
dalla vendetta. E la disperazione di un popolo mutilato, dilaniato,
schiacciato, non c’è esercito che possa fermarla. (Tratto da “Una scelta per opporsi all’orrore” dello
scrittore Tahar Ben Jelloun pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 26 di
luglio 2025).
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