"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 12 novembre 2022

ItalianGothic. 09 Michele Serra: «Non riesco a immaginare che alcunché di peggiore, di più volgare e mortificante, possa toccarci in sorte. Sì, Meloni mi fa meno paura di Berlusconi».

Ha scritto a Michele Serra il lettore A*** sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di novembre 2022: Caro Michele, tu, io e mezza sinistra ci lamentiamo da anni che in Italia manca un partito conservatore presentabile, tipo i gollisti francesi o i conservatori tedeschi, visto che quello spazio politico è stato via via occupato prima dalla multiforme piovra della Dc e poi da pericolosi pagliacci tipo Berlusconi o Salvini. Che sia la Meloni, in fondo completando il lavoro di Fini, a creare ora questo partito? Certo le origini sono neofasciste, e la classe dirigente della destra italiana fa mettere le mani nei (pochi) capelli. Però, questo è quello che passa il convento, e mi sa tanto che la Meloni, che pare certo più seria e responsabile dei suoi predecessori, e che è arrivata in uno dei momenti di crisi più nera per l’Italia e il mondo, si accorgerà presto di dover ristrutturare il suo partito e le sue politiche, per rendersi presentabile e affidabile presso Ue e Usa, i due tutori dell’Italia dal punto di vista economico e geopolitico. Quindi non mi sorprenderei di assistere nei prossimi mesi a una metamorfosi di Fratelli d’Italia attraverso una limatura degli eccessi polemici ed estremisti, pubbliche abiure, cambi di rotta e cacciata di impresentabili. Probabilmente, a fronte di cambiamenti sostanziali nelle politiche economiche, ambientali, internazionali in senso più occidentale, continueranno a sventolare alcune bandierine identitarie, bastonando legislativamente i più deboli, come donne, migranti e gay, per dimostrare di non essere cambiati. Ma intanto diventeranno sempre più simili ai conservatori inglesi, e sempre meno a Orbán. A*** Di seguito la risposta al lettore in “Che destra sarà” di Michele Serra: Caro A***, è ancora molto presto per farsi un’idea di quello che potrebbe accadere. Ma sono rimasto molto colpito dai giudizi “morbidi” (compreso il mio) sull’approdo di Meloni a Palazzo Chigi: ha la fiamma nel simbolo ed è la stessa persona che ha appena arringato la folla neofranchista di Vox strillando il suo “Dio, Patria e Famiglia”. Per giunta si è fatta le ossa, politicamente, negli anni dei governi Berlusconi, e dunque non è così inedita, così naïf, così “venuta dal niente” come vorrebbe farci credere. Ma almeno non si porta addosso quel tremendo puzzo di loggia coperta, di appoggi mafiosi, di arroganza economica che rese così umilianti e penosi, per tutti noi, gli anni del potere di Berlusconi. Ripensando a quegli anni, alle epurazioni “ad personam” dalla Rai, alla proposta di Cesare Previti come Guardasigilli, a quella pacchianeria ostentata, a quella corte vile e interessata di giornalisti, di mantenute, di avvocati, non riesco a immaginare che alcunché di peggiore, di più volgare e mortificante, possa toccarci in sorte. Sì, Meloni mi fa meno paura di Berlusconi. Non aggiungo di Salvini perché conta ormai poco. Questa considerazione, però, ci rimanda diritti alla penosa conformazione della destra italiana. Una delle mie fissazioni, lungo gli anni, a costo di essere stucchevole, è sempre stata ribadire che il vero problema della nostra scena politica non è la sinistra, sconquassata, debole, indecisa, ma in larga maggioranza decente. Il vero problema è una destra indecente, sprovvista di cultura repubblicana, povera di pensiero e di intellettuali degni di considerazione. Fini (molto dimenticato) ci provò, a riformare drasticamente la destra, e anche per sue debolezze private venne fatto fuori. Non so se Meloni vorrà e potrà provarci a sua volta. Certo, considerati i voti, l’impetuoso abbrivio, l’evidente popolarità, ne avrebbe facoltà. Ma dovrebbe, per riuscirci, disgustare o deludere parecchi dei suoi camerati, che non le perdonerebbero un eccessivo slittamento verso l’Europa, ovvero verso la democrazia liberale. E dovrebbe tenere a bada, almeno per un po’, i suoi indigeribili alleati. Chi vivrà, vedrà. (…).

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