Ha scritto a Michele Serra il lettore A*** sul settimanale
“il Venerdì di Repubblica” del 4 di novembre 2022: Caro Michele, tu, io e mezza sinistra ci lamentiamo da anni che in
Italia manca un partito conservatore presentabile, tipo i gollisti francesi o i
conservatori tedeschi, visto che quello spazio politico è stato via via
occupato prima dalla multiforme piovra della Dc e poi da pericolosi pagliacci
tipo Berlusconi o Salvini. Che sia la Meloni, in fondo completando il lavoro di
Fini, a creare ora questo partito? Certo le origini sono neofasciste, e la
classe dirigente della destra italiana fa mettere le mani nei (pochi) capelli.
Però, questo è quello che passa il convento, e mi sa tanto che la Meloni, che
pare certo più seria e responsabile dei suoi predecessori, e che è arrivata in
uno dei momenti di crisi più nera per l’Italia e il mondo, si accorgerà presto
di dover ristrutturare il suo partito e le sue politiche, per rendersi
presentabile e affidabile presso Ue e Usa, i due tutori dell’Italia dal punto
di vista economico e geopolitico. Quindi non mi sorprenderei di assistere nei
prossimi mesi a una metamorfosi di Fratelli d’Italia attraverso una limatura
degli eccessi polemici ed estremisti, pubbliche abiure, cambi di rotta e
cacciata di impresentabili. Probabilmente, a fronte di cambiamenti sostanziali
nelle politiche economiche, ambientali, internazionali in senso più
occidentale, continueranno a sventolare alcune bandierine identitarie,
bastonando legislativamente i più deboli, come donne, migranti e gay, per
dimostrare di non essere cambiati. Ma intanto diventeranno sempre più simili ai
conservatori inglesi, e sempre meno a Orbán. A*** Di seguito la risposta al lettore in “Che destra sarà” di Michele Serra: Caro A***, è ancora molto presto
per farsi un’idea di quello che potrebbe accadere. Ma sono rimasto molto
colpito dai giudizi “morbidi” (compreso il mio) sull’approdo di Meloni a
Palazzo Chigi: ha la fiamma nel simbolo ed è la stessa persona che ha appena
arringato la folla neofranchista di Vox strillando il suo “Dio, Patria e
Famiglia”. Per giunta si è fatta le ossa, politicamente, negli anni dei governi
Berlusconi, e dunque non è così inedita, così naïf, così “venuta dal niente”
come vorrebbe farci credere. Ma almeno non si porta addosso quel tremendo puzzo
di loggia coperta, di appoggi mafiosi, di arroganza economica che rese così
umilianti e penosi, per tutti noi, gli anni del potere di Berlusconi.
Ripensando a quegli anni, alle epurazioni “ad personam” dalla Rai, alla
proposta di Cesare Previti come Guardasigilli, a quella pacchianeria ostentata,
a quella corte vile e interessata di giornalisti, di mantenute, di avvocati,
non riesco a immaginare che alcunché di peggiore, di più volgare e
mortificante, possa toccarci in sorte. Sì, Meloni mi fa meno paura di
Berlusconi. Non aggiungo di Salvini perché conta ormai poco. Questa
considerazione, però, ci rimanda diritti alla penosa conformazione della destra
italiana. Una delle mie fissazioni, lungo gli anni, a costo di essere
stucchevole, è sempre stata ribadire che il vero problema della nostra scena
politica non è la sinistra, sconquassata, debole, indecisa, ma in larga
maggioranza decente. Il vero problema è una destra indecente, sprovvista di
cultura repubblicana, povera di pensiero e di intellettuali degni di
considerazione. Fini (molto dimenticato) ci provò, a riformare drasticamente la
destra, e anche per sue debolezze private venne fatto fuori. Non so se Meloni
vorrà e potrà provarci a sua volta. Certo, considerati i voti, l’impetuoso
abbrivio, l’evidente popolarità, ne avrebbe facoltà. Ma dovrebbe, per
riuscirci, disgustare o deludere parecchi dei suoi camerati, che non le
perdonerebbero un eccessivo slittamento verso l’Europa, ovvero verso la
democrazia liberale. E dovrebbe tenere a bada, almeno per un po’, i suoi
indigeribili alleati. Chi vivrà, vedrà. (…).
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