"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 30 novembre 2022

 ItalianGothic. 18 Enrica Morlicchio: «Le critiche più ingenerose e intrise di disprezzo verso i poveri sul Reddito di cittadinanza sono arrivate dal Pd o da ex Pd».  

Il racconto “Leonida che non ha niente da offrire neanche ai topi” di Emanuele Greco pubblicato sul mensile “Millennium” del novembre 2022: Anche i poveri ebbero il loro cantore. (…). Il nostro protagonista si chiama Leonida, cittadino di Taranto, dove era nato nel 320 a.C., cioè tre anni dopo la morte di Alessandro Magno, che era stato protagonista delle conquiste militari più grandi della storia. Grazie alle prodigiose imprese del Macedone, l'estensione della grecità in senso politico e culturale valse a quel periodo il nome utilizzato dai moderni, anche se in modo improprio, di ellenismo in quanto estensione delle grecità al di fuori degli ambiti geografici in cui era fiorita. Leonida, esponente di un ceto non certo agiato e sempre bisognevole di committenze che gli permettessero di vivere, concentrò buona parte della sua attenzione sui poveri, contadini, pastori, pescatori, che come lui vivevano in condizioni perennemente afflitte dal bisogno. Su questa umanità Leonida posò, in sintonia con i tempi, il suo sguardo pietoso. Ci restano circa 100 epigrammi, composizioni brevi, a testimonianza della sua attività che dovette aver prodotto molto di più di quello che è contenuto nell'Antologia Palatina. Dominante della sua poesia, che piacque a Salvatore Quasimodo il quale la tradusse e la commentò, è la condizione degli umili per i quali compone versi non privi di ironia. Così se da un lato piange un povero pescatore che, divorato da uno squalo, è sepolto per metà in mare e per metà nella pancia dell'animale, alla vecchia ubriacona Maronide riserva un sarcasmo ineguagliabile quando davanti alla sua sepoltura, dopo averla definita "terrore delle bottiglie di vino", dice che ella piange non per aver lasciato marito e figli, ma perché il calice posato accanto alla tomba è vuoto. Non meno amaro è il poeta quando si rivolge ai topi che abitano nella sua capanna, per rivolgere loro l'invito ad andar via perché la sua dispensa è così misera da non aver nulla da offrire neppure ai sorci. Va in giro per il mondo, approda in Epiro alla reggia di Pirro, per poi finire la sua vita ad Alessandria d'Egitto all'età di 60 anni. Ma prima di morire scrive uno struggente epigramma dedicato alla sua patria nel quale lamenta la lontananza da Taranto come dolore più amaro della morte. Ma è sicuro che ne avrà compenso dalle Muse e, molto prima di Orazio, dirà che il nome di Leonida non è morto. Di seguito, intervista - “I nuovi poveri in Italia sono i minori e non è certo colpa loro” – di Mario Portanova alla sociologa Enrica Morlicchio pubblicata sul mensile “Millennium” del novembre 2022: (…). Esiste un discorso d'odio verso i poveri? - Siamo entrati in una fase di crescente disprezzo, che oggi ha un carattere nuovo per l'aumento della disuguaglianza. Se pensiamo a una corsa ciclistica, dalla crisi del 2008 alla pandemia i corridori in testa hanno spiccato il volo perché magari avevano bici tecnologicamente più avanzate, o il supporto dai gregari, o hanno assunto comportamenti sportivi scorretti. Il groppone centrale del ceto medio ha rallentato e si è avvicinato agli ultimi. Ma gli ultimi hanno perso totalmente contatto, non si sa neppure dove sono, né se arriveranno al traguardo. La distanza si è fatta incommensurabile -.

Non li vediamo più. - Come dimostrano gli studi in materia, il disprezzo cresce perché la coesione sociale non è più un obiettivo politicamente perseguito. Vediamo immagini di favelas accanto a grattacieli di lusso, ma chi vive nel grattacielo ignora completamente la vita quotidiana di chi abita nella favela. Non c'è bisogno di andare dall'altra parte del mondo, ho visto qualcosa di simile anche ad Atene. Direi più indifferenza e disgusto, piuttosto che disprezzo -.

A proposito, ma la parola "povero" si può usare di nuovo? Ci siamo abituati a dire "meno abbienti", "meno fortunati", "ultimi"... - Dobbiamo assolutamente usare il termine povertà. "Ultimi", "sfortunati"... hanno una connotazione morale. Invece 1a povertà è una condizione definita sulla base di statistiche accettate a livello nazionale, europeo e mondiale. È povero chi ha un reddito e un patrimonio sotto una certa soglia. Come potremmo calcolare l'incidenza degli "sfortunati"? Per un lungo periodo si è pensato che nei Paesi occidentali la povertà assoluta fosse stata sradicata, ma la crisi del 2008 l’ha riportata all’attenzione -.

Nel vostro libro (“La povertà in Italia” a cura di Chiara Saraceno, David Benassi ed Enrica Morlicchio, “Il Mulino” editore, n.d.r.) parlate di “poveri meritevoli e “poveri non meritevoli". Che cosa intendete? - Che tipo di povero merita l'assistenza? E quale no? La discussione nasce in Inghilterra con la New Poor Law del 1834. Meritevoli sono il bambino, la vedova coi figli, il disabile, l'anziano... insomma chi non può lavorare. Il non meritevole è il disoccupato. L'idea era che la disoccupazione dipendesse dalla singola persona e non dalle condizioni esterne -.

Quasi due secoli dopo il dibattito sul Reddito di cittadinanza gira ancora lì intorno. E il governo Meloni ha riacceso la discussione sul merito. - Più che un ministero dell'Istruzione e merito, avrei preferito un ministero dell'Istruzione e della lotta alla dispersione scolastica. E poi come si misura il merito? Pensiamo a tutte le critiche che si attirano i test Invalsi per la valutazione del sistema scolastico. C'è il rischio che lo Stato convogli risorse su chi ha già le performance migliori. Don Milani scriveva: "Non c'è ingiustizia più grande che far parti uguali fra diseguali" -.

Ci fa una fotografia del soggetto a maggiore rischio povertà oggi in Italia? - Senza nessuna incertezza: un minore. Nel 2008 i minorenni in povertà assoluta erano 375 mila, nel 2021 un milione 400 mila. Un milione in più, nella fascia 0-17 anni. Non possiamo certo dire che è colpa loro, è una povertà ereditata. Nel 2011 è avvenuto il "sorpasso" di minori e adulti, per incidenza di povertà relativa e assoluta, nei confronti degli anziani -.

Che cosa significa materialmente essere "a rischio"? - Sono minori che vivono in famiglie con basse entrate da lavoro, in cui soffrono di deprivazioni materiali: in affanno con le bollette, in difficoltà con le medicine, nessuna vacanza ... Ci sono reti fa miliari che sopravvivono con un patchwork di redditi e di prestazioni sociali, pubbliche e private -.

Come funziona? - Faccio un esempio: tre nuclei familiari sotto lo stesso tetto che sopravvivono mettendo insieme la pensione dei più anziani, il lavoro modesto di un adulto, la madre che lavava le scale dei palazzi, qualche lavoretto in nero o da ambulante dei figli più grandi. Sono spezzoni di reddito da lavoro che da soli non assicurano il benessere, ma combinati con il welfare e i contributi del terzo settore aiutano a galleggiare. Ecco come mai nonostante tassi di povertà così elevati la situazione non esplode -.

Che ne pensa del salario minimo? - Una qualche forma di regolamentazione dovrà arrivare, senza indebolire la contrattazione collettiva. Ma non basta, poiché il fenomeno dei working poor è causato non solo dai bassi salari ma anche dalla bassa intensità lavorativa familiare. Bisogna anche incrementare l'occupazione, soprattutto femminile: se il salario povero è l'unico che entra in famiglia, è un problema. La misura più efficace sarebbe un piano straordinario per l'occupazione dei giovani e delle donne con bassi titoli di studio -.

Dal Covid in poi è scomparso il tema degli immigrati, che invece nelle statistiche sul rischio povertà incidono parecchio. - Concordo. Un terzo degli immigrati sono poveri: spesso sono famiglie con bambini, e sono quasi sempre esclusi dal Reddito di cittadinanza. Il Comitato scientifico guidato da Chiara Saraceno ha proposto di ridurre da dieci a cinque il requisito degli anni di residenza minima in Italia, contando che in altri Paesi europei per sussidi simili se ne richiedono solo due. La scelta, però, è stata politica, frutto dello scambio fra 5 Stelle e Lega -.

Si è appena insediato il governo più a destra del Dopoguerra. Che cosa si attende su questi temi? - Dai nomi dei ministeri e dei ministri non è che si prospetti nulla di buono. Giorgia Meloni rassicura l'Europa perché ha bisogno del Pnrr, ma è un lupo travestito da agnello. E rappresenta un blocco economico-sociale coeso. Ma almeno lei ha fatto la gavetta, mentre i meccanismi di selezione nel Pd sono diventati molto elitari, e questo ne ha indebolito la leadership -.

Dopo la sconfitta, si è (ri)aperto il dibattito se il Pd debba sterzare verso la rappresentanza di chi ha meno. Lei è d'accordo? - Sì, la sinistra deve fare molta chiarezza. Le critiche più ingenerose e intrise di disprezzo verso i poveri sul Reddito di cittadinanza sono arrivate dal Pd o da ex Pd senza che si levassero voci a difesa. Molti poveri si sono sentiti abbandonati, e questo spiega in parte il successo del 5 Stelle al Sud. La questione cruciale è la rappresentanza dei non rappresentati. Ci sono due temi da affrontare: il Mezzogiorno e la criminalità organizzata. Chi non vive in questi territori non può capire lo sforzo di uscire dalla povertà da queste parti, lo sforzo di rifiutare l'aiuto della criminalità organizzata o di diventare sentinella, spacciatore -.

Il Reddito di cittadinanza funziona? Se potesse modificare qualcosa, come interverrebbe? - Ci sono delle cose da correggere, molto ben indicate dal Comitato Saraceno. Per esempio, se il beneficiario trova un lavoro anche stagionale il guadagno viene conteggiato per intero, e questo è un disincentivo. Bisogna che Reddito di cittadinanza e redditi da lavoro possano cumularsi. Poi ridurrei il requisito del dieci anni di residenza per gli immigrati. Rafforzerei anche i progetti utili alla collettività, già previsti, ma non tutti i comuni ne hanno dato attuazione -.

E le famose politiche attive? - Va riorganizzato il sistema pubblico di avviamento al lavoro, i centri per l'impiego devono accompagnare i disoccupati in tutte le fasi fino al ricollocamento. Infine rivedrei le scale di equivalenza: ora il Reddito tende a privilegiare i nuclei familiari più piccoli, dato che il limite di 750 euro vale per tutti -.

Lei vive a Napoli, una delle "Capitali" del reddito di cittadinanza. Che effetti concreti ha visto, anche come impressione personale, al di là dei numeri? - Un amico dentista mi ha raccontato che chi paga con la tessera si vergogna, ma almeno vuol dire che il Reddito consente di curare i denti dei figli a chi magari prima non poteva. E ho studenti che grazie a questa entrata in famiglia hanno potuto continuare l'università. Molte famiglie hanno migliorato l'alimentazione. Se si vedesse il Reddito di cittadinanza come investimento sociale e non solo come costo sarebbe già un bel passo avanti -.

Lei vede il rischio che molte famiglie italiane piombino nella povertà nei prossimi mesi, per l'effetto di inflazione, costi energetici, onda lunga del Covid? - Sì, sicuramente, ci sarà un aumento generale e cominceranno a entrare in povertà famiglie del ceto medio. I penultimi, come oggi vengono chiamati -.

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