"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 13 novembre 2022

ItalianGothic. 10 Filippo Ceccarelli: «La società degli spettacoli, la dittatura del marketing, il culto della performance, l'odierno tribalismo con i suoi totem».

Cosplayer&Fascismo”. Ha scritto Dario Vergassola – nella Sua rubrica “C’è vita sulla Terra”, che è tutto un auspicio - in “Il fascino della divisa”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” dell’11 di novembre 2022: È follia, ma c'è del metodo: secondo l'anchorman russo Anton Krasovsky, i bimbi ucraini andrebbero "annegati o bruciati". Giustamente non entrambe le cose, perché si sa che un bambino molto bagnato prende fuoco male o nel migliore dei casi fa fumo. E nel frattempo si stanno riempiendo gli arsenali e svuotando i granai: come in un discorso di Pertini al contrario. Ma qui in Italia abbiamo altre grane, tipo che accendere i caloriferi costa come tenere in funzione un altoforno. Perciò la vedo male, se dopo l'ottobrata e la novembrata non arriveranno anche dicembrata, gennaiata e febbraiata. Fortuna che secondo il governo Meloni l'economia si riprenderà poiché non c'è relazione fra l'aumento del tetto di contante e l'economia sommersa, teoria del resto da sempre sostenuta dagli economisti Keynes, Al Capone e Pablo Escobar. Confidiamo nei viceministri di esperienza, di cui uno con una vecchia foto in versione SS. Che poi chissà perché, per goliardia, uno di destra debba vestirsi da nazista e non - dico per dire - da volontario di Emergency. Mah. Sarà il fascino della divisa di merda. Di seguito, “Tutti in marcia da Lucca a Predappio” di Filippo Ceccarelli pubblicato sullo stesso settimanale allo stesso giorno: Je est un autre, io è un altro, poetava Rimbaud per indicare come l'essere umano esca talvolta da se stesso per abbandonarsi al sogno e alla fantasia. Ora, sarà stata una congiunzione degli astri o del calendario, ma negli stessi giorni di fine ottobre si sono incrociati, insieme con i camuffamenti di Halloween, il raduno in costume di Lucca Comix&Games e la mascherata nera di Predappio per il centenario della Marcia su Roma. E qui si prega gentilmente di trattenere per un attimo scandalo o indignazione nei confronti di questa trascurabile e cervellotica rubrichetta che tiene insieme indizi neurovisivi molto diversi fra loro per sollevare il dubbio che poi non così diversi siano, almeno alla luce del recentissimo fenomeno del cosplay. Nato in Giappone e subito germogliato a livello globale ed elettronico, si tratta di un evoluto carnevale che spinge un bel po' di gente a riunirsi, travestirsi, sfilare e riprendersi in abiti di scena che rievocano personaggi e ambienti di cartoni animati, videogiochi, band e film di successo, dall'Uomo Ragno a Lady Oscar, da Harry Potter al Trono di Spade. In un clima di festa ed eccitazione collettiva ciascuno recita una parte e ricrea il mondo magico delle proprie passioni sentendosene protagonista, del tutto indifferente o forse perfino compiaciuto dell'effetto allucinatorio che il tutto produce agli occhi di chi guarda, in genere quando la performance è finita. C'entrano molto, a occhio, la società degli spettacoli, la dittatura del marketing, il culto della performance, l'odierno tribalismo con i suoi totem. Di qui il sospetto che quanti si sono radunati l'altro giorno presso la tomba del Duce (riaperta dopo le beghe fra gli eredi) più che nostalgici di un'epoca che nessuno di loro ha vissuto, possano essere considerati dei cosplayer, per l'appunto, di un fascismo immaginario o immaginato, quindi esorbitante e grottesco nella sua dissennata, stravagante e un po' anche comica densità simbolica: icone dark di vario e minaccioso genere, arditi artificiali, camerate con lo smalto bianco rosso e verde, salutoni romani, teschi a volontà, sgangherati cori di Faccetta nera piccola abissina. Nel fascismo-festival sono stati segnalati anche bambini che indossavano fittizie t-shirt da balilla, ma nelle dotazioni carnevalesche non mancano body da neonato con la scritta "chi osa vince" e bavaglini "me ne frego" disponibili presso i due shop di merchandising post-mussoliniano, "Predappio tricolore" e "Ferlandia", che da sempre si fanno la concorrenza. Si può ridere, si può piangere, si può cercare di capire quanto è diventata intorcinata, ma ancora sorprendente, la scena pubblica nel momento in cui "io è altro" e i poeti illuminano un futuro che in Italia rimane parecchio vistoso.

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