“IlVecchioCheAvanza”. Ha scritto Evelina Santangelo in “Interesse nazionale” pubblicato sul
settimanale “L’Espresso” del 6 di novembre 2022: Non c'è espressione in apparenza
più ovvia. Nessuno potrebbe mai dire di non volere l'interesse nazionale in
ogni ambito. Niente di problematico dunque. E invece niente di più
problematico. Perché l'espressione nella sua genericità non è così ovvia e
neutra scandita nel modo assoluto in cui la pronuncia la premier Giorgia Meloni
(e uso il femminile nell'interesse nazionale di emancipazione delle donne). Una
tale espressione infatti implica un'idea di nazione e un'idea di interesse: una
visione conservatrice, impegnata a mantenere tradizionali dinamiche
socioeconomiche ormai obsolete e discriminanti oppure una visione progressista,
cioè sensibile allo spirito e alle istanze dei tempi che esigono allargamento
di diritti, equità, una nuova giustizia sociale ed economica, un'idea
ecosostenibile di innovazione, nonché il rispetto dei trattati internazionali
ispirati alla convenzione universale dei diritti dell'uomo, visto che le
nazioni sono fatte di persone. Così, passare dal ministero della Transizione
ecologica al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica che dichiara
di voler «diversificare le risorse» tornando a sfruttare risorse fossili
«bloccate dall'ideologia ambientalista» significa esprimere una visione
dell'interesse nazionale che non tiene conto del pianeta di cui qualsiasi
nazione fa parte. E nel salvaguardare un'idea di famiglia tradizionale talmente
limitata che la stessa Meloni fatica a costruirsi, l'interesse nazionale
coincide con la discriminazione della maggior parte delle «famiglie» fatte da
diverse forme di unione. È con espressioni del genere, in apparenza neutre e
universalmente condivisibili, che si creano i presupposti per fare precipitare
un Paese nel peggior passatismo facendo finta di esser mossi dal più neutro
bene comune: la nazione. La peggiore trappola in cui cadere. Che si esigano
parole precise, compromettenti, divisive. Di seguito, “Nuovo vecchio governo” di Furio
Colombo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 9 di novembre ultimo: Per
un leader molto orgoglioso (nel nostro caso una leader) appena giunto al
potere, l'indispensabile modo di esordire è il nuovo, il mai accaduto,
l'iniziativa di cui altri, prima d'ora, non sono stati capaci. Giorgia Meloni,
che ha fatto del "nuovo" e del "mai più tutto come prima"
la sua giovane bandiera, aveva a disposizione un vasto spazio vuoto che neppure
abili governi di salvezza nazionale erano riusciti ad occupare. Per esempio,
avrebbe dovuto aprire una commissione d'inchiesta sulla manifestazione No Vax
trasformatasi improvvisamente, all'insaputa delle forze dell'ordine, in assalto
e distruzione della sede nazionale della Cgil delle dimensioni e con le
conseguenze che sappiamo. È vero che la stessa Cgil non ha insistito, forse per
non sembrare la Cgil di una volta, troppo combattiva e ostinata. Ma il nuovo è
il nuovo, e non ha bisogno di imbeccate. Investigare No Vax e neofascisti come
gruppi collegati o congiunti avrebbe dato al nuovo governo un tocco di Fbi che
avrebbe allargato di molto la sua credibilità. Ma qui entriamo in pieno nel mistero
italiano dei No Vax, una organizzazione vasta, ben distribuita e pronta a
sfidare e irridere anche il presidente della Repubblica, in un Paese in cui
molti buoni ginecologi si proclamano "obiettori" contro l'aborto, pur
di diventare primari. Privi di cultura generale, di informazione specifica, di
rapporto di conoscenza e di lavoro con la scienza i No Vax si sono schierati
nelle cliniche e nelle piazze, nelle manifestazioni politiche, in tutti i
cortei, molto sicuri e con l'aria di chi si sente ben sostenuto, di fronte a
vescovi, esperti, autorità civili e militari di ogni genere e grado, e
soprattutto senza preoccuparsi di norme, leggi e regolamenti, che erano
speciale materia di scherno, insulto, irrisione. La materia è interessante
perché il nuovo veniva avanti con l'aria di voler creare finalmente un Paese
osservante delle regole e poco amico delle piazzate. Invece si è saputo che il
nuovo predilige le piazzate, non vuole la scienza, che chiama
"religione" come modo di irridere alle sue scoperte, e chiama scienza
alcune superstizioni di origine tuttora oscura (chi vuole, e perché, stroncare
la scienza?). Piazze e autobus, scuole e ogni luogo di riunione si sono trovati
all'improvviso gremiti di No Vax (in molti casi portatori di violenza fisica e
di aggressioni). E adesso si sente parlare della più strana deformazione del
"nuovo", che si era appena fatto avanti con tanta spavalderia per
ritirare il premio. L'idea è l'organizzazione di una inchiesta per capire chi e
perché ha maltrattato i No Vax cercando di spingerli ai margini. Nel frattempo
si era cominciato a parlare (da parte dei portatori del "nuovo")
della naturale comodità del danaro liquido nelle mani dei cittadini che
possono. Si è fatto l'esempio di un gettone da diecimila euro disponibile a
chiunque (se li ha) in modo da poter pagare subito, e con facilità, senza il
fastidio di assegni e di carte di credito. C'era altro, però, c'era molto di
più nell'inno al trono di Giorgia Meloni. C'era la promessa che invece di
lavorare a spaccare sempre di più l'Italia, con ragioni buone o cattive, ci si
sarebbe impegnati a non esacerbare l'offesa degli uni agli altri, e a
considerare la Storia come una serie di eventi non cancellabili che non sono
uno sbarramento al futuro ma, al contrario, un modo di viverlo da adulti
informati. Invece la scelta è stata di offrire alla votazione del Senato, come
seconda carica dello Stato, la persona più francamente e totalmente fascista di
tutto il Parlamento (eletto, per giunta, anche con decine di voti non
dichiaratamente fascisti). Anche il candidato eletto alla presidenza della
Camera è stato indicato dal "nuovo", scegliendo il più attivo fra
coloro che negano tutti i diritti umani e civili, rifiutano come una
maledizione (religiosa e politica) ogni accostamento alla Chiesa cattolica, a
partire da Giovanni XXIII. Come si vede è un lungo, triste passato ogni punto
di programma della nuova leader. Meloni ama tutto del prima. Ma non ha uno
sguardo sul dopo. Se mai, disprezzo.
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