Ha scritto Furio Colombo in “La figlia della lupa” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di
ieri, 21 di settembre 2022: Da dove vengono i fascisti che stanno
aggirandosi un po’ dovunque in Europa e sembrano affacciarsi in modo sempre più
audace ad ogni feritoia disponibile con vista sui governi? Li avevamo visti
andar via mostrando due inclinazioni caratteriali, la nostalgia (di cui la
fiamma di Predappio sulla tomba del duce è il simbolo nel vessillo dei Fratelli
d’Italia) e la rabbia, che manifestavano facilmente se li si costringeva a
incontrare evidenze del loro progetto interrotto, per esempio il 25 aprile. L’impressione
sbagliata che molti di noi avevano o volevano avere di quei due cortei,
nostalgico e rabbioso, era di vederli di spalle. Dicevamo: si, hanno portato
una grande disgrazia ma adesso vanno via via. È diventato presto evidente che
non andavano via. Molti hanno cominciato abbastanza presto a far girare, senza
imbarazzo, i curricula del tempo a cui restano legati, e anzi avevano il
coraggio, nonostante l’enorme cumulo di vittime di cui erano stati esecutori,
da soli o come partners, di auto celebrarsi, prima in luoghi appartati e poi
con un pubblico sempre meno ristretto. (…). Profeticamente Umberto Eco lo aveva
predetto, senza sbagliare neppure un dettaglio, nel suo “Fascismo eterno”, (…) infinitamente
citato o riprodotto nel mondo. La chiarezza storica e logica del testo di Eco
non ha scoraggiato coloro che continuano a portare le fiaccole del fascismo che
torna e che ritiene di avere già pagato il suo tributo di buona creanza sulla
guerra (la seconda guerra mondiale) e i suoi delitti. Però adesso gli eventi
negazionisti della guerra fascista si rafforzano e si ripetono. (…), c’è il
voto rabbioso e orgoglioso di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini a sostegno e
difesa del fascismo di Orbán, contro tutta la maggioranza del Parlamento
europeo. Qui nasce una domanda che non trova risposta neppure nei fervidi
comizi che durano ore. la Meloni è, di volta in volta, appassionata, scatenata
(ricordare Vox ) irritata e scortese quando le sembra efficace, sempre in grado
di non rispondere o di dare risposte assurde (…) e di spiegare il voto isolato
ed estraneo di Meloni e Salvini al Parlamento Europeo come sostegno e
approvazione del fascismo sfacciato di Orbán, (…). E così accade che ogni
incontro organizzato per spingere la figlia della Lupa a svelarsi, ci parla di
una Meloni in armonia solo col suo mondo, pronta a considerarsi offesa se la
domanda è sgradita o stonata. Stonato, per lei, è tutto l’antifascismo. Lei non
si nasconde. Da questa Meloni ti aspetti comandi, non opinioni, e vedi subito
che non c’è niente da dibattere. Il discorso è già avvenuto altrove, dove i
patrioti sanno qual è l’interesse nazionale. E tratteranno da traditori, come
ai vecchi tempi, chi si sottrae all’appello. Non dimenticate che Giorgia
Meloni, candidata a guidare l’Italia, ci dice che il “traffico umano” dell’immigrazione
(quelli con i bambini che muoiono in mare di fame e di sete) sono il grande
affare di un ungherese ebreo nemico di Orbán, da cui Orbán stesso ha avvertito
subito Salvini e Meloni di stare in guardia. Orbán può contare sulla loro
ubbidienza. Di seguito, “Patria
e famiglia: Mazzini scambiato per Mussolini” di Maurizio Viroli - professore
di “Comunicazione politica” all’Università della Svizzera Italiana (Lugano), professore
Emerito dell’Università di Princeton e Professor of Government all’Università
del Texas (Austin) -, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 20 di settembre
ultimo: “Io mi considero una conservatrice e non credo che un motto mazziniano
come 'Dio, patria e famiglia' vada a cozzare con la modernità. Significa
difendere una identità. La patria, la fami-glia e anche l'identità religiosa
sono fondamentali, pur credendo nel valore della laicità dello Stato", ha
dichiarato l’onorevole Giorgia Meloni nel corso del dibattito televisivo con Enrico
Letta. Ma Mazzini poneva, prima della patria, l'umanità: "I vostri primi
doveri, primi non per tempo ma per importanza e perché senza intendere quelli
non potete compiere se non imperfettamente gli altri, sono verso l'Umanità.
Avete doveri di cittadini, di figli, di sposi e di padri, doveri santi,
inviolabili, dei quali vi parlerò a lungo tra poco; ma ciò che fa santi e
in-violabili quei doveri, è la missione, il Dovere, che la vostra natura di
uomini vi comanda. Siete padri per educare uomini al culto e allo sviluppo
della Legge di Dio. Siete cittadini, avete una Patria, per potere facilmente,
in una sfera limitata, col concorso di gente già stretta a voi per lingua, per
tendenze, per abitudini, operare a benefizio degli uomini quanti sono e
saranno, ciò che mal potreste operare perduti, voi soli e deboli, nell'immenso
numero dei vostri simili. Quelli che v'insegnano morale, limitando la nozione
dei vostri doveri alla famiglia o alla patria, v'insegnano, più o meno
ristretto, l'egoismo, e vi conducono al male per gli altri e per voi medesimi.
Patria e Famiglia sono come due circoli segnati entro un circolo maggiore che
li contiene; come due gradini di una scala senza i quali non potreste salire
più alto; ma sui quali non v'è permesso arre-starvi". La patria e la
famiglia, separate dall'ideale dell'umanità diventano convinzioni meschine,
moralmente ripugnanti: "I primi vostri doveri, primi almeno per
importanza, sono com'io vi dissi, verso l'umanità. Siete uomini prima di essere
cittadini o padri. Se non abbracciaste del vostro amore tutta quanta l'umana
famiglia - se non confessaste la fede nella sua unità conseguenza dell'unità di
Dio, nell'affratellamento dei Popoli che devono ridurla a fatto - se ovunque
geme un vostro simile, ovunque la dignità della natura umana è violata dalla
menzogna o dalla tirannide, voi non foste pronti, potendo; a soccorrere quel
meschino o non vi sentiste chiamati, potendo, a combattere per risollevare gli
ingannati o gli oppressi - voi tradireste la vostra legge di vita e non intendereste
la religione che benedirà l'avvenire." La patria di Mazzini è il mezzo o
leva per operare efficacemente per l'umanità, vale a dire per la libertà e la
dignità di tutti i popoli. Sapeva bene che come individui possiamo fare molto
poco per aiutare gli uomini e le donne di altri popoli. Possiamo tutt'al più
offrire gesti di carità o scambiare favori occasionali, come buoni vicini, ma
non possiamo operare insieme per fini comuni di emancipazione politica e
sociale. Fra individuo e umanità, è necessario che ci sia un medium e tale
medium sono le libere patrie. Esse sono i mezzi che Dio ha disegnato per
realizzare lo sviluppo dell'umanità. Per Mazzini bisogna dunque cominciare
dalla nostra patria, ma avere come fine l'umanità, intesa come fratellanza dei
popoli senza imperi, senza colonie, senza padroni, senza servi. Separato dal
principio dell'umanità, il concetto di patria non ha più nulla, assolutamente
nulla in comune con l'idea mazziniana. Diventa nazionalismo. Mazzini lo sapeva
benissimo quando scriveva che si dimentica il principio che “la libertà di un
popolo non può vincere e durare se non nella fede che dichiara il diritto di
tutti alla libertà", l'idea di nazione degenera in "gretto, geloso,
ostile" nazionalismo. Proprio perché nazionalista, l'idea di patria
separata dall'umanità diventò parte integrante dell'ideologia fascista. Il
patriottismo mazziniano, spiegava Giovanni Gentile nel 1936, aveva il grave
limite di coltivare l'idea di "una federazione di popoli e un'astratta
umanità (…), affratellatrice di popoli". Il fascismo, afferma Gentile,
nasce invece "da un'esperienza che è in diretto contrasto con quella
visione escatologica del Mazzini". Vuole un'Italia decisa a farsi valere
"nel campo delle competizioni internazionali dove la forza e la vitalità
delle nazioni sono messe alla prova". Chi non capisce e non accoglie come
principio morale e politico l'idea di patria quale mezzo per promuovere
l'ideale dell'umanità non è erede di Mazzini. È erede di Mussolini, come si è
proclamato con orgoglio il senatore Ignazio La Russa, sodale dell'onorevole
Giorgia Meloni.
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