"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 6 settembre 2022

Notiziedalbelpaese. 83 «Noi popolo becero che vota male, non ci meritiamo il presidente del Consiglio della seconda Repubblica più amato dalle élite».

 

Promemoriaelettorale”. Ha scritto Marco Travaglio in “Rovinati dalle magie” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 4 di settembre ultimo: (…). Tornano in mente le migliaia di articoli e interviste a politici ed “esperti”, i quali giuravano che dans l’espace d’un matin le astute sanzioni avrebbero portato la Russia al default, rovesciato Putin (sempreché non crepasse prima per una delle sue 80 malattie mortali), costretto l’armata russa alla resa e restituito a Zelensky l’intera Ucraina (Crimea inclusa). Sembra ieri che Letta oracolava al Corriere: “Le sanzioni sono le più dure mai comminate… veramente devastanti… e in qualche giorno porteranno al collasso l’economia russa, che finirà in ginocchio. Gli effetti stanno già arrivando” (5.3). In qualche giorno, come no: dopo sei mesi, gli unici a rischiare il collasso sono Germania e Italia. Il 6.4 i portavoce di Draghi passavano una velina ai giornalisti, perché non lo aggredissero troppo in conferenza stampa: il Financial Times aveva scoperto che “è stato Draghi a prendere l’iniziativa contro la banca centrale russa con le sanzioni per congelare le riserve in valuta estera, cogliendo alla sprovvista Mosca e usando la sua magia con l’americana Yellen”. Una magia che avrebbe portato all’immediato default russo, poi purtroppo rinviato a data da destinarsi. “Le sanzioni sono un successo completo che non penalizza l’Italia”, giurò il mago Mario il 31.5: “Il momento di massimo impatto delle sanzioni sarà dall’estate”. Infatti stanno impattando un casino, ma contro l’Ue che si sanziona da sola. Il 21.6 l’oracolo di Città della Pieve vaticinò: “La strategia dell’Italia, in accordo con Ue e G7, si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e sanzioniamo la Russia perché cessi ostilità e accetti di sedersi al tavolo dei negoziati. Le sanzioni funzionano”. Parole sante, scolpite nell’Agenda Draghi. Praticamente la Smemoranda. Di seguito “Non ce lo meritiamo Draghi. E l’ingiustizia sì?” di Valentina Petrini pubblicato sul mensile “Millennium” di agosto 2022: (…). Noi popolo becero che vota male, non ci meritiamo il presidente del Consiglio della seconda Repubblica più amato dalle élite. Quelle stesse élite che davanti alla caduta del re hanno sofferto e imprecato come non mai. Io ancora oggi non mi capacito. Davanti a Mario Draghi non c'è terzietà che tenga. Ma cosa significa esattamente che Draghi non ce lo meritiamo? Perché ci meritiamo la povertà, la precarietà, la guerra, l'ingiustizia sociale? Al di là delle preferenze politiche personali è proprio la locuzione "non ce lo meritiamo" che non mi va giù. L'ho pensato e l'ho scritto ovunque. Mi sono beccata una valanga di critiche social. «Valentina da te non me l'aspettavo». «Ci ha salvati dal disastro sicuro e i presuntuosi continuano con l'arroganza di sempre! Tu non lo meriti». «Forse significa che ci meritiamo l'orribile destra che vincerà alle prossime elezioni?» «E Conte te lo meriti tu!». Mario Draghi è un'eccellenza italiana nel mondo. Il problema non è lui, ma la democrazia rappresentativa così come ormai è declinata dal sistema di leggi in vigore. Il problema non è Draghi ma questa affezione - anche giornalistica - verso un uomo solo, salvifico e in grado di fare tutto, con dei super poteri. Ci meritiamo forse Calenda, Conte, Salvini, Meloni, Letta, Berlusconi? Non abbiamo scelto noi, soprattutto le generazioni più giovani, di vivere in un Paese affossato dai debiti, bloccato dall'aumento delle diseguaglianze, condannato dalla crisi climatica, affogato dalla precarietà, destinati a una vecchiaia infame senza pensione. Non siamo stati noi a far cadere i governi, a bloccare le riforme più innovative, a legarci mani e piedi al gas di Putin. Non siamo stati noi a rendere zoppicante il nostro sistema elettivo. Non ci meritiamo questa Italia, eppure la subiamo. C'è sempre - guarda caso - una crisi di governo a cui addossare la colpa di non aver varato le riforme più urgenti contro lo sfruttamento, come il salario minimo o altri provvedimenti sociali strutturali in favore degli oltre 4 milioni di italiani che vivono con meno di 1000 euro al mese. Non ci meritiamo nemmeno la composizione precisa di questo Parlamento e del prossimo, perché non eleggiamo noi i singoli parlamentari. Non li eleggiamo perché per la quota proporzionale le liste sono bloccate senza possibilità di esprimere preferenze mentre per i seggi con collegio uninominale non è garantito agli elettori il voto disgiunto. Insomma, siamo noi a non meritare tutto questo. Eppure non mi pare di aver letto: non vi meritate l'Italia, gli italiani e i loro sacrifici. Il problema non è Mario Draghi, il problema sono le élite: "La superiorità del piccolo numero" (per dirla con Max Weber). Il problema è la frattura tra le élites politiche e la moltitudine, la massa (Zygmunt Bauman). Il problema è l'angoscia, la fragilità, le disuguaglianze e la povertà crescente. Il problema è che i diritti non sono più considerati nemmeno lusso o non lusso, "ma se ne misura la compatibilità con la logica dell'economia" (2013, Stefano Rodotà). Ecco noi forse Draghi non ce lo meritiamo, ma non ci meritiamo nemmeno la distruzione del sistema della rappresentanza democratica. E allora piuttosto che leggere Draghi non ce lo meritiamo, io avrei voluto che fosse dato risalto alla proposta di Marco Cappato, della sua richiesta a Mattarella e a Draghi di consentire la raccolta firme per candidarsi tramite Spid. Già europarlamentare, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e co-presidente del movimento Eumans, Cappato ha annunciato di volere presentare una lista per le prossime elezioni del 25 settembre, peccato che le regole del gioco siano per pochi intimi, i soliti noti, e che senza una semplificazione nelle modalità di raccolta delle firme uno come lui resti fuori. E invece la sua proposta non ha avuto nessun eco in tv e sui giornali. Nemmeno dai suoi ex compagni di partito. Si possono condividere o no le sue battaglie, ma se Draghi non ce lo meritiamo, non ci meritiamo nemmeno i Cappato. Gente che fa politica in strada, su temi concreti, che non si tira indietro, che attraverso proposte di leggi di iniziativa popolare e referendum cerca di riaccendere l'amore per la partecipazione. L'antidoto migliore all'antipolitica è la buona politica. Ce la meritiamo. Speriamo!

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