"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 12 settembre 2022

Dell’essere. 54 «Il politico deve cercare di collegare tra loro i problemi. Deve dunque avere quella che non per caso si chiama “visione del mondo”».

Ha scritto Michele Serra in “Cercare uno scopo è molto faticoso” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 7 di settembre 2022: (…). Così come il falegname deve sapere come si incolla e si incastra il legno, il politico deve cercare di collegare tra loro i problemi, l’uno con l’altro. Deve dunque avere quella che non per caso si chiama “visione del mondo”. (…). Le Nazioni sono troppo piccole per “capire” l’unicità globale, non frazionabile, della salute del pianeta. Traduzione (mia): fino a che sarà uno come Bolsonaro, a decidere il destino di un bene comune come l’Amazzonia, non esiste soluzione possibile e non esiste salvezza. Non ditemi che sono vecchio se lamento la sconfitta di quel linguaggio, un format poco maneggevole, spodestato da porzioni più brevi e rapide di pensiero, raffiche emotive che magari colgono l’attimo ma molto di rado lo sistemano, quell’attimo, in un insieme appena più duraturo e strutturato. Se poi si dice che stiamo vivendo, tutti, una perdita di scopo, non sarà anche perché non abbiamo più la voglia e soprattutto il tempo per cercarne uno, di scopo? Di seguito, “Il bene comune e la politica” di Enzo Bianchi – già priore della Comunità monastica di Bose – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, lunedì 12 di settembre 2022: Siamo in piena campagna elettorale e proprio in quanto monaco non posso esimermi dall'osservare e dall'ascoltare le voci - soprattutto urla - che si levano numerose da tutte le parti in causa. Non entro nell'agone politico, ma dopo aver ascoltato o letto i protagonisti costantemente mi pongo una domanda: "Dov'è finito, che fine ha fatto il concetto di bene comune? Come mai è così assente?". (…). Quello di "bene comune" è un concetto essenziale per la convivenza, per la qualità della vita nella polis. L'espressione è composta da due parole: "bene" e "comune". "Bene" è ciò che noi vorremmo per noi stessi e che auguriamo alle persone alle quali siamo legati, ciò che permette di vivere in pienezza. "Comune" deriva dal latino communis che indica un compito da svolgersi insieme e nello stesso tempo un dono condiviso. "Bene comune" non è dunque semplicemente un patrimonio che si ha in comune, qualcosa di materiale o immateriale posseduto e condiviso, ma l'insieme delle condizioni di vita che favoriscono il benessere, l'umanizzazione di tutti: anche la democrazia, la cultura, la bellezza sono bene comune. Come ha affermato Stefano Rodotà, "ci sono beni che esprimono i diritti inalienabili dei cittadini. Questi sono i 'beni comuni': dal diritto alla vita, al bene primario dell'acqua, fino alla conoscenza in rete". Naturale destinatario del bene comune non è più l'individuo ma la persona. "Bene comune", va ricordato, è un concetto formulato nel XIII secolo, nell'ora dell'emergenza dell'Occidente, quando sulla scia dell'eredità greca si è arrivati a comprendere che come la rete delle relazioni è antecedente all'individuo-persona così l'unità del corpo è antecedente alle membra che lo compongono. Sicché il bene di ciascuno implica una nozione di bene comune che lo preceda e nel quale possa definirsi. Questo concetto di bene comune purtroppo è stato accantonato a favore di una concezione individualistica e utilitaristica della società e si è progressivamente imposta l'idea secondo la quale l'organizzazione politica si giustifica per il fatto che garantisce ai membri di una collettività i diritti individuali di cui sarebbero dotati anteriormente alla loro esistenza sociale. Così il bene comune ha ceduto il posto all'interesse generale, concepito come la somma degli interessi individuali. Ha scritto Marcel Gauchet: "Nell'attuale società si afferma che all'inizio della storia c'erano solo individui, e per questo non si può immaginare una loro coesistenza solidale. È dunque urgente pensare invece a ciò che li unisce e a ciò che devono fare insieme!". La prima forma di bene comune che gli esseri umani hanno conosciuto è la relazione, lo stare insieme, il pensare insieme a ciò che è bene comune e non solo bene individuale. Senza ecosistema relazionale non c'è cammino di umanizzazione, e senza passare per il bene comune non c'è politica che sia un bene per tutta la polis. Ha scritto Diego Bianchi in “Silvio influencer”, a proposito della campagna elettorale unanimamente definita la più orrenda dell’Italia repubblicana, considerazioni pubblicate sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 9 di settembre ultimo: (…). Le congiunture astrali che determinano le pianificazioni di chi cura la campagna elettorale dei principali leader han fatto sì che nella stessa settimana, in alcuni casi nello stesso giorno, i candidati alla guida del Paese abbiano deciso di andare a cercare voti nel social momentaneamente meno intriso di propaganda e anagraficamente dai leader più remoto. La comunicazione politica, già ridotta all'osso nella semplificazione del messaggio a uso slogan o social network, si trucca provando a circuire i giovani, grande e sconosciuta galassia di voti potenziali mediamente ignorata, all'ultimo metro di campagna elettorale. Salvini aveva preceduto tutti senza lasciare particolari segni. Le sue dirette a tarda notte zeppe di filtri e toni complici nulla hanno avuto di diverso dai momenti seriosi delle altre sue dirette, rendendo plastica la dimensione tardo adolescenziale di un politico alla perenne ricerca di maturità. Poi sono arrivati gli altri, e la cosa che più impressiona è come quasi tutti si rivolgano ai giovani come fossero dei deficienti. Si presentano al pubblico, cosa assolutamente non richiesta, con il tono del maestro d'asilo, o del cantastorie, e non si capisce cosa sia stato detto loro su TikTok, a chi pensano che il loro messaggio debba arrivare. Non è un caso che siti e giornali siano ora pieni di star di TikTok (fenomeno tanto interessante quanto inquietante, se si considera che ognuna di loro ha almeno tre manager a gestirne cachet e uscite pubbliche) che danno i voti ai politici che dovrebbero votare, chiarendo che se hanno tanti follower è solo perché in tanti si divertono a prenderli per il culo. Nell'attesa di risolvere la difficoltà di veicolare contenuti (e quella di avere contenuti da veicolare), la soluzione è intrattenere. E nessuno, meglio di Berlusconi, lo sa fare. Ragion per cui mia figlia sono due giorni che ogni tanto si guarda il suo primo video ridendo. E con la testa fa "Tik-Tok", proprio come Berlusconi alla fine del video. Se non fosse mia figlia penserei che potrebbe anche votarlo, grazie a TikTok. In un contesto politico-sociale-istituzionale così deprimente (per i tanti non proprio allarmante) e che sa quasi di “fine del mondo” (nostro) ne ha donde Michele Serra quando sullo stesso quotidiano, “la Repubblica” del 10 di settembre – “L’Apocalisse allegra” -, così scrive: (…). La tragedia è (mi scuso per la madornale semplificazione) meno distaccata dalle vicende umane. Ne è talmente compresa da non poterne cogliere la intrinseca, patetica, irresistibile buffonaggine. Siamo pur sempre la scimmia che si è creduta Dio, al punto di immaginarci “fatti a sua immagine e somiglianza” (cose da pazzi). Se dunque dovessimo deperire o addirittura estinguerci per nostra stessa mano, il sospetto che siano state la vanità e la presunzione a dannarci sarebbe inevitabile, e fonte di auto-dileggio, sempre che non si sia accecati, appunto, dalla presunzione e dalla vanità. Nonostante questo, al concetto di “fine del mondo” possiamo associare tonnellate di fantasy terrificante, paesaggi lugubri, cortei di zombi, sangue e fiamme, punizione e rovina. Risate pochissime (una tra tutte il Vonnegut di “Comica finale”, 1976, sempre sia lodato). (…), dobbiamo allestire una task force per difendere, fino all’ultimo respiro, il sentimento supremo del ridicolo.

Nessun commento:

Posta un commento