“UomoVirusdellaTerra”. Ha scritto Michele Serra in “Quello che i fiumi ci dicono” pubblicato sul quotidiano “la
Repubblica” del 20 di settembre 2022: "Siamo cattivi e forse la natura già da
tempo ci dà un segnale che non vogliamo cogliere”, (…). Ma no, non siamo
cattivi. Siamo cretini. Ed è molto diverso, perché la cattiveria (che pure non
ci fa difetto) indica un deficit etico. La cretineria, un deficit
intellettuale. Non è (solo) la legge morale che ci manca. È la logica, è la
percezione e il rispetto delle leggi fisiche e biochimiche che regolano
l’universo, con le quali la natura, a differenza di noi, è in piena sintonia,
essendone al tempo stesso l’artefice e il risultato. Deus, sive natura, niente
può essere levato o aggiunto alla sintesi di Spinoza. Basta il sorvolo di un
drone per capire tutto, o quasi. Si vede il fiume Burano che discende lungo il
borgo di Cantiano. Tirava diritto, da millenni, lungo il suo alveo. L’uomo lo
ha deviato verso sinistra, erigendo un assurdo muro che ne interrompe il corso
e scavando un tunnel per farlo defluire altrove. Lo scopo era costruire nell’ex
alveo; o proteggere, vanamente, le case costruite troppo a ridosso del fiume. La
piena ha scavalcato il muro come se fosse un ridicolo inciampo, e il Burano si
è ripreso il suo letto naturale travolgendo in un baleno tutto quanto
incontrava lungo il suo corso. L’Italia pullula di torrenti tombati che ogni
qualche anno scoppiano, e di fiumi mai ripuliti, mai custoditi, usati come
discariche, semmai deviati perché faceva comodo costruire sul vecchio alveo
(Genova e la Liguria vantano, in proposito, un luttuoso primato). Capisco che
“cretino” sia una sintesi brusca e incompleta. Ma rende bene l’idea di quello
che siamo, purtroppo. E sollevando appena lo sguardo all’orizzonte si
scorgerà – sol che lo si voglia vedere - ciò che ha visto e descrive Diego
Bianchi in “Dal Ciad alle Marche”
pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 23 di settembre
ultimo: “Qua siamo già, in teoria, secondo le vecchie mappe, in pieno Lago Ciad.
Di fatto sotto vedete più terra che acqua perché il Lago Ciad, da che negli
anni Sessanta era di circa 25 mila chilometri quadrati, ora è di cinquemila. Il
lago Ciad quasi non c'è più, con tutta una serie di problemi che ora vedremo». Mentre
arrivano immagini e notizie dell'ultima, ennesima alluvione, con morti e
dispersi nella provincia di Ancona, penso a quando sia stata la prima volta in
cui ho fatto un servizio dove si parlava di ambiente ed emergenza climatica.
Con la memoria sono risalito fino al Capodanno 2017, allorché insieme all'Unhcr
andai nel lontano, sconosciuto e dimenticato Ciad, per un reportage sulle migrazioni
interne al continente africano, alla ricerca di storie, cause, effetti. Scoprii
che il poverissimo Ciad accoglieva come sapeva e poteva in proporzione molti
più migranti dai martoriati Paesi confinanti (Repubblica Centroafricana e
Nigeria su tutti) di quanti ne gestisse l'Italia. Una delle tante cose
difficili da raccontare era come anche in quelle zone il fondamentalismo
religioso provocasse morte e terrore e dunque migrazioni che poi, parlando di
quelle capaci di arrivare sulle nostre coste, sia la sinistra minnitiana che la
destra salviniana e meloniana o il cinquestellismo dimaiano, trattavano per lo
più in termini di respingimenti. Boko Haram metteva in fuga chi sopravviveva ai
suoi raid nei villaggi, e lì andai. Da N'Djamena, la capitale, prendemmo un
piccolo aereo avendo come meta il villaggio di Baga Sola, dove due anni prima
in un attentato al mercato erano morte 41 persone. C'era da attraversare in
volo quasi tutto il Ciad, fino all'aeroporto di Bol, unapista
in mezzo alla sabbia. Il radar mostrava in grafica quel che vedevo dal
finestrino, ma quelle immagini datate non corrispondevano a quel che vedevo.
Prosciugandosi, il Lago Ciad aveva costretto chi di pesca viveva a migrare al
Nord. E Boko Haram avevano peggiorato le cose. Vidi concretamente così, per la
prima volta, la migrazione climatica e gli effetti dell'emergenza sulla vita di
chi all'emergenza sopravvive. L’attualità mi riporta al discorso incredibile di
Giorgia Meloni, nel novembre 2018, contro il Global Compact, reo di stabilire
che l'immigrazione è un diritto fondamentale, di qualsiasi tipo sia, anche
quella "di chi scappa dal caldo". C'erano ironia malcelata e
sottovalutazione, in quelle parole, verso un problema "di altri". Ma
come ogni alluvione italiana dimostra, l'emergenza è di tutti. Tra realtà e
metafora, le nubi all'orizzonte non sono mai state così nere. Ed ancora,
nel merito, Michele Serra in “Gretini e
intelligentoni” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di
settembre 2022: Tra salviniani e meloniani c'è chi chiama "gretini" gli
ambientalisti, che a destra non hanno mai goduto di molto credito. Troppo
problematici. Tipici rompiballe di sinistra. Nemici del fatturato. Forse anche
menagramo. Indimenticabile una mitica campagna del Giornale, una ventina d'anni
fa, nella quale un professorino puntuto prendeva per i fondelli, in blocco, qualche
migliaia di documenti scientifici, accusandoli di allarmismo ingiustificato. Per
altro il cambiamento climatico (come tutti i cambiamenti) confligge con l'idea
che il mondo sia sempre andato avanti nella stessa maniera. La vera destra fa
della Tradizione il suo motore ideologico e spirituale: dopo la siccità,
pioverà, inutile fare tutta questa cagnara. Ci penserà il buon Dio. Poi però
succede che la pioggia arriva, ma tutta in una volta, un immenso maglio che
schiaccia cose e persone. Succede dieci, cento volte. Il cambiamento climatico
passa dalla teoria alla prassi. E a mollo nel fango si diventa tutti uguali,
alle prese con lo stesso spavento. Nel programma elettorale dei partiti di destra
la parola clima è quasi inesistente. Qualcosa in più (…) nei programmi del Pd e
dei suoi alleati, e anche dei cinquestelle, che per altro precisamente
dell'ambientalismo, in origine, erano figli, prima di diventare la qualunque.
L'ambientalismo presto diventerà sinonimo di politica: non esisterà politica
senza ambientalismo. Almeno su questo punto, la sinistra è un poco più avanti,
la destra è preistoria. C'è più cognizione del futuro nei "gretini"
che negli intelligentoni che affidano alle processioni il compito di regolare
le stagioni.
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