"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 31 ottobre 2021

Paginedaleggere. 62 Dante: «"State contenti, umana gente, al quia;/ché, se potuto aveste veder tutto, /mestier non era parturir Maria"».

 

“Desiderata”, manoscritto dell’anno 1692 ritrovato a Baltimora nell’antica chiesa di San Paolo: Procedi con calma tra il frastuono e la fretta e ricorda quale pace possa esservi nel silenzio. Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con tutti.

sabato 30 ottobre 2021

Paginedaleggere. 61 «L’uomo è stato spossessato di se stesso dall’Economia, dalla Tecnologia, dalla Scienza».

A lato. "Cityscape", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Michele Serra in “Il pensiero unico non è unico”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi 30 di ottobre 2021: (…). In ogni campo (il lavoro, i diritti, l'ambiente, l'immigrazione, la cultura, l'eros) c'è stato e c'è conflitto. Perfino l'apparente dittatura del profitto, stravincente su ogni altro fattore economico, non contiene né spiega fenomeni come il boom del volontariato, la resurrezione del Welfare e dello Stato come suo agente, la vitalità (anche come bersaglio di odio politico) di un'istituzione novecentesca come il sindacato.

giovedì 28 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 37 «Nella protesta No Vax e No Green Pass si rivela una idea solo élitaria della libertà».

 

Va giù pesante Michele Serra in “L’organizzazione della pazzia” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 26 di ottobre 2021: (…). Le categorie politiche non bastano a capire che cosa sta succedendo in quella porzione di mondo che chiamiamo Occidente. Il complottismo, Qanon, l'assalto al Campidoglio, gli elmi cornuti, la denuncia della Dittatura Sanitaria, la stessa apparizione dell'incredibile Trump sulla scena mondiale, consentono una lettura solo parzialmente politica. Tantomeno ideologica. Valgono meglio le categorie psichiatriche: e sia detto senza nessuna superficialità o irrisione, semmai con la massima considerazione della sofferenza e del disagio di chi le porta addosso. Ma questa è la sostanziale novità dell'epoca: la pazzia come agente politico, come organizzatrice delle folle. Poiché sono i regimi autoritari che bollano e dannano la pazzia, alle democrazie spetta il compito (ben diverso) di cercare di capire come mai, in misura così evidente, la pazzia abbia preteso e ottenuto la sua rappresentanza politica. Tratto da “Quei filosofi irresponsabili” di Massimo Recalcati – psicoterapeuta di scuola “lacaniana” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi 28 di ottobre 2021: Ho avuto recentemente l'occasione di cenare con dei miei cari amici di Trieste di origine argentina che mi hanno raccontato cosa è stata la dittatura militare nella seconda metà degli anni Settanta nel loro Paese. Si può riassumere efficacemente il macabro progetto dei militari con le parole del governatore della provincia di Buenos Aries, Iberico Manuel Saint-Jean: "Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi uccideremo i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, poi quelli che rimangono indifferenti, e infine uccideremo i timidi". (…). Anche in quel regime - come in tutti i regimi dittatoriali - veniva imposta una tracciabilità dei movimenti individuali. Si trattava di un sistema finalizzato a rendere pervasiva la persecuzione degli antagonisti, dell'istituzione di un vero e proprio terrorismo di Stato. Il generale Videla nel 1975 ebbe modo di affermare che "in Argentina dovranno morire tutte le persone che saranno necessarie per raggiungere la sicurezza del paese". Gli oppositori furono semplicemente soppressi con l'uso spietato della violenza. La tortura e l'omicidio politico erano all'ordine del giorno. I camion militari trascinavano in massa i dissidenti verso il loro drammatico destino. La tracciabilità era in quel caso al servizio dell'eliminazione fisica del dissenso; essa serviva a comporre "liste nere" che individuavano gli oppositori del regime che dovevano essere soppressi. La semplice idea di poter urlare "Libertà, libertà, libertà!" in una piazza o di esprimere il proprio giudizio critico in televisione era impensabile e sarebbe stata pagata al prezzo della vita. Anche nel tempo della crisi provocata dalla pandemia abbiamo dovuto ricorrere alla tracciabilità dei nostri movimenti individuali. Ma questa tracciabilità non è al servizio della morte, come avviene in ogni dittatura, ma della vita. È così difficile capirlo? Eppure nel nostro Paese l'estrema destra e l'estrema sinistra si sono scatenate in una radicale critica alla gestione della pandemia e delle relative misure di prudenza e di sicurezza sanitaria (vaccinazione e Green Pass tra tutte) approvate dal nostro governo. Questa critica furiosa avviene nel nome della libertà. Conosciamo il ritornello più raffinato: la gestione della pandemia ha aperto la strada a una virata repressiva delle nostre istituzioni che rischia di dare luogo a uno stato di emergenza permanente che finisce per giustificare una legislazione antidemocratica. Di fatto al grido di "Libertà! Libertà!" una estrema minoranza del nostro Paese denuncia la virata autoritaria dello Stato democratico minacciando la stragrande maggioranza. Non è la prima volta che nella storia più recente dell'Occidente il carattere ideologicamente illiberale della sinistra estrema converga con quello della destra estrema. Il carattere paradossale di questa convergenza è dato dal fatto che nella protesta No Vax e No Green Pass si rivela una idea solo élitaria della libertà che vorrebbe escludere il vincolo, il legame sociale, la solidarietà. È il punto dove l'anarchismo e la vocazione totalitaria si intrecciano in modo inquietante.

mercoledì 27 ottobre 2021

Paginedaleggere. 60 «Noi occidentali siamo posseduti dal denaro, da questa concretissima astrazione che informa tutta la nostra vita».

 

Tratto da “I Karamazov, il denaro e il sangue di Draghi” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi 27 di ottobre 2021: Sono di madre russa e più invecchio più mi sento russo e sempre meno italiano. Sono, oserei dire, un Karamazov. Ho tutte le diverse e contraddittorie anime dei tre protagonisti del capolavoro di Dostoevskij: l’istintualità e la violenza di Dimitri, nel cui sottofondo, oltre all’ingenuità, c’è il masochismo che è una delle caratteristiche fondanti dell’intero popolo russo, la disperata razionalità di Ivan (“Se tutto è assurdo, allora tutto è permesso”), la spiritualità di Alioscia portata all’estremo, perché tutto è estremo nelle passioni del popolo russo che si autocolpevolizza e si autoassolve in continuazione. Dimitri, Ivan, Alioscia non sono che tre aspetti dell’anima di Dostoevskij e dei contrapposti sentimenti che la compongono. Il popolo russo è mistico. E nemmeno il comunismo era riuscito a cambiarlo. Bastava solo grattare un po’ la superficie e subito saltava fuori il russo di Dostoevskij. Quando ero in Unione Sovietica nell’autunno del 1985, quella del primo Gorbaciov, a Mosca erano aperte solo tre chiese ortodosse. Se vi entravi eri preso dall’emozione, l’emozione della loro emozione. La religione ortodossa è presa sul serio da quelle parti, come del resto, poniamo, in Romania, e ha poco a che fare con lo stanco rito cattolico della messa domenicale, mentre al pomeriggio le chiese sono deserte o quasi, frequentate solo da tre o quattro vecchie strapenate terrorizzate dalla morte. La stessa emozione che avevo provato nelle chiese di Mosca, la ritrovai molti anni dopo a Teheran alla funzione del Venerdì. Gli islamici, il lettore lo sa, si mettono proni, il capo appoggiato al terreno e il culo all’aria, in una posizione oggettivamente ridicola a un occhio occidentale. Ma anche lì, io che non sono credente, mi emozionai della loro emozione. In me ha sempre giocato un ruolo fondamentale la contrapposizione fra l’istintualità di Dimitri e la razionalità di Ivan, purtroppo ha quasi sempre vinto la seconda tranne che in due o tre occasioni in cui, in preda all’ira, avrei potuto tranquillamente uccidere un uomo. (…). Quello che non è riuscito al comunismo è riuscito, a quanto pare, al capitalismo almeno a giudicare dai turisti russi di oggi che sono griffati dalla testa ai piedi in modo sgangherato, una scarpa e una ciabatta. La volgarità non è mai appartenuta a questo popolo, in ogni russo, per quanto agli stracci, cova un principe Stavrogin. Non ha alcun concetto dell’investimento, il denaro vale sempre meno di una buona occasione per spenderlo o, meglio ancora, per buttarlo via. Non è un caso che lo stesso Dostoevskij dilapidasse in vari Casinò d’Europa, in particolare in quello di Baden Baden, il denaro che racimolava faticosamente scrivendo un articolo al mese. I fratelli Karamazov sono un romanzo d’appendice, per quanto a noi oggi possa sembrare incredibile nascono così. Insomma il russo, almeno finché è rimasto tale, è un passionale, un estremista delle passioni. Che cosa ho io a che fare con quelle “anime morte”, per restare in tema, che formano in gran parte il popolo italiano di oggi? (…). Ma qui sta il punto. Noi occidentali siamo posseduti dal denaro, da questa concretissima astrazione che informa tutta la nostra vita. Il Dio Quattrino è l’unico idolo, il solo valore unanimemente riconosciuto. Ma a sua volta il denaro non è che la sovrastruttura di un sentimento più profondo che rende possibile e trionfante il capitalismo: l’invidia. Ludwig von Mises, che è uno dei più estremi ma anche dei più coerenti teorici del capitalismo, lo ammette in modo esplicito ne

lunedì 25 ottobre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 19 «L’ascesa berlusconiana è malaffare: corrompe, falsifica, plagia, froda; l’impunità della quale gode, fa scuola».

 

Una “memoriadeigiornipassati” affidata alla scrittura unica, straordinaria, erudita dell’indimenticato Franco Cordero – “Il berlusconismo visto dalla luna” - pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 3 di settembre dell’anno 2015, nella quale, tra i tanti fatti e misfatti, figuranti e prestidigitatori che la politica del bel paese ci ha maldestramente donato, spunta quel tale venuto da Rignano sull’Arno. Come siam visti dalla Luna? Un pezzo – non rimosso ancora - della “storiaccia” del bel paese: “GAFFE”, vocabolo nautico, è l’asta munita d’un ferro a uncino per l’accosto; nonché l’atto inopportuno; e Matteo Renzi, è gaffeur nei due sensi. Tale l’abbiamo visto in varie occasioni, da quando saltava sul palco allontanando un dolente predecessore; «togliti, mi metto io». Nel Nazareno, santuario Pd (febbraio2014), dichiara «piena sintonia» con Silvio Berlusconi. Così prende le parti d’un avventuriero la cui stella vola bassa (cortigiani di lungo corso cambiano cautamente divisa): stupore in platea; ma che la peripezia del sindaco fiorentino non finisca qui, è segno d’uno stato morboso nell’organismo politico. Il Colle soffiava lo sciagurato vento delle “larghe intese”. Dalla fine secolo oligarchi della pseudosinistra baciavano la pantofola berlusconiana, dando a intendere che fosse Realpolitik. Era egemone, pifferaio ricco da scoppiare, e lo rimane quando va al governo il centrosinistra: ex comunisti garantiscono intangibili i fondamenti del conflitto d’interesse; manovre camerali lo riqualificano aprendogli la via d’una doppia rivincita. Fosse meno malaccorto, con rudimenti d’ ars gubernardi, in mano sua saremmo una monarchia caraibica. Siamo quasi salvi perché gli mancano le abilità dei maiali nell’Animal Farm. Qui filtra il significato etimologico del bisillabo “gaffe”, l’uncino. L’ingordo rampante s’è impadronito del Pd: era la prima mossa e non basta; cercando sostegni meno malsicuri (mancava poco che un redivivo strappasse il premio a Montecitorio), s’è visto erede naturale dell’ormai ottuagenario; e agisce quale futuro autocrate d’un partito “nazionale” (l’aggettivo figurava nelle sigle fascista e nazista). La scandalosa «piena sintonia» era gesto rassicurante verso i “moderati”: «non vengo da sinistra»; e che l’idea abbia radici profonde, lo dicono Rimini e Pesaro. Comunione e Liberazione non regala favori. Erano applausi sviscerati. Re Lanterna ha un Delfino. Esistono gaffe perdonabili, anche se gravi ad litteram, quando l’atto o l’emissione verbale siano accidenti del comportamento. Non pare il nostro caso. Nel predetto meeting (26 agosto) lo strenuo parlatore condanna vent’anni della storia d’Italia, presupponendo che Berlusco Magnus fosse uno statista con le carte in regola, e chi lo nega disseminasse peste giacobina. Forse viveva sulla luna ignorando conflitto d’interessi, illegalismo sfrenato, abuso dello strumento legislativo: quindi non sa come l’Olonese abbia dissestato la macchina penale instaurando aree d’impunità; con che toupet tentasse tre volte d’arrogarsi l’immunità mediante leggi invalide; e quanto una devastante criminofilia incidesse nelle sventure economiche d’Italia. L’aveva portata a due dita dalla bancarotta. O sa l’accaduto e lo ritiene fisiologico, quasi fosse prassi politica svenare un Paese istupidendolo: l’inquinamento sapeva d’epidemia cinquecentesca (morbo gallico o ispanico); se è così, l’indifferenza indica vuoto morale. L’ascesa berlusconiana è malaffare: corrompe, falsifica, plagia, froda; l’impunità della quale gode, fa scuola; ancora qualche anno e lo scenario sarebbe molto triste. Matteo Renzi non ha gli spiriti animali del caimano, né issa bandiera nera, ma la successione a Re Lanterna presuppone delle affinità. Una è l’impulso a esibirsi. Stavolta svelava un disegno: battere cento teatri con musiche, film, scene dal vivo, raccontando mirabilia governativi; e sarebbe visione allucinatoria mussoliniana; l’animavano divise, sfilate, armi finte, parole ipnotiche (una molto spesa era “impero”). L’inconveniente delle fantasmagorie è che non resistano al vaglio empirico. Ad esempio, nessuno può abolire l’imposta sulla casa dall’anno 2016, lasciando intatti i quadri della spesa e l’enorme debito pubblico, quando la crescita resta un desiderio. Il ministro competente, sgomento, domanda sotto voce dove scovare i soldi.

domenica 24 ottobre 2021

Paginedaleggere. 59 «Amore appartiene all’enigma e l’enigma alla follia che abita l’altra parte di noi stessi».

 

Ha scritto Umberto Galimberti in “Non c’è alcuna sicurezza nelle cose d’amore”, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 2 di ottobre ultimo: (…). Che cos’è una vita a due? Una combinazione di forze per sopperire alla propria debolezza, un’opportunità per possedere una casa propria, una modalità socialmente accettata per allontanarsi dai propri genitori, una fuga dalla solitudine, un sacrificio dettato dalla compassione, un effetto indotto dalla fascinazione o dall’ammirazione, un aiuto reciproco fondato sul denaro, un’ascesa sociale garantita dal prestigio di un nome, un estremo rimedio contro l’insonnia e contro la dispepsia, un’autorizzazione a procreare, un sedativo contro l’eccesso passionale, una via d’accesso all’adulterio, un’anticamera alla separazione, un patto di cameratismo, un espediente per sentirsi normali, un modo per non destare sospetti e curiosità, una casa di riposo per la vecchiaia, una casa di piacere, una camera di tortura? (…). Una volta individuato l’obiettivo con un po’ di buona volontà si ha un buon margine di sicurezza. Se però non (ci) si dà alcun obiettivo, allora può venir(e) in soccorso un altro psicoanalista, Stephen Mitchell che, in “L’amore può durare?”, (…) invita a chiedersi: “Se io ti do il mio amore, che cosa ti sto dando di preciso? Il mio desiderio, la mia passione, la mia immaginazione, la mia idealizzazione, l’angoscia della mia solitudine, la mia voglia di emancipazione? Chi è l’Io che sta facendo questa offerta? E chi, per inciso, sei tu?”. La domanda è retorica. Segna piuttosto un ribaltamento radicale circa il modo di considerare l’amore, quasi sempre pensato, (…), come qualcosa in possesso dell’Io, qualcosa di cui l’Io può disporre. Per questo nessuno crede fino in fondo all’altro quando dice: “Io ti amo”. Amore non è una faccenda dell’Io. L’ultimo a ricordarcelo, in ordine di tempo, è stato Freud quando ha detto che “L’Io non è padrone in casa propria”, perché inconsce sono le forze che determinano quelle che l’Io considera sue scelte. Ma prima di Freud a cogliere nell’amore ciò che viola l’integrità dell’Io è stato Platone che nel Simposio (192 c-d) scrive: “Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. È allora evidente che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio”. Amore appartiene all’enigma e l’enigma alla follia che abita l’altra parte di noi stessi, e a cui si può accedere non con le parole ordinate dalla razionalità dell’Io, ma con il collasso dell’Io, che non oppone più resistenza all’irruzione di quel passaggio trasfigurante la sua abituale dimora che è il passaggio di Amore. Per questo Platone parla di “follia d’amore come della più eccelsa, la più divina” (Fedro 265 b). È chiaro che la follia non rassicura, per questo non si fa l’amore con tutti, ma solo con colui o colei che ha intercettato la nostra follia che ci affascina e ci attrae, dal momento che la follia è la fonte di ogni nostra espressione creativa. E come Virgilio accompagna Dante nella sua discesa nell’oltre-mondo, così, accompagnati da chi ci ama e noi amiamo, possiamo scendere nel sottofondo della nostra anima per conoscere la nostra follia, ed essere a un tempo “rassicurati” di poter riemergere senza essere travolti e da essa trattenuti.   Tratto da “Ti ha lasciata? Ricomincia da te” di Umberto Galimberti pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” di sabato 24 di ottobre dell’anno 2015:

sabato 23 ottobre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 18 «Provvedano le Parche, se hanno a cuore le sorti d’Italia».

Ha scritto oggi – sabato 23 di ottobre 2021 - Michele Serra in “Un vecchio incubo”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”, dopo che il signore di Arcore, condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni del popolo italiano, è stato acclamato quale candidato al Quirinale da quelli del cosiddetto centro-destra: Accecato dalla vanità, forse Berlusconi crede veramente di poter diventare presidente (dunque garante, padre, denominatore comune) di un paese che proprio lui, divisivo come nessun altro tranne Mussolini, spaccò in due metà inconciliabili, perché alla contrapposizione ideologica aggiunse una specie di frattura antropologica.

venerdì 22 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 36 «Quelli che riescono a fuggire dall'oppressione e dalla violenza in cerca di una vita nella libertà».

 

È veramente avvilente, da deprimersi, vedere le immagini delle manifestazioni “no-vax”, “no-pass”, “no-tutto”. L’avvilimento sta tutto in quell’invocare scomposto la tanto agognata “libertà”.

giovedì 21 ottobre 2021

Paginedaleggere. 58 «L’identità non è più il reperimento di ciò che propriamente siamo».

 

A lato. "Impressioni", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Umberto Galimberti in “La filosofia? Uno stile di vita”, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 6 di ottobre dell’anno 2012:

lunedì 18 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 35 Mario Tronti: «Il comunismo è una fede che ha una matrice comune con il cristianesimo».

Vado scribacchiando queste quattro noterelle mentre il mostro domestico va gracchiando sui consolatori risultati elettorali. Consolatori poiché ciascuno dei personaggi politici gode o si dispera per i risultati della propria “bottega” politica. Non viene in mente che da questi ultimi risultati elettorali la vera vincitrice è stata la massiccia non-partecipazione della gente all’evento elettorale.

domenica 17 ottobre 2021

Paginedaleggere. 57 «Morale della favola. Pinocchio è lo specchio fedele e implacabile dei nostri attuali dilemmi».

 

Ancora su Pinocchio e sul fascino che ha esercitato e che continua ad esercitare. Non si vuole contrapporre al Pinocchio dello scrittore Fabio Stassi (riportato nel post del 14 di ottobre) il Pinocchio dell’antropologo Marino Niola – “Pinocchio facci crescere” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 7 di luglio 2021.

venerdì 15 ottobre 2021

Piccolegrandistorie. 06 «Voi festeggiaste con la mia carne le Ferie di Agosto, addormentati nell'indifferenza del vostro ventre sazio».

 

Racconta il “misterioso” Filelfo alle pagine 80/81 del Suo volume “L’assemblea degli animali” - Einaudi editore (2020) -: (…). Aveva detto qualcuno, ricordava la gatta, che la vicinanza della morte intensifica il sentimento della vita negli umani che sembrano averlo smarrito, contagiati dal germe della dimenticanza, catturati dalle loro cieche e inderogabili faccende.

giovedì 14 ottobre 2021

Paginedaleggere. 56 «Abbiamo più cuori se leggiamo, tanti quanti sono i libri che abbiamo letto».

 

Tratto da “Basta con le favole Pinocchio è crudele”, intervista di Marta Occhipinti allo scrittore Fabio Stassi pubblicata sulla edizione di Palermo del quotidiano “la Repubblica” di ieri 13 di ottobre 2021: (…). "La letteratura è il luogo in cui si mente con sincerità – (…) -. Sciascia la chiamava la contro impostura: è una contro storia che arriva alla realtà attraverso la finzione".

Il naso di Pinocchio è cresciuto e ha squarciato le pagine della sua favola. "Sì, forse sì. Forse si torna sempre alle storie dell'infanzia, alla prima volta in cui si intuisce qualcosa del mondo. "Pinocchio" non ho mai smesso di leggerlo. Improvvisamente, l'anno scorso, per me ha assunto un altro significato, che forse era sotto gli occhi di tutti, ma di cui non mi ero mai accorto. È come se la pandemia, riportandoci di colpo alla realtà, avesse squarciato un velo anche intorno a questa favola. Aveva ragione Sciascia, un libro è un universo in espansione e la lettura è sempre un'azione anacronistica".

mercoledì 13 ottobre 2021

Virusememorie. 79 «Il magistero del Covid ci ha insegnato che il nostro modo di concepire la vita individuale e collettiva deve essere profondamente rettificato».

 

Ha scritto Michele Serra in “Malattie e malati prima del Covid” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” dell’8 di ottobre 2021: Se fossimo intelligenti, il vaccino contro la malaria sarebbe una notizia così grande, così importante, che non parleremmo d'altro per giorni. Lungo i secoli decine (più probabilmente centinaia) di milioni di persone, soprattutto nei Paesi poveri, e nelle zone povere e malsane dei Paesi più ricchi, sono morte di malaria. Più della metà, bambini. Ancora nel 2020 i morti sono stati 400mila, in gran parte in Africa.

martedì 12 ottobre 2021

Paginedaleggere. 55 Frédérich Beigbeder: «Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l'universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai».

 

Ha scritto Michele Serra in una Sua corrispondenza – “La bulimia dell’homo sapiens” – pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” dell’8 di ottobre 2021: (…) …il tema, sia pure trattato con accenti molto diversi, è lo stesso: la bulimia del genere umano. Non si tratta di un tema “etico” (o meglio, lo è solo di rimbalzo). Si tratta prima di tutto di un tema logico-razionale, direi scientifico, che mi permetto di riassumere così: in una bottiglia da un litro può entrare un litro e mezzo di liquido? (…).

lunedì 11 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 34 «L’elettore ha concluso che il suffragio universale è roba che non vale la fatica, almeno per ora».

Ha scritto Barbara Spinelli nell’incipit del Suo “I miopi signori della necessità”, pubblicato su «il Fatto Quotidiano» di sabato 9 di ottobre 2021: «(…): questo non è tempo di sperimentazioni, di politiche del possibile, di populismi e sovranismi. Tanto meno di rivoluzioni e assalti ai Palazzi del potere. Urge - (…) - “un terzo tipo di uomini: gli Uomini della Necessità”».

domenica 10 ottobre 2021

Paginedaleggere. 54 «L'unica condizione perché nel nucleo familiare possa circolare l'amore è il riconoscimento dell'alterità dell'altro».

 

Tratto da “Venticinque anni è il momento di essere se stessi” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 10 di ottobre dell’anno 2015: Troppo spesso nei rapporti famigliari, tra gli adulti che hanno scelto di vivere insieme e tra genitori e bambini, si perde la capacità di rispettare il diritto dell'altro a essere diverso da come lo vorremmo. E tutti ci rimettono.

sabato 9 ottobre 2021

venerdì 8 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 32 «Un giorno Bossi gli ha chiesto: “Ma sei massone?” E lui ridendo: “Magari!”».

Tratto da “Il guru delle poltrone che dà del tu a Draghi e non fa mai comizi” di Pino Corrias, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 2 di ottobre 2021: (…). Giorgetti saltò fuori direttamente dal fumo del sigaro di Bossi una trentina d’anni fa, quando l’altro celebre fondatore della Lega, l’architetto Leoni si aggiustò il papillon e disse al capo: “C’è questo ragazzone di Varese che sa di numeri e di economia. È sveglio. È persino laureato alla Bocconi”. E il Bossi di allora, che all’università di Medicina di Pavia ci andava per finta (“studio il cuore alle alte temperature, diventerò un elettro-dottore” diceva alla prima moglie che poverina gli credeva) rimase impressionato. Accese il sigaro, sbuffò in meditazione, disse: “Candidiamolo”. E così fu. Era l'anno 1996. Le acque del lago di Varese erano già avvelenate dagli scarichi delle fabbriche metallurgiche e dai cessi degli alacri abitanti che si erano dimenticati di costruire le fogne, e Giorgio Bocca aveva scritto da gran tempo quel formidabile inizio del suo reportage che diceva: “Mentre Piacenza galleggia nella nebbia, Varese si specchia nella sua merda”.

giovedì 7 ottobre 2021

Paginedaleggere. 53 Rousseau: «Lungi dall'affezionare il cuore dei cittadini allo Stato, il cristianesimo li distacca come da tutte le altre cose terrene».

 

A lato. Jean Jacques Rousseau.

Tratto da “Noi, così individualisti. Ma come lo siamo diventati?” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” di sabato 7 di ottobre dell’anno 2017:

martedì 5 ottobre 2021

Dell’essere. 26 «"Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Cosa diventiamo? Da cosa siamo salvati?"».

Ha scritto Umberto Galimberti in “Il sentimento oceanico” pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 21 di agosto 2021: (…). Freud apre la sua analisi su Il disagio della civiltà con alcune pagine di commento alle «opinioni espresse dal mio stimatissimo amico Romain Rolland», che in una lettera del 5 dicembre del 1927 aveva esposto a Freud la sua teoria relativa a quel sentimento di partecipazione al tutto, da lui definito “sentimento oceanico”.

lunedì 4 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 31 «Il “reato” compiuto a Riace non sembra così sinistro, sembra anzi una iniziativa profetica».

Lettera aperta di Mimmo Lucano - "Abbiate il coraggio di restare soli" – pervenutami dalla carissima amica Annamaria M. letta il primo di ottobre 2021 in una piazza di Riace: È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci.

domenica 3 ottobre 2021

Paginedaleggere. 52 «Siamo inquilini e non padroni! E gli animali sono nostri compagni di viaggio».

 

È accaduto, non certamente sul finire di una giornata, ma sul finire di quella che passerà come “la pazza estate”, “pazza estate” nel corso della quale tutti gli “spiriti” più riprovevoli hanno dispiegato il loro mal-essere nelle più strabilianti imprese agostane. C’è stato un tempo che uno chansonnier “de’ noantri” canticchiava “odio l’estate”. L’avesse fatto nella “pazza estate” appena estinta ne avrebbe rischiato grosso. È accaduto, al declinare della “pazza estate” che Diego Bianchi ne abbia scritto – “Scappare dal caldo” - sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 20 di agosto 2021:

venerdì 1 ottobre 2021

Notiziedalbelpaese. 30 Gad Lerner: «Se affianco il nome di Mimmo Lucano a quello di Danilo Dolci è perché entrambi incarnano il diritto/dovere della disobbedienza civile nonviolenta».

Ha scritto Gad Lerner in «Aberrazione giuridica contro un “giusto”», pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi: La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione non è solo accanimento feroce contro un uomo giusto, che mai ha tratto lucro alcuno dal modello di accoglienza sperimentato a Riace.