Tratto da “Ho
visto aquile in volo. E con loro morirò” di Roberto Saviano, pubblicato sul
settimanale “L’Espresso” del 6 di settembre dell’anno 2020: Quando
volo dismetto ogni coraggio, lo ammetto. Le statistiche dicono che l’aereo è il
mezzo di trasporto più sicuro, ma confesso che staccare i piedi dal suolo è
ogni volta un trauma. Nonostante mi sia ormai abituato a camminare con lo
sguardo rivolto verso il basso, sotto il cappellino che indosso sempre, quando
salgo su un aereo non manco mai di lanciare un’occhiata alla cabina di
pilotaggio, per cercare di capire chi sia, che aspetto abbia, come sia fatta la
persona a cui sto per affidare la mia vita per la durata del volo. Poi aspetto
il suo messaggio ai passeggeri sperando di sentire una voce rassicurante che mi
dica che il cielo è terso e che non sono previste turbolenze. Mi è capitato
spesso di chiedermi chi ci fosse dietro quella voce, sotto quel cappello da
comandante o quel paio di cuffie sbirciati dal cockpit. Che vita farà? Da
quanti giorni sarà in viaggio? Gli piacerà dormire ogni sera in un posto
diverso? Perché avrà scelto questo lavoro? Avrà mai avuto paura? Da quando ho
iniziato a essere un frequent flyer sono anche diventato un lettore assiduo e
onnivoro di libri che raccontano le vite di chi spesso sogna di volare sin da
bambino. E allora la scritta “pilota”, vergata con calligrafia incerta a sei o
sette anni, diventa un percorso di vita fatto di impegno, studio, sacrifici. Mi
imbatto in “Molte aquile ho visto in volo”, libro di Filippo Nassetti edito da
Baldini e Castoldi, di cui mi colpisce il titolo. Descrive le vite di persone
la cui passione si fonde con il rischio e la responsabilità. Nassetti racconta
di suo fratello Alberto, pilota, morto a 28 anni nel 1994 a Tolosa durante un
volo di collaudo. Nella narrazione sono coinvolti altri piloti, altri percorsi,
altre esperienze. Di questo libro appassionato e pieno di amore per un ragazzo
che ha dedicato sin da piccolissimo tutte le sue energie al perseguimento di un
sogno, ci sono passaggi che mi hanno profondamente colpito. Si tratta di
testimonianze, di ricordi, di fogli scritti, conservati, ritrovati. Di lettere
buttate giù d’impeto e consegnate a mano. Parole destinate a rimanere private,
ma che a leggerle non senti di stare profanando l’intimità delle persone
coinvolte. Nassetti riporta il testo di un questionario a cui il giovane pilota
aveva dovuto rispondere dopo aver subito un delicato intervento al cervello per
un tumore benigno. L’operazione presentava rischi e la probabilità concreta che
Alberto non avrebbe più avuto l’idoneità al volo. Cosa vuole tua madre che tu
sia? - Un uomo felice -. Cosa vuole tuo padre che tu sia? - Un uomo in gamba -.
Sei più vicino a ciò che vuole tua madre o a ciò che vuole tuo padre? - Oggi a
quello che vuole mio padre -. Cosa dici e credi della vita ora? - È un dono
meraviglioso -. Cosa dicevi e credevi della vita da adolescente? - È dura. È
ingiusta -. Quando tutto ciò per cui hai vissuto si sgretola, finisci col
guardare con lucidità al passato, alle aspettative che su di te erano riposte e
a come ti sentivi quando stavi percorrendo la strada che ti ha portato a essere
ciò che sei qui e ora. La madre che ti vuole felice (quale madre non avrebbe
una tale aspirazione per i propri figli?) e la constatazione che in fondo hai
scelto, e hai scelto che preferisci essere stimato più che felice. Alberto
supera la convalescenza e la riabilitazione e non molla, vuole tornare a
volare. Ora verrebbe da dire che se quel ragazzo avesse accantonato il suo
sogno di una vita, in quel preciso momento, avrebbe forse avuto la vita salva.
Ma non è possibile bloccare un sogno e la sua realizzazione. Non è possibile
tenere ancorato al suolo chi, sfidando le leggi di natura, ha deciso di voler
vivere volando. Continua il questionario: Come pensi che potresti morire? - Di
vecchiaia -. Cosa ci sarà scritto sulla tua tomba? - Molte aquile ho visto in
volo, ali maestose sfidare il suolo, rapaci solitari incontro al sole,
imperiali figure sfrecciare nelle gole, ancora a lungo le vedrò, poi, con loro,
io morirò... -.
"Ognuno di noi ha un paio di ali... ma solo chi sogna impara a volare..." (Jim Morrison). "Vola solo chi osa farlo".(Luis Sepulveda). "Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare.(Leonardo da Vinci)." Per la maggior parte delle persone il cielo è un limite. Per coloro che amano volare, il cielo è casa ".(Anonimo)." Nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo".(J.M.Barrie)."Cerca il modo di volare alto, perché è lì che viaggiano i sogni".(Luigi Augusto Belli). "Volare è come amare, e non solo il cielo, bensì anche la terra e l'azzurro del mare".(Jean-Paul Malfatti). "Non smettere mai di sognare, solo chi sogna può volare!". (Peter Pan). Stupendo e molto significativo questo post! Volare è un sogno che diventa sinonimo di speranza. Quella speranza che può spronarci, nella vita di tutti i giorni, a impegnarci per giungere ai traguardi che riteniamo più importanti. Penso che ci sia nell'uomo il desiderio innato di superare se stesso ed i propri limiti, per seguire le proprie passioni e le proprie idee. Il volo rappresenta la ricerca di una visione alternativa della realtà, che spesso è ricerca di un'armonia e di una spiritualità più vera e più profonda. Grazie, buona giornata e buona continuazione.
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