Ha scritto Umberto Galimberti in
“A proposito dei No Vax” pubblicato sul
settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 18 di settembre 2021:
Facciamo
un po’ d’ordine. (…). Lasciamo a ciascuno la sua religione perché intorno alla
fede non è il caso di discutere, dal momento che la fede “crede” perché non “sa”.
Io non credo che 2+2 faccia 4 perché lo so, ma se ho fede, “credo” che Cristo
sia risorto, perché “non lo so”. Con questo elementare ragionamento sono in
linea con Tommaso d’Aquino che, nel primo articolo del De Fide, dice che
promuovere la fede è un elemento estrinseco alla ragione: la volontà (ex
extrinseco, ex voluntate). (…). La scienza è un sapere oggettivo, valido per
tutti, perché frutto di una sperimentazione riproducibile ovunque, da chiunque,
col medesimo risultato. Che all’inizio gli scienziati abbiano idee diverse non
significa che la scienza dice una cosa e il suo contrario, ma semplicemente che
i vari ricercatori partono da ipotesi diverse giungendo a diverse conclusioni
che poi, a sperimentazione avvenuta, convengono all’unica conclusione
verificata. Ora pare a me evidente che la grande riduzione dei contagi, dei
ricoveri ospedalieri e dei decessi che prima dell’introduzione del vaccino erano
nell’ordine di 500 al giorno, oggi, con gran parte della popolazione vaccinata,
si sono ridotti in maniera molto significativa, e l’economia, che prima del vaccino
sembrava andasse a rotoli, con gravi conseguenze in termini di disoccupazione e
povertà, dopo la vaccinazione di massa ha cominciato a riprendersi. A questo
punto negare l’evidenza a favore di una propria convinzione non contraddice solo
l’atteggiamento filosofico, ma anche il buon senso. (…). Ora il campo è quello
della pandemia, caratterizzata dal fatto che ognuno di noi può essere un
portatore di contagio che ha sugli altri conseguenze di malattia e di morte. (…).
In tutta la storia della filosofia non (si)
trova un filosofo che (…)
darebbe ragione, dal momento che tutti limitano l’esercizio della libertà fino
a quel limite oltre il quale si nuoce agli altri. Naturalmente (…) oltre alle
idee che “pensiamo”, ci sono le idee che “ci possiedono” e ci governano con
mezzi che non sono logici, ma psicologici, e quindi radicati in quel fondo dell’anima
dove anche la ragione fatica a far giungere il suo raggio. (…). Tratto da
“Paranoia pandemia: il popolo dei
cacadubbi nell’era dei complotti”, intervista di Antonello Caporale al
professor Gennaro Carillo – ordinario di “Storia del pensiero politico” presso
l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli – pubblicata su “il Fatto
quotidiano” del 20 di settembre 2021:
L’esitante è l’homo novus di questo tempo
paranoico. È solo un cacadubbi in attività permanente? - L’esitante è parte di
un inedito corpo sociale, un magma che fa da combustibile fossile del pensiero
di questo tempo, di questa immersione totalizzante nel virus. Wu Ming definisce
giustamente questa condizione come l’età del “virocentrismo”. Il virus ha saturato
il discorso pubblico, l’ha fagocitato al punto che stiamo allegramente perdendo
di vista ogni altra realtà, sedotti come siamo dalle scatole tossiche del
complottismo universale -.
Gennaro Carillo è il filosofo della politica
che indaga con puntiglio la morfologia degli esitanti, dei dubbiosi fino allo
stremo, dei no vax fino alla morte. - Stiamo costruendo una grande piazza
d’armi per la psicoanalisi. Il magma abitato da suprematisti, da razzisti, da
gente intossicata dalle fake news ora gode immeritatamente delle riflessioni
puntigliose di sinceri democratici, di libertari, di liberali -.
Il virus è un mistero. Non sappiamo come sia
nato, non abbiamo altre armi che il vaccino, per quanto imperfetto. Sarebbe
troppo banale chiudere qui la questione? - È stato commesso un errore grave:
eticizzare il vaccino. Chi lo fa è persona saggia chi non lo fa è scriteriata.
Alcune frasi, “stanare i no vax”, hanno configurato un mondo abitato da
predatori e da prede. Stanare è un verbo orribile. Anche Mattarella ci ha messo
del suo -.
Anche Mattarella? - Eccessivamente
moralistico il monito. Il bene di qua, il male di là. Se si fosse detto che il
vaccino non è buono in sé ma ha conseguenze benefiche per la nostra vita, è
utile a noi, alla nostra stessa libertà. Utile, ecco. Nulla di più. Come il
Green pass: un foglio che ci fa campare meglio e ci tutela di più. L’utilità
marginale. Abbassando ogni altra pretesa etica -.
Però gli esitanti non hanno alcuna voglia di
affrontare l’esitazione e revocarla. - Qui c’è da distinguere tra una parte
ideologizzata, dichiaratamente razzista e suprematista, per indole
complottista, e quella povera gente che si abbevera ai social network. Sono i
destinatari di comunicazioni tossiche, figli dell’algoritmo che ti fa bersaglio
delle tue stesse paure. Se capisce che temi nell’acqua potabile la presenza di
veleni, ti inonda di notizie in cui l’acqua e il veleno sono i protagonisti. La
paura si alimenta e rialimenta in un processo paranoico, perché la
disintermediazione ha questo effetto nocivo collaterale -.
E così il virus emargina ogni altra
questione. Ci fa dimenticare le altre urgenze, anzi smobilita il pensiero sul
resto della nostra vita. - Avrei immaginato che ci saremmo dedicati ad
approfondire il tema della sanità. Il crash di quella lombarda avrebbe dovuto
farci correre ai ripari, parlare della medicina territoriale, capire già adesso
quanti e quali sono gli investimenti per non replicare quell’inferno -.
Invece vaccino sì e vaccino no. Green pass
sì e Green pass no. - È il fraintendimento del concetto di libertà, la
dimensione estrema per cui ciascuno attribuisce alla propria misure extra large
del diritto. Come se non esistessero recinti di regole entro cui esercitare la
nostra libera scelta, il nostro arbitrio. È il modo simile in cui si sono
comportati i partecipanti alla grande adunata rave nel Lazio. Loro avevano
voglia di suonare, magari ubriacarsi, magari drogarsi e avevano bisogno di un
grande spazio. Hanno giudicato il loro diritto intangibile e le loro necessità
incomprimibili -.
Però tra gli esitanti c’è una fetta di
intellettuali, di liberali sinceri, di menti allenate all’analisi critica. - Non
discuto la loro reputazione, però domando il senso di questa enorme sofferenza
pubblica. Possiamo fare altro senza il vaccino? Stiamo meglio sicuri senza
Green pass? C’è una soluzione diversa? E questo imperturbabile, continuo
dimenarsi intorno alla particella del diritto quali danni produce al confronto
pubblico di una società nella quale la pandemia ha seppellito finora più di
120mila corpi e un milione e duecentomila posti di lavoro? -.
In effetti le critiche più severe al vaccino
e suoi derivati provengono da fette della società (politici, giornalisti,
intellettuali) che – almeno economicamente – meno hanno patito la pandemia. - Il
ceto dei privilegiati, nulla di nuovo. Tipico di una società tardo
capitalistica -.
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