"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 24 luglio 2021

Notiziedalbelpaese. 22 «Dicono che Draghi è disinteressato al consenso. Ne dubitiamo. Le sue parole sono somministrate come ostie, anche se vuote».

 

Ha scritto Marco Travaglio in “Io so che tu sai che non so”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri 23 di luglio 2021: (…), in un Paese serio, il problema nemmeno si porrebbe perché dal governo sarebbe già uscita la ministra Cartabia. Da due giorni scriviamo che è una bugiarda, perché chiunque sa di giustizia (pm, giudici, avvocati, Dna, Csm) non fa che smentire le sue menzogne al Paese e financo al Parlamento. Ma forse, così, le facciamo un favore, presupponendo che sappia di cosa sta parlando ed escludendo che non ne abbia la più pallida idea. Ipotesi molto concreta, a leggere il Salvaladri&mafiosi e le parole usate per giustificarlo: “Si è detto che i processi per mafia e terrorismo andranno in fumo, ma non è così, perché per i reati puniti con l’ergastolo si esclude l’improcedibilità”. Una frase agghiacciante già in sé: le vittime di tutti i reati che non siano l’omicidio apprendono che la ministra della Giustizia trova normale mandare i loro processi “in fumo”. Ma soprattutto una menzogna: la stragrande maggioranza dei processi di mafia e terrorismo non contemplano omicidi (puniti con l’ergastolo) e la ministra della Giustizia trova normale mandarli “in fumo”. La pena massima per associazione mafiosa e terroristica è 30 anni: se dalla sentenza di primo grado a quella d’appello passano 3 anni e un giorno, il processo muore stecchito. Quello per la trattativa Stato-mafia (minaccia a corpo politico) dura da oltre 3 anni: con la Cartabia, sarebbe già improcedibile (e non è escluso che lo diventi, se gli avvocati riusciranno a ottenere l’applicazione retroattiva, visti gli effetti penali sostanziali che comporta). Quelli ai forzisti D’Alì e Cosentino, condannati l’altroieri a 6 e a 10 anni in appello per concorso esterno, duravano da 6 e da 5 anni: con la Cartabia sarebbero finiti in fumo. Che queste cose la Guardasigilli le sappia o le ignori, poco cambia. Basterebbe un governo non dei migliori, ma dei discreti, per accompagnarla ipso facto alla porta. A prescindere. Se manda consapevolmente al macero decine di migliaia di processi perché sa quel che fa e poi mente sapendo di mentire, se ne deve andare per palese malafede. Se manda inconsapevolmente al macero decine di migliaia di processi perché non sa quel che fa (ma lo sa chi le scrive le leggi) e poi mente a sua insaputa, se ne deve andare per palese incompetenza. La nota giurista (per mancanza di prove) prestata alla politica va immediatamente restituita, prima che faccia altri danni. Tratto da “Le parole sbagliate del Migliore Draghi su vaccini e giustizia” di Barbara Spinelli, pubblicato su «il Fatto Quotidiano» di oggi 24 di luglio 2021: È improbabile che il presidente del Consiglio sia privo di proprie idee, ma sta di fatto che pur dovendo tener conto di una maggioranza sconnessa, egli le esprime in maniera spesso confusa e non sempre competente. (…). …sulla riforma Cartabia, che sarà blindata con un voto di fiducia, regna la confusione. In un primo momento Draghi ha taciuto, anche se l’8 luglio fece capire ai ministri 5Stelle che il governo sarebbe saltato senza il loro assenso. La riforma sarà forse modificata, ma per ora il presidente del Consiglio sembra ignorare le critiche durissime espresse dal Consiglio superiore della magistratura, oltre che da singoli magistrati, costituzionalisti e avvocati (Nicola Gratteri, Cafiero De Raho capo dell’Antimafia, Massimo Villone, Pier Camillo Davigo, Gian Carlo Caselli, Alessandra Dolci, Giuseppe De Carolis, Franco Coppi).Queste le forme che sta assumendo la Restaurazione inaugurata da Draghi: tornano in auge personaggi che hanno ispirato politiche e analisi fallimentari durante e dopo la crisi del 2007-2008 e che nulla hanno saputo dire sulla pandemia, sul clima, sulla rovina di una mondializzazione interamente affidata all’arbitrio dei mercati. È stata estromessa come consigliere di Palazzo Chigi un’economista innovativa come Mariana Mazzucato, ma in compenso sono rientrati nelle stanze del potere neoliberisti in parte screditati come Franco Bernabè, Francesco Giavazzi, e perfino Elsa Fornero che fallì la riforma delle pensioni.Per rendere ineluttabile quello che è evitabile si insiste sul fatto che “è l’Europa a chiedercelo”, in cambio del Recovery Plan: a volere questa riforma giudiziaria che potrebbe mandare al macero il 50% dei processi dopo averne allungata la durata in modo che dopo 2/3 anni, in appello, scatti la prescrizione chiamata nel frattempo improcedibilità. E sarebbe ancora una volta l’Europa a imporre che sia il Parlamento, cioè la politica, a fissare le azioni penali prioritarie (una “piccola e micidiale novità” che viola l’articolo 112 della Costituzione e mina l’indipendenza della giustizia, afferma il costituzionalista Villone in sintonia con il Csm).L’Europa non chiede nulla di tutto questo. Siamo in presenza di fake news allo stato puro, diffuse da giornalisti e politici sempre così pronti a insultare i social. L’Ue chiede processi più rapidi, ma da anni critica le prescrizioni facili e nel febbraio 2020 la Commissione europea promosse la riforma Bonafede.C’è ancora chi si dice convinto che le fake news nascano solo nei social. Ma che dire degli editoriali giornalistici e televisivi osannanti la Restaurazione di Draghi e che propinano contro-verità? Che dire quando gli stessi giornalisti incensano gli oracolari silenzi o le sprezzature del presidente del Consiglio continuando a trattare con sufficienza i frequenti discorsi tenuti da Conte fin dall’inizio della pandemia? Varrebbe invece la pena ricordare meglio quell’inizio 2020. Conte fu il primo in occidente a scegliere di fronteggiare con metodi coercitivi una pandemia colossale: impresa non scontata nelle democrazie costituzionali.Questo sarebbe il momento di trovare parole appropriate e persuasive: sulla giustizia, sul Covid, sul clima. Sembra che quelle parole Draghi non riesca a trovarle.Per avviare un dialogo vero con tutti gli italiani anziché dividerli, occorre avere conoscenza, idee che si affinano nel contraddittorio, audacia nel fornire dati affidabili. Si potrebbe ricordare che più circola il virus, anche se non letale tra i giovanissimi, più si sviluppano nuove mutazioni fino al giorno in cui apparirà la variante che sfuggirà ai vaccini esistenti. Oppure si potrebbe spiegare che il “Covid lungo” non è una passeggiata, per un giovane non vaccinato che si infetti anche leggermente.Dicono che Draghi è disinteressato al consenso. Ne dubitiamo. Le sue parole sono somministrate come ostie, anche se vuote. Se il consenso gli fosse indifferente non si presenterebbe e non sarebbe percepito come l’onnisciente che non è.

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