"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 30 luglio 2021

Virusememorie. 75 «I no vax ideologici sono una manifestazione infantile dell'antipolitica dai tratti paranoidi».

 

Ha scritto Michele Serra in “Marco che parla anche per mio conto”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di mercoledì 28 di luglio 2021: Marco Natali, di anni 22, è molto più bravo di me. Passava dalla piazza di Lodi, sabato scorso, e si è imbattuto per caso nel corteo che manifestava contro il Green Pass e i vaccini. Ha sentito una signora dire che i morti di Covid non esistono, li ammazzano negli ospedali al solo scopo di spaventare la gente. Marco si è fatto largo in mezzo ai manifestanti e ha detto: mio padre era medico, è morto di Covid, se ci fosse stato già il vaccino sarebbe ancora qui. Marco è molto più bravo di me perché io, al posto suo, avrei cambiato strada. Le idee degli altri non mi spaventano, il fanatismo sì. La falsità eretta a regola, sì. Se uno mi dice che il Covid è un’invenzione del potere, o che la Terra è piatta, io scappo. Provo una specie di orrore e al tempo stesso una sensazione di impotenza, di fine corsa, puoi discutere della Terra con chiunque, anche con chi è convinto che sia un’arancia da spremere, una pecora da tosare, ma come fai a discutere della Terra, cioè della realtà, con uno che ti dice che è piatta? Marco è molto più bravo di me perché non ha avuto paura di dire: guardate che la realtà esiste. La morte da Covid esiste. Mio padre è esistito. Ed esistete perfino voi, che avete la testa piena di cazzate lette sui social, di dicerie dementi. E siccome esistete, io parlo con voi. Ecco: Marco ha avuto, per i no vax, il rispetto che io non sono capace di avere. Li ha affrontati da persona a persona. Invidio la sua forza e la sua generosità. La sua fiducia nel prossimo, anche quando il prossimo cade, farnetica, e forse merita di incontrare uno come Marco che gli parla, non uno come me che si tappa le orecchie e fugge via. Tratto da “Impauriti, narcisisti e antipolitici viaggio nella mente del popolo no vax” di Massimo Recalcati - psicoterapeuta – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi venerdì 30 di luglio 2021: (…). Può lo Stato imporre ai suoi cittadini vincoli e obblighi che riducono la loro libertà di azione? Sebbene questa sia la condizione di ogni democrazia, in quanto la libertà non è mai assoluta ma sempre mitigata da leggi condivise, il popolo e gli intellettuali no vax, proprio nel nome della democrazia violata, scendono in piazza interpretando come un abuso insopportabile la recente introduzione del Green Pass e delle altre misure che rendono obbligatorio il vaccino in determinate situazioni (…). È interessante osservare come popolo e intellettuali no vax non abbiano una sola anima. La loro geografia appare infatti piuttosto frastagliata. Possiamo innanzitutto distinguere i no vax ideologici. In questo caso fanatismo anti-politico e fanatismo anti-scientifico si mescolano in un solo pastone. E, tuttavia, a guardare bene è sempre il fanatismo dell'antipolitica a trascinare con sé quello antiscientifico. Al fondo troviamo il sospetto invincibile nei confronti del sistema della rappresentanza democratica della politica e delle sue istituzioni. L'assioma è chiaro: sono gli interessi più torbidi della politica che guidano le imposizioni sanitarie. I no vax ideologici sono una manifestazione infantile dell'antipolitica dai tratti paranoidi. È l'apologia più pura del populismo: il potere politico e scientifico vogliono soffocare la libertà inviolabile del popolo. Siamo divenuti cavie di un esperimento mondiale delle grandi industrie farmaceutiche. Gli estremismi si toccano: la stessa critica al sistema trova voci radicali sia a destra che a sinistra. Lo faceva notare nel suo Salò già Pasolini: la Destra porta nel suo cuore più profondo una spinta anarchica che rigetta radicalmente ogni senso del limite. Una variante significativa dei no vax ideologici è quella dei no vax filosofici. Qui la parola chiave è biopotere. La nostra libertà sta subendo un attentato mortale. Nel nome della difesa della salute e della sicurezza, il biopotere invade la sfera privata imponendo le sue leggi disciplinari, trasfigurando lo stato di eccezione in una regola. Esiste un filo rosso che unisce le leggi speciali anti-terrorismo post 11 settembre - l'esercizio del controllo delle vite avviene nel nome della difesa dei cittadini - , con quello che sta accadendo ora con la dittatura sanitaria. Lo stato di emergenza esautora le istituzioni democratiche della loro essenza introducendo una virata totalitaria dagli esiti inquietanti. Anche in questo caso intellettuali di sinistra e di destra si trovano riflessi nello stesso specchio. Il che non può non impressionare. Quando la filosofia insegue le sue tesi generali dimenticando l'analisi del particolare tende sempre a generare mostruosità. Non discriminare l'emergenza terrorismo dall'emergenza pandemica - esercizio che anche un bambino saprebbe argomentare - rivela come il convincimento assiomatico delle tesi generali non sappia spesso confrontarsi con la prova imposta dalla realtà: la vaccinazione non è espressione del biopotere, ma la risposta della comunità degli uomini alla violenza omicida del virus. Al fondo di questa posizione troviamo una concezione neo-libertina della libertà: aristocraticismo, individualismo, complesso di superiorità, l'idea, conscia o inconscia, del popolo come massa acefala, gregge, luogo di alienazione del pensiero critico. Una categoria antropologicamente diversa è, (…), quella dei no vax salutisti. La loro preoccupazione non si ispira né all'antipolitica, né alle strategie occulte del biopotere, ma a una sincera preoccupazione relativa agli effetti, soprattutto a lungo termine, dei vaccini sui nostri corpi. Il fanatismo lascia qui il posto alla paura. Questa parte di no vax potrebbe essere raggiunta da una informazione semplice e coerente che è purtroppo spesso mancata. L'assenza di prese di posizione ideologiche rende ancora possibile il confronto e la possibilità della persuasione. Ma quest'ultima tipologia di no vax rivela altresì la cifra più elementare che probabilmente alberga soggettivamente anche nelle altre due. (…): dal punto di vista strettamente psichico, la paura di assumere il vaccino è la stessa di viaggiare in aereo. La vigilanza dell'Io non vuole arretrare, non accetta di perdere il controllo, di affidarsi ad un altro sapere. Eppure è quello che accade ogni volta che dobbiamo sottoporci, a causa di una malattia, al discorso medico e alle sue leggi. Al fondo c'è una strenua difesa dell'inviolabilità dei propri confini personali, una profonda angoscia di contaminazione. Si tratta di un prolungamento collettivo del narcisismo ipocondriaco individuale: preservare i propri confini dalla venuta dello straniero. È una declinazione particolare di sovranismo psichico.

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