“Un fatto memorabile”, secondo racconto “breve” di Andrea Camilleri ritrovato
nell'archivio storico del giornale “L’Ora
del popolo” – in seguito “L’Ora”
di Palermo - e custodito presso la
Biblioteca Centrale Regionale, racconto pubblicato su quel quotidiano il 29 di maggio
dell’anno 1949: B. è un piccolo paese dell’interno della Sicilia, uno di quei paesi
come tanti se ne incontrano quaggiù, con le viuzze strette desolate e
maleodoranti, con le case l’una a ridosso dell’altra che sembrano guardarsi in
cagnesco come per un antico rancore, con l’unico caffè nel mezzo della piazza
principale, con l’immancabile circolo dei nobili e infine con il minuscolo
cimitero ben tenuto, proprio in fondo al paese dove già comincia ad estendersi
la campagna. Un luogo insomma dove la vita trascorre monotona e tranquilla nel
susseguirsi sempre uguale dei giorni e dove le uniche novità sono date dalle
campagne elettorali, dalle nascite, dalle morti, dai matrimoni e, una volta
all’anno, dalla festa del santo patrono. Detto ciò, non vi sarebbe
assolutamente altro da aggiungere su B. se quest’anno non vi fosse accaduto
qualcosa di grosso, un vero e proprio fatto memorabile: fu proprio in questo
sperduto paese, evidentemente dimenticato dagli uomini ma non da Dio, che Gesù
Cristo rivelò all’umanità, nell’anno di grazia 1949, la sua vera fede politica.
La cosa cominciò così. Una mattina, mancavano ancora due giorni per la Pasqua,
il prete del paese mentre attraversava la piazza principale per recarsi in
Chiesa s’accorse che un’accesa discussione si andava svolgendo con un eccessivo
spreco di gesti, come si usa fra noi gente del sud, tra alcuni uomini. Avvicinatosi
incuriosito, egli poté distinguere al centro del gruppetto un giovinotto con
dei basettoni lunghi fino al mento e i capelli ricciuti abbondantemente
imbrillantinati che gridava con gli occhi fuori dalle orbite: “Sì! Sì! Ed è
inutile che mi guardiate così! Ve lo torno a ripetere: Cristo era comunista!
Non solo, ma posso anche dimostrarvelo!”. “Forza allora, dimostralo” -
incoraggiò uno del gruppo che sembrava enormemente interessato a tutta la
faccenda. “Subito” – disse con foga il giovanotto e dopo essersi guardato
attorno con aria di sfida, aggiunse: “Quando Cristo risuscitò salì al cielo con
una bandiera in mano. Lo sapete di che colore era questa bandiera?” Fece una
pausa drammatica e nel silenzio profondo degli altri scandì: “Rossa! Rossa!”. Lasciando
il gruppo ormai caduto in una perplessità sbigottita, il prete si allontanò
facendo tra di sé divertite considerazioni sull’ignoranza umana. Per tutto il
resto della mattinata e per buona parte del pomeriggio egli fu occupato in
chiesa e solo verso sera poté uscire per recarsi come sempre faceva a scambiare
quattro chiacchiere con il farmacista. Stava perciò riattraversando la piazza
quando gli giunse improvviso all’orecchio un rumore di sedie e di tavoli
rovesciati assieme ad un confuso vocio proveniente dal caffè e immediatamente
di seguito vide un uomo che, dopo essersi fermato un istante sulla soglia del
locale gridando a squarciagola “è bianca! è bianca!”, rapidamente s’eclissava
nell’ombra della sera mentre un altro individuo furente e gesticolante si
lanciava ad inseguirlo. A scanso d’equivoci il prete decise sull’istante di non
intromettersi nella questione ma di accelerare piuttosto la navigazione verso
il tranquillo porto della farmacia. E qui un’altra sorpresa lo attendeva: il
farmacista, sovvertendo quella che ormai era una tradizione, invece di dirgli
il consueto: “come va, reverendo?”, sollevò appena gli occhi da un libro di
ricette che stava consultando e chiese con aria ironica: “È bianca o rossa? Lei
dovrebbe saperlo”. “Ma cosa?”, domandò il prete sbalordito. “La bandiera, la
bandiera che Cristo ha in mano quando sale al cielo – disse calmissimo il
farmacista e seguitò: “in paese oggi non s’è parlato d’altro”. “Sciocchezze!” – tagliò corto il prete. E tirò
fuori un discorso qualsiasi. Ma l’indomani mattina mentre dopo aver detto messa
egli indugiava in sacrestia e sentiva pesargli addosso lo sguardo impaurito del
sacrestano il cui viso si era addirittura trasformato in un enorme punto
interrogativo, vide comparire la massiccia figura dell’avvocato Z, uomo di
provata fede democratica. “Reverendo” – disse quest’ultimo a bassa voce e
avvicinandosi tanto da fargli sentire il caldo fiato odorante di mattutine
libagioni! – “Reverendo, qui la cosa è semplice e io sono un uomo di mezza
parola. Dunque ci siamo capiti”. “Ma io non ho capito niente!” - insorse disperatamente
il prete – “E lei non ha detto neppure quella mezza parola che è solito dire!”.
“Reverendo, non faccia lo gnorri e non mi faccia scappare la pazienza!”. E
avvicinando ancora di più la bocca all’orecchio dell’altro impaurito soffiò:
“Bianca!”. “Ma …”. “Non ho altro da dire. Baciolemani” – concluse secco
l’avvocato e uscì. Sconvolto, a mezzogiorno il prete non poté toccare cibo. Se
ora assieme agli ignoranti si mettevano a discutere anche le persone che si
credevano colte, le cose si sarebbero messe certo a male. Dove si andava a
finire di questo passo? E quel giovanotto brutto coi basettoni che aveva
attizzato tanto fuoco chi era, il diavolo? A sera, mentre rimuginando continui
pensieri si dirigeva verso la farmacia, da una traversa gli si parò davanti un
uomo che il prete riconobbe per uno dei più accesi estremisti del paese. “Reverendo – disse tutto d’un fiato l’uomo –
so che stamattina è venuto da lei l’avvocato Z. Questo disgraziato in vita sua
non ha fatto altro che cambiare le carte in tavola. Ma questa volta ha poco da
cambiare perché io ho in tasca una santina dove c’è stampato Gesù che sale in
cielo con una bandiera rossa in mano e se l’avvocato s’arrischia a dire
qualcosa gliela faccio mangiare, gliela faccio. Io so che lei, malgrado sia un
prete, è un galantuomo. Perciò voglio metterla in guardia: se Cristo non risuscita
con la bandiera rossa, domani in chiesa e in paese finisce a macello. Non le
dico altro. Buonasera”. E l’uomo sparì misteriosamente così come era venuto,
mentre il parroco come un automa riprendeva a camminare verso la farmacia. Qui
fu accolto senza una parola dal volto preoccupato del farmacista. Il prete si
abbandonò di peso su di una sedia e asciugandosi il sudore della fronte
esclamò: “Dio mio, illuminami tu!”. “Cattivo tempo!” - disse il farmacista
alzando gli occhi al tetto come per scrutare delle nuvole cariche di pioggia e
aggiunse: “Ma lei una soluzione deve trovarla”. “Tra l’altro – sospirò il prete
– ora è troppo tardi per informare i miei superiori della situazione”. Il
farmacista non rispose. A parte il fatto che non era Dio, non aveva proprio
nessuna idea in proposito. Allora il prete si alzò, disse un buonasera a fior
di labbro. Il giorno dopo la chiesa era inverosimilmente gremita di gente con
occhi rossi dal sonno perduto (avevano tutti trascorso la notte a coprirsi
d’insulti) che si scambiavano a voce alta supposizioni e commenti. Quando un
istante prima di incominciare la messa il prete sporse la testa dalla
sacrestia, mille occhi s’appuntarono su di lui. Ma egli appariva così
straordinariamente tranquillo e sorridente che il farmacista, andato anche lui
in chiesa per vedere come andava a finire la faccenda, tirò un sospiro di
sollievo e si sentì rassicurato. “Ha trovato la soluzione” – pensò e guardò con
curiosità il telone nero che copriva, sospeso da una funicella sull’altare
maggiore, la statua del Cristo resuscitante e che al momento opportuno sarebbe
stato tolto via acquietando così l’attesa spasmodica e minacciosa del paese. Ma
un silenzio spesso e pesante come nebbia calò sui presenti appena giunse il
momento di scoprire la statua. Tutti trattennero il respiro e serrarono i denti
mentre il prete, con un gesto deciso, ingiungeva al sacrestano di tirare via il
telone. Il silenzio durò ancora un attimo a telone caduto, poi una risata
immensa e irrefrenabile scoppiò da tutte le bocche, fece fuggire i colombi in
amore dal tetto della chiesa, eclissò addirittura il suono delle campane
festanti. Il prete, per non scontentare nessuno, aveva del tutto tolto la
bandiera dal braccio levato in alto della statua. E Cristo, salendo al cielo con
la mano destra chiusa a pugno e alzata al di sopra della sua testa, rivelava
agli uomini, col ben noto saluto, la sua vera e profonda convinzione politica.
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