"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 7 maggio 2019

Riletture. 88 «Odio e noia si dividono il campo».


Tratto da “Giovani sull'orlo di un mondo uguale e diviso” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del 7 di maggio dell’anno 2016: Dal drammatico confronto coi terroristi coetanei, che vivendo in un mondo senza barriere lo rifiutano, i ragazzi in Occidente ricavano urgenti domande e richieste. L'Occidente finirà inghiottito dall'occidentalizzazione del mondo, perché quando tutto il mondo sarà occidentalizzato l'Occidente sarà irriconoscibile.
Paradossalmente, contro questa occidentalizzazione globale si muove il terrorismo, praticato da giovani cresciuti in mezzo a noi e che, al pari dei nostri giovani, si muovono senza confini: i giovani terroristi per distruggere la cultura dell'Occidente, i nostri giovani per cercare un luogo dove ancora sia possibile trovarla. Disperati i primi e carichi di odio, dopo essere nati e cresciuti in un mondo, quello europeo, dal cui tenore di vita si sentono esclusi e privi della speranza di potervi accedere, cercano il gesto che possa esprimere, in modo ai loro occhi eroico, la distruttività del loro nichilismo. I nostri giovani, invece, che il nichilismo lo assaporano quotidianamente a piccole dosi, non trovano nella cultura occidentale, così come va sviluppandosi ed espandendosi, un orizzonte in cui si possa proiettare un sogno di vita soddisfacente. E allora con una disperazione che non è incendiaria e omicida, ma fredda, come freddi si rimane quando un sogno è spezzato, si chiedono che senso ha l'Europa e l'Occidente, e se c'è ancora un tempo e un modo di trovarlo questo senso, al di là dei valori che sbandieriamo e che, prima che arrivassero i terroristi, abbiamo provveduto noi a distruggere. Grazie ai mezzi informatici con cui sia i giovani terroristi sia i nostri giovani sono sempre connessi, lo stesso mondo appare agli uni come un mondo da distruggere, agli altri come un mondo dove, nonostante non abbia barriere, altro non s'incontra, (…), che «il medesimo, generale, comune, globalizzato modo di vivere». Odio e noia si dividono il campo, e se dell'odio qualcosa abbiamo capito e in qualche modo, anche se un po' goffamente, tentiamo di difenderci, dalla noia dei nostri giovani, sostenuta dal nichilismo freddo di chi ha visto drasticamente ridotta la possibilità di sperare in un'Europa, spalancata ai loro viaggi, ma sempre più chiusa al loro futuro, da questa noia non ancora del tutto rassegnata nasce una richiesta di integrazione, per quel tanto che i giovani dell'odio hanno in comune con i giovani della noia. E insieme alla richiesta nasce drammatica anche la domanda: «Come possiamo sperare nell'integrazione in Europa, quando non ci siamo dati il tempo di capire cosa significa essere europei?». E ormai di tempo forse non ce n'è più.

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