"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 27 maggio 2019

Sullaprimaoggi. 83 «L’adultescenza diventa un pericolo per la stessa sopravvivenza della comunità sociale».


Devo alla carissima amica A.A. la segnalazione del “pezzo” di Massimo Ammaniti. E sì che mi considero (forse impropriamente) un attento lettore del settimanale Robinson sul quale il testo è stato rinvenuto, ma l’interessante testo mi era proprio sfuggito. La carissima amica, cortesissima ed attentissima visitatrice di questo blog, aveva avuto modo di leggere il post del 23 di maggio ultimo scorso contenente una riflessione a firma dello stesso Autore - “La politica sul lettino dello psicoanalista” – per la qualcosa ha ritenuto necessario darmene graditissima e provvidenziale segnalazione. L’orizzonte si allarga; la ringrazio. Tratto da “Adultescenti al governo, rischi e pericoli” di Massimo Ammaniti, pubblicato sul settimanale Robinson del 14 di gennaio 2019: (…). È diventata ormai un’abitudine diffusa dei politici utilizzare la Rete per trasmettere parole, giudizi e immagini che tradiscono sensazioni ed emozioni immediate, che saltano la corteccia cerebrale secondo l’insegnamento del famoso neurobiologo LeDoux che lavora negli Stati Uniti. E sono proprio queste comunicazioni più viscerali a suscitare il contagio virale nella Rete, provocando risonanze, corti circuiti emotivi, adesioni o rifiuti che si muovono nella sequenza stimolo-risposta che non prevede un vero processing razionale. Questo modo di procedere ricorda inevitabilmente le impulsività e le sventatezze tipiche degli adolescenti che si fanno influenzare dal cervello emotivo attivato dagli ormoni della pubertà. Nello scenario sociale attuale sta prendendo corpo la figura dell’adultescente, un neologismo che secondo l’Oxford Dictionary designa «una persona di mezza età, i cui vestiti, interessi ed attività sono tipicamente associati alla cultura giovanile». Ma cerchiamo di descrivere la figura e la mentalità degli adultescenti. Sono persone condizionate dall’apparire piuttosto che assumere responsabilità personali, alla ricerca continua di approvazioni e di like da parte degli altri che servono ad alimentare il senso grandioso di sé, che copre un’identità immatura. Ciò che contraddistingue i loro comportamenti quotidiani è il velleitarismo che li spinge a fare dichiarazioni avventate o ad intraprendere azioni e progetti che non hanno le gambe per realizzarsi, perché non sono il frutto di studi e di approfondite analisi per valutare i pro e/o i contro e soprattutto le conseguenze e i possibili esiti delle proprie decisioni.
E fino a che questi atteggiamenti adolescenti rimangono all’interno della famiglia, i danni sono relativamente limitati, quantunque siano i figli a dover pagare le maggiori conseguenze di avere genitori che inseguono il mito del giovanilismo. Ma se poi riguardano politici e uomini che hanno responsabilità pubbliche, l’adultescenza diventa un pericolo per la stessa sopravvivenza della comunità sociale, perché crea pericolose illusioni e contagia gli stessi cittadini. È l’onnipotenza al potere, di cui abbiamo avuto tragiche conferme nella storia umana. In Cambogia i Khmer rossi volevano riportare gli abitanti nelle campagne perché le città erano il centro della corruzione e giustiziavano quanti portavano gli occhiali perché erano gli intellettuali legati a vecchie concezioni. Per fortuna siamo molto lontani da allora, ma rimane lo stesso pericolo, gli occhiali non si possono abolire, servono a vedere non solo la propria realtà ma soprattutto quella sociale dei cittadini, se si hanno responsabilità di governo.

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