"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 4 luglio 2016

Scriptamanent. 22 “L’età delle follie”.



Da “L’età delle follie” di Richard Friedman, sul quotidiano la Repubblica del 4 di luglio dell’anno 2014:  Adolescenza, nella nostra cultura, è sinonimo di drammi emotivi, comportamenti sregolati e ricerca volontaria del rischio. Generalmente si dà per scontato che l'angoscia adolescenziale abbia radici psicologiche. Ma c'è un lato più oscuro che finora è stato scarsamente esplorato, un'impennata dell'ansia e della paura negli anni dell'adolescenza. Infatti, soprattutto per effetto di una stramberia nello sviluppo cerebrale, gli adolescenti provano più ansia e paura e fanno più fatica a imparare a non avere paura, rispetto ai bambini o agli adulti. Si è scoperto che il circuito cerebrale che elabora la paura - l'amigdala - è precoce e si sviluppa molto prima della corteccia prefrontale, la sede del ragionamento e del controllo esecutivo. Gli adolescenti hanno un cervello con maggiore "capacità" di provare paura e angoscia. Ci si potrebbe domandare perché, allora, siano molto sensibili alle novità e disposti a correre dei rischi. La risposta, almeno in parte, è che il centro di "ricompensa" del cervello, proprio come il circuito della paura, matura prima della corteccia prefrontale. È il centro della ricompensa che stimola gran parte dei comportamenti a rischio dei teenager. Questo paradosso comportamentale contribuisce a spiegare anche perché gli adolescenti siano particolarmente inclini a traumi e infortuni. Le prime tre cause di morte per gli adolescenti sono gli incidenti, gli omicidi e i suicidi. (…). Uno studio con risonanze magnetiche cerebrali condotto dai ricercatori del Weill Cornell Medical College e dell'Università di Stanford ha scoperto che quando vengono mostrate agli adolescenti immagini di persone con espressioni spaventate, la reazione dell'amigdala è molto più accentuata che nei bambini e negli adulti. L'amigdala gioca un ruolo fondamentale nella valutazione e nella reazione alla paura: manda e riceve connessioni alla nostra corteccia prefrontale, allertandoci del pericolo ancora prima di avere il tempo di pensarci davvero. L'apprendimento della paura gioca un ruolo centrale nell'ansia e nei disturbi correlati. Questa forma primitiva di apprendimento ci consente di formare associazioni tra eventi e indizi e contesti specifici che possono rappresentare un indicatore di pericolo. Ma quando gli indizi o le situazioni pericolose diventano sicure, dobbiamo avere la capacità di riesaminarle eliminando l'associazione che avevamo precedentemente stabilito con la paura. Per le persone affette da disturbi legati all'ansia, fare questa cosa (cioè eliminare quell'associazione) rappresenta un problema e provano una paura persistente anche in assenza di pericoli: è appunto il fenomeno noto come "ansia". B. J. Casey, professore di psicologia e direttore del Sackler Institute presso il Weill Cornell Medical College, ha studiato l'apprendimento della paura in un gruppo di bambini, adolescenti e adulti, mostrando loro un riquadro colorato e nello stesso tempo esponendoli a un rumore fastidioso. Il riquadro colorato suscitava una reazione di paura simile a quella suscitata dal suono. Non c'erano differenze tra i soggetti dell'esperimento nell'acquisizione del condizionamento alla paura. Ma quando ha addestrato i soggetti a disapprendere l'associazione tra il riquadro colorato e il rumore, il dottor Casey ha scoperto che gli adolescenti incontravano molte più difficoltà. Se si considera che l'adolescenza è un periodo di esplorazione, in cui i giovani sviluppano un'autonomia più ampia, il fatto di avere maggiore capacità di provare paura e una memoria più persistente per situazioni pericolose conferisce un vantaggio in termini di sopravvivenza. (…).

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