“Chi sveglierà ora gli stanchi
combattenti dell´Ulivo?” si domandava il compianto Mario Pirani sul
quotidiano “la Repubblica” del 15 di giugno dell’anno 2006 in un pezzo che
aveva per titolo “L'illusione di aver
già vinto la battaglia sulla Costituzione”. Si era nell’imminenza di quel
referendum che si sarebbe tenuto il 25 ed il 26. Ci si ritrova a dieci anni di
distanza a dover constatare la “stanchezza” politica di quella parte di Partito
Democratico che ha sostenuto le scelte cosiddette riformiste dell’uomo venuto
da Rignano sull’Arno. Al tempo dello scritto di Mario Pirani ben altri erano i
protagonisti di quell’avanspettacolo. Il tempo trascorso inutilmente ci riporta
ad una situazione di stallo stante non tanto la stanchezza dei “combattenti”
politici, quanto la “stanchezza” del “popolo sovrano” che in quel tempo si erse
a custode della “Carta” bocciando clamorosamente le riforme pensate dai “quattro saggi” di
Lorenzago del Cadore. Cosa accadrà nell’autunno referendario che ci attende? Appesi
come siamo ai media doverosamente monopolizzati dall’esecutivo al potere, con
un alternarsi di dati che cambiano ad ogni stormir di fronda, non resta che
sperare in quel “popolo sovrano” che, seppur al momento indifferente sull’argomento,
potrebbe poi assestare un colpo inatteso alle odierne iniziative riformatrici. C’è
da sperarlo? Forse l’impresentabilità degli ideatori delle riforme spingerà
anche i più riottosi ad andare alle urne referendarie per respingere la
supponenza e l’improvvisazione imperanti. Ha scritto di Maurizio Viroli su “il
Fatto Quotidiano” del 21 di luglio – “Boschi,
l’indecenza intellettuale” -:
(…). …l’ultima dichiarazione (del
ministro Boschi n.d.r.) sul legame che stringe nuova Costituzione e
lotta al terrorismo internazionale supera per indecenza intellettuale tutti i
precedenti spropositi. In primo luogo la stabilità del governo italiano non
c’entra assolutamente nulla con la capacità dell’Europa di combattere unita il
terrorismo. Con la nuova Costituzione, come con qualsiasi Costituzione,
potrebbe andare al governo un partito o una coalizione del tutto inetta a
combattere il terrorismo e recalcitrante a contribuire a un comune sforzo
europeo. Alla ministra qualcuno dovrebbe ricordare che con la nostra Costituzione
la Repubblica ha saputo vincere una lotta mortale contro il terrorismo delle
Brigate Rosse e del neofascismo, un terrorismo almeno altrettanto pericoloso di
quello dei fondamentalisti islamici. Lo sa la ministra che con la nostra
Costituzione venne votata in poche ore la fiducia al governo (Andreotti IV) il
giorno stesso del rapimento Moro, e vennero poi approvate da Camera e Senato
leggi eccezionali per la lotta al terrorismo? Qualcuno le ha detto che se il
terrorismo è stato sconfitto è stato soprattutto grazie alla forte unità morale
e politica che in quegli anni tremendi si formò attorno alla Costituzione,
mentre la nuova Costituzione, approvata sempre a stretta maggioranza, non avrà
mai la medesima capacità di unire gli italiani? E qualcuno si è posto il
problema che con la Costituzione Boschi-Renzi-Verdini per deliberare lo stato
di guerra basterà la maggioranza assoluta della Camera, e quindi sarà più
facile per un governo, dopo un devastante attentato, dichiarare una guerra
insensata contro il terrorismo e ripetere gli errori dell’America di Bush di
cui ancora paghiamo le conseguenze? Non ho letto tutti gli argomenti di tutti i
sostenitori del No, ma quelli che conosco hanno ben altra probità
intellettuale. Nessuno, che io sappia, ha sostenuto che se la riforma sarà
respinta avremo benessere economico, massima occupazione, rinnovata credibilità
internazionale, e sgomineremo l’Isis. Nessuno ha disegnato scenari di
catastrofe politica e sociale nel caso di vittoria del Sì. Ci siamo limitati a
mettere in evidenza le conseguenze dimostrabili della riforma sul sistema
istituzionale della Repubblica. Adesso capisco perché la ministra Boschi non
vuole accogliere l’invito a un pubblico dibattito (…). In un confronto serio
farebbe una figuraccia. Ma il bello deve ancora venire. Scommetto che la
prossima dichiarazione sarà: “Basta un Sì e perderai dieci chili in due giorni,
ti ricresceranno i capelli e vincerai alla lotteria”. Quella degli imbecilli. È
quella “indecenza” intravista dal professor Viroli che spingerà il “popolo
sovrano” a rigettare la riscrittura di una parte della “Carta” come al tempo
dello scritto di Mario Pirani fece per le riforme volute dall’uomo venuto da
Arcore? In verità, una continuità allarmante! Scriveva Mario Pirani il 15 di
giugno dell’anno 2006: (…). La posta è ben più alta. Riguarda
l´Italia, la sua storia, il suo futuro, il tipo di Paese che i cittadini
vogliono, l´eguaglianza dei diritti, le garanzie di una democrazia liberale
opposta alle dittature delle maggioranze, sia pure di volta in volta
alternative, l´unità della Patria. Non temiamo, dunque, di essere accusati di
retorica patriottica se cominciamo proprio da qui ricordando agli immemori
quante speranze, sangue, sacrifici e sofferenze sia costata l´unificazione
dell´Italia, dal Risorgimento a Vittorio Veneto e la riconquista della
democrazia e della libertà, dalla Resistenza alla Costituzione del 22 dicembre
1947. (…). La storia di un paese ha un valore, un´intima coerenza che l´ha
animata per generazioni e che non può essere travolta e bistrattata se non a
scapito della sua identità profonda.(…). Sotto un profilo (…) generale la Carta del 1947 risulterebbe
praticamente semicancellata con 53 articoli annullati o riscritti e la prima parte,
apparentemente salva ma sostanzialmente insidiata. Sul vulnus parziale della
modifica del titolo V, improvvidamente inferto nel 2001 dal centrosinistra, si
è così innestato un ben più corposo e dirompente tsunami. Quel che è peggio sta
passando nella mentalità corrente l´idea che la costituzione sia una legge come
tutte le altre, sì che ogni maggioranza, vieppiù in un sistema di alternanza,
può, di volta in volta, scomporla e ricomporla a seconda delle sue specifiche
aspirazioni, convenienze tattiche, contingenze impreviste. Di qui la tendenza
ad accompagnare l´alternanza elettorale alla dittatura della maggioranza che si
sente officiata a tutto occupare e a tutto stravolgere, proprio in
contrapposizione al costituzionalismo moderno, imperniato sulla definizione dei
limiti e alla separazione dei singoli poteri istituzionali così da garantire
diritti e regole comuni per tutti i cittadini. Qui sta, appunto, il significato
fondamentale della Costituzione oggi in pericolo: una tavola, elaborata in una
stagione di alta temperie delle forze politiche, che dai cattolici ai
comunisti, dai liberali ai socialisti seppero definire valori e principi capaci
assicurare la convivenza civile degli italiani in anni, dal ´47 ad oggi,
attraversati da un epocale scontro di civiltà, da guerre, da lotte sociali e
politiche asperrime, da sconvolgimenti economici e sociali profondissimi, senza
che mai venissero meno le garanzie di democrazia e di libertà, la correttezza
istituzionale, le possibilità di introdurre nuovi diritti prima inediti (dalla
salute al divorzio, dal codice di famiglia all´aborto). Quel quadro
costituzionale ha retto a tutte le prove e va nella sua sostanza strenuamente
difeso. Se qualche inceppo funzionale si è rivelato col tempo nulla impedisce
che si introducano modifiche di razionalizzazione opportunamente concordate.
Soprattutto va tenuto presente che le falle di governabilità che devastano la
vita politica italiana non dipendono da arretratezze costituzionali ma dalla
dissennatezza di una legge elettorale che esula per la sua stesura dai dettami
della Carta. Ormai siamo al dunque. Nel 390 a. C. i romani dormienti,
mentre i Galli di Brenno stavano per farli a pezzi, vennero risvegliati in
tempo dallo schiamazzare delle oche del Campidoglio. Chi sveglierà ora gli
stanchi combattenti dell´Ulivo?
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