Da “Il senso
di Renzi per lo scazzo” di Antonio Padellaro, su “il Fatto Quotidiano” del
27 di luglio dell’anno 2014: (…). Ricordate l’Italicum? Sembrava che dopo
il patto (segreto) con il Pregiudicato la riforma elettorale fosse cosa fatta.
Dov’è finita? Boh. E la riforma della Pubblica Amministrazione? Tagli di
nastri, fanfare, la ministra Madia che proclama soave ma ferma che lo Stato
dimagrirà, uffici accorpati, cittadini felici, tutto online, perepè perepè, poi
il nulla. Un po’ come percorrere il nuovo tratto autostradale Brescia-Milano
(inaugurato mercoledì dal premier) e che il Corriere della sera (non il Fatto)
così descrive: “Tre corsie poi si torna alla coda in tangenziale”. D’accordo,
Renzi governa da pochi mesi, i problemi sono tanti e non è solo colpa sua se ci
sono le code, se mancano 786 decreti attuativi di leggi approvate, se i vari
Salva Italia, Cresci Italia, Destinazione Italia della premiata ditta
Monti-Letta sono gigantesche insegne al neon però spente. Il problema è un
altro, la continua esibizione muscolare del premier e dei suoi accoliti, la
strategia dello scazzo permanente, il “qui si fa come dico io”, la politica non
più mediazione ma strattonamento in un susseguirsi di ultimatum nevrotici: ci
metto la faccia, mi gioco l’osso del collo… (…).
Da “Il
guappo di cartone” di Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 27 di
luglio dell’anno 2014:
(…). Da quando è al governo, non ne ha più
azzeccata una: gli 80 euro, con il loro effetto nullo sui consumi, sono già
evaporati; le riforme su cui s’intestardisce –Senato e titolo V–non interessano
a nessuno e, anche se riuscisse a condurle in porto, non migliorerebbero la
vita a nessuno (salvo che a lui), mentre quelle che potrebbero cambiare il
Paese in meglio segnano il passo o sono lettera morta. Eppure, con un così
magro bottino di risultati, specie a fronte delle promesse fatte e delle
aspettative create, continua a svolazzare come se il consenso fosse eterno. E
cade nell’errore fatale di confondere il presenzialismo con il
presidenzialismo: non basta baciare bambini, fare selfie con le fan,
ingravidare madame con un’occhiata, twittare e messaggiare a ogni ora del
giorno e della notte, imbucarsi nelle feste altrui tipo la partita del cuore o
l’arrivo degli orfani dal Congo o della povera Meriam, ri-varare la fu Costa
Concordia come la contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare e poi volare a
Parigi truccato da Miss Tour de France per calzare la maglia gialla di Nibali,
insomma travestirsi da sposa ai matrimoni e da salma ai funerali, per avere in
pugno l’Italia. Complice la crisi, data prematuramente per scomparsa, gli
italiani potrebbero stufarsi di lui molto prima di quanto sospetti. E rottamare
anche l’ultimo guappo di cartone, con largo anticipo sui predecessori.
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