Da “Di qualcosa di sinistra”, intervista al disegnatore-vignettista “Staino” a
firma di Michele Smargiassi, sul quotidiano la Repubblica del 26 di luglio dell’anno
2013: (…). Staino, la sinistra è un sentimento allora? "Sinistra è una
grande naturale sensibilità, una tendenza dell'animo umano. Sinistra è una
disposizione mentale ed etica che viene prima della scelta politica, è la base,
la condizione necessaria della politica. È un atteggiamento di fondamentale
bontà verso l'uomo e il mondo, un intimo personale senso di bontà. Ogni altra
considerazione viene di conseguenza. Per essere di sinistra devi essere
luminoso nel modo in cui stai su questa terra".
Fratello sole sorella luna...?
Pensa a una sinistra francescana? "Grande uomo di sinistra, San Francesco.
Come padre Balducci, del resto. Averlo incontrato mi mise in crisi. Possiamo
dividerci sulle cose da fare, ma chi è di sinistra lo vedi in faccia, don Gallo
ad esempio, io mica ero del tutto d'accordo con lui, era un grillino, uno
spericolato, ma era di sinistra sicuro, era uno con cui potevi discutere,
litigare, abbracciarti".
Non ci vuole anche un po' di
critica dello stato di cose presente? "Non è la prima cosa. Chi ne fa la
prima cosa finisce per uscire di strada. La ricerca della giustizia condotta
senza bontà l'abbiamo già vista, purtroppo, nella storia della sinistra. Quanti
inquisitori "giusti" e spietati, quanti Saint-Just... Non è di
sinistra essere l'accusatore pubblico che parla solo con gli atti giudiziari,
l'implacabile che considera qualsiasi cosa capiti sotto la sua lama come un
nemico personale da distruggere".
Non bisogna avere nemici?
"Non bisogna essere ossessionati dal nemico. "Alle Cascine un albero
t'aspetta", si cantava una volta nei movimenti che frequentai pure io.
Finiva che il tuo obiettivo era più che altro costruire una forca. Se mitizzi
il cinismo, quel che ti resta è integralismo. E poi perdi. Quando l'unico elemento
che ti fa sentire un uomo di sinistra è distruggere Berlusconi o mandarlo in
galera, allora mi preoccupo assai. E penso sia chiaro a tutti come la penso io
su Berlusconi".
Bisogna essere più gentili con
Berlusconi? "Non ho mica detto indifferenti o ingenui. Il buono si
indigna, s'arrabbia di fronte a quel che non è buono. E allora certo che gli
avversari li trovi. Ma questo accade dopo, quando arrivi all'azione politica.
Lì non ti basta più essere "di sinistra", perché ti viene chiesto di
fare. Allora ti serve un altro aggettivo, più specifico, l'aggettivo della
prassi. Il mio aggettivo della prassi, si sa, per tanti anni è stato
"comunista". Ma quando ho capito a cosa aveva portato quella prassi,
non mi sono più definito comunista. Questo dovrebbe chiarire la differenza
fondamentale fra sentirsi di sinistra e fare politica, fra essere e
appartenere".
Ha trovato un nuovo aggettivo
della prassi? "Avrei scelto socialista, che è un fare meno compromesso
dalla storia, ma in Italia socialista vuol dire Craxi e Cicchitto, e
francamente come si fa... Allora, in attesa di qualcosa, io risalgo di un
livello e rimango di sinistra".
Insomma un'identità provvisoria,
da completare. "Be', sono in grande e nobile compagnia su quel piano, da
papa Francesco a Mandela... Mentre lì non ci troverò mai il carrierista, il
professionista della politica, lo stalinista, il terrorista: nessuno di questi
ha un atteggiamento luminoso verso il mondo. Il criterio è molto chiaro"
Non ci sono brave persone di
destra? "Eccome, ne conosco tante, generose, piene di valori. Sono di
destra perché non hanno ancora capito cosa ci stanno a fare con la destra
".
Pare invece che essere di
sinistra oggi sia adeguarsi a un piccolo manuale di istruzioni pratiche: pagare
le tasse, fare la raccolta differenziata... Non potendo cambiare il mondo, ci
si accontenta di cambiare pattumiera? "Che c'è di male? Chi fa la
differenza - va bene anche lui, dimostra attenzione al mondo, sincerità e
apertura. Se a questa disponibilità però non offri uno strumento per fare, non
succederà mai nulla, e allora la sensibilità resta nascosta e inutile. E alla
fine la crisi ti intristisce e ti distrugge".
Ma è sicuro che basterebbe uno
strumento buono per rimettere in piedi la sinistra? Non è andato in crisi il
concetto stesso? "Questa cosa del né di destra né di sinistra è vera, ma
riguarda i partiti, ormai non si capisce più da che parte stanno, ci si può
alleare con chiunque... Ma non riguarda le persone. La maggioranza degli
italiani è di sinistra, non è vero che la gente è di destra, è la scusa della
politica incapace per giustificare i propri fallimenti. Io sono ottimista,
siamo seduti su una cassa d'oro, c'è un tesoro di volontà, se solo si potesse
organizzarlo...".
Ha nostalgia del partito?
"Questo è il problema, la politica è diventata un mostro che beve il
sangue che lo dovrebbe far vivere. Non ho nostalgia di quel partito, ma di un
partito c'è bisogno. I partiti di adesso sono professioni istituzionali,
percorsi di carriera...".
La casta... "Chi sta in un
partito dovrebbe sapere che si impegna per una cosa perché ci tiene a fare
quella cosa, che fa il sindaco per fare il sindaco e non per diventare appena
può consigliere regionale, deputato e ministro, anzi bisognerebbe proprio
impedire per regola, vietare esplicitamente la carriera nei partiti".
In quel caso, non vedo la fila
davanti alle sezioni di partito... "Ma perché? Ma chi l'ha detto? I
missionari esistono e non sono dei santi o degli asceti. Sono persone che hanno
a cuore la terra madre, che vedono un orizzonte planetario, che tengono al bene
comune. Sono quelli che non credono che la rivoluzione sia prendersi le
fabbriche del padrone per produrre le stesse cose che faceva lui... Il
socialismo non può essere "il capitalismo gestito da noi" come pensavano
i compagni emiliani... ". (…).
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