In “Memoria” di Paul Ginsborg (Londra,18 di luglio dell’anno1945;
Firenze, 11 di maggio 2022). Tratto da “Addio
a Paul Ginsborg, feroce critico di Berlusconi e anima dei Girotondi” di Silvia
Truzzi pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 12 di maggio 2022: (…). Vent'anni
fa o giù di lì: a guardarci indietro adesso sembra passato un secolo, tra
pentitismi, tradimenti e ignavia. Ma nel 2002 l'Italia è ancora viva. Il
procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli inaugura l'anno
giudiziario, il 12 gennaio, invitando i cittadini a "resistere, resistere,
resistere come su una irrinunciabile linea del Piave" contro lo
"sgretolamento della volontà generale", il "naufragio della
coscienza civica" e "la perdita del senso del diritto". Un appello
che non cade nel vuoto. Mentre i partiti di sinistra, tramortiti dalla batosta
elettorale dell'anno precedente, temporeggiano, il popolo (allora privo degli
-ismi dispregiativi) risponde. Il 24 gennaio a Firenze piove e fa un freddo del
diavolo, diecimila persone radunate da Paul Ginsborg e Pancho Pardi sfilano per
la città con un gigantesco striscione. Una scritta rossa rompe il grigio della
giornata invernale: "Magistratura e informazione imbavagliate, democrazia
a rischio". Due giorni dopo, a Milano, quattromila cittadini formano una
catena umana attorno al Palazzo di Giustizia, ci sono anche Ottavia Piccolo,
Daria Colombo e Silvia Bonucci che in quella stagione avrà un ruolo
importantissimo, pur dietro le quinte. Sono i primi vagiti dei girotondi, che
un mese dopo trasformano in un evento storico il raduno per il decennale di
Mani Pulite: 40 mila cittadini assiepano dentro (e fuori) il Palavobis. Ci sono
Paolo Flores d'Arcais, Nando dalla Chiesa, Antonio Di Pietro, Pardi, Sabina
Guzzanti. Dario Fo infiammala folla prendendo in giro l’impresentabile
Berlusconi. È un anno di speranza il 2002. Nanni Moretti fustiga la sinistra di Palazzo a
ogni manifestazione - "con questi dirigenti non andremo mai da nessuna
parte" - il movimento che abbraccia i simboli della democrazia, nel
frattempo, diventa nazionale e rappresenta l'unica vera opposizione al governo
di Berlusconi, anche se commette l'errore fatale di delegare la rappresentanza
delle proprie istanze - legalità, applicazione della Costituzione - ai Democratici
di sinistra. In poco più di un anno i girotondi si sgretolano, Paul Ginsborg
però non smette di portare avanti, con gli amici di Libertà e Giustizia che ha
contribuito a fondare, la battaglia contro il regime di B, che nel frattempo si
è impossessato dell'Italia grazie alle leggi vergogna. Il professore lo fa con
appelli, convegni, manifestazioni. E naturalmente con i suoi saggi (Berlusconi.
Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica, Einaudi, 2003; La democrazia
che non c'è Einaudi, 2006; Salviamo l'Italia Einaudi, 2010). Anche dopo la
caduta di B, ha continuato a far sentire la sua voce nelle battaglie contro il
Tav, i decreti Sicurezza, per l'acqua pubblica. L'ultimo grande impegno è stato
quello contro la riforma Renzi-Boschi: "L'Italia ha un tallone d'Achille, la
ricerca dell'uomo forte. L'Italia ha dato al resto dell’Europa il fascismo come
modello. Con Berlusconi la spinta all'autoritarismo ritorna e Renzi segue in
questa tradizione". Della sua lucida coscienza critica e della passione
civile sentiremo molto la mancanza.
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