A lato. "La tentazione di Cristo" di Duccio Buoninsegna (1308-1311).
Ha scritto Tomaso Montanari in “La lezione di Duccio: il nazionalismo è diabolico” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 29 di aprile 2022:
(…):
«Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della
terra e gli disse: «Ti
darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do
a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà
tuo» (Luca,4, 5-7). Se Duccio utilizza la differenza di scala per dare il ruolo
centrale al protagonista divino (e ai due angeli pronti a servirlo) che resiste
al deuteragonista diabolico, e anzi lo caccia via, egli non rinuncia tuttavia a
farci vedere, seppur in estrema sintesi, la gloria delle nazioni: rappresentata
da almeno sei città murate, sparse a ogni punto cardinale, e irte di
immaginifiche guglie gotiche, di templi fantasiosi e visionari. Sono città
medioevali toscane come le aveva sintetizzate Cimabue, ma reimmaginate sulla
falsariga di miniature gotiche, e - opportunamente private delle qui
anacronistiche croci che ne avrebbero dovuto sormontare i campanili - intese a
simboleggiare le nazioni in cui, al tempo di Gesù, si divideva l'umanità.
Laddove "dividere" è proprio il verbo giusto da usare: perché il
diavolo è, nell'etimologia greca, il grande divisore, colui che separa.
L'inventore della "patria" intesa come «l'astrazione che manda gli
uomini al massacro» (Camus), il male radicale che contrappone gli umani secondo
la loro lingua, secondo il colore della pelle, secondo la religione: il grande,
immortale regista del nazionalismo di ogni tempo, questo ineliminabile veleno
che oggi torna a seminare morte e distruzione in Europa. La bellezza delle
città gotiche immaginate da Duccio è l'inganno del principe della menzogna, che
è anche il principe di questo mondo (per rimanere alle definizioni bibliche del
diavolo): una bellezza non per l'uomo, ma contro l'uomo. Una bellezza che copre
e nasconde la diabolica deformità che il pittore svela nella figura orribile
del Tentatore: ecco il vero volto del nazionalismo che uccide in nome del
"sacro suolo della patria". Nella figura del Cristo che resiste al
veleno della tentazione del potere mondano, e che scaccia la tentazione
nazionalista di un messia in armi, possiamo invece leggere la portata
rivoluzionaria del messaggio cristiano: l'abbattimento di ogni barriera tra gli
esseri umani. “La solitudine del cristiano” è il titolo della rubrica
settimanale di Enzo Bianchi pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 25 di
aprile ultimo: Questa orribile guerra tra Russia e Ucraina non dà segni di possibile
tregua e non sembra guadagnare posizioni che aprano a trattative di pace.
Piuttosto è una guerra che si estende non tanto sul territorio quanto con il coinvolgimento
di un numero crescente di paesi che inviando armi alla resistenza ucraina
diventano di fatto, al di là di ogni tentativo di giustificazione ipocrita, dei
belligeranti: non la combattono direttamente ma contribuiscono comunque, in
nome di una presunta difesa, a una carneficina di povera gente che non voleva
questo conflitto. Essendo poi coloro che si uccidono cristiani, molte sono le
domande che essi si pongono sulla liceità di questa guerra, nella quale ogni
chiesa benedice il proprio esercito, e chiede la vittoria grazie al fatto che
Dio è schierato dalla sua parte.Qui da noi i cristiani, quasi tutti
cattolici, da un lato citano il Catechismo della Chiesa Cattolica di Giovanni
Paolo II, che prevede la possibilità della difesa armata della patria quando vi
sia un’aggressione, e a partire da questa posizione teologico-morale si
giustifica l’invio di armamenti al paese aggredito. Ma si dimenticano altre
condizioni necessarie “contemporaneamente”, che cioè ogni altro mezzo sia
impraticabile, che ci siano fondate condizioni di riuscita, che il ricorso alle
armi non provochi mali più gravi.Dall’altro lato i credenti impegnati nei
diversi movimenti per la pace chiedono che si percorrano altre strade (non
quella dell’aiuto tramite le armi) per sostenere e difendere chi ha subito
l’invasione. Questi ultimi si ispirano all’insegnamento non violento di Gesù,
che andando oltre il comandamento assoluto “non uccidere”, vieta al discepolo
atteggiamenti di violenza e di guerra anche in reazione a chi compie il male.
Le parole di Gesù sull’amore e la benedizione del nemico sono inequivocabili e
il porgere l’altra guancia a chi percuote è un imperativo. Gesù al momento del
suo arresto non volle nessuna difesa e intimò ai discepoli di non usare la
spada perché solo con la non violenza si può interrompere la violenza.
Atteggiamento questo non facile, a caro prezzo, che i cristiani raramente hanno
praticato nel corso della storia.Se nei primi secoli i cristiani hanno
rifiutato la partecipazione alla guerra e all’essere arruolati negli eserciti
dell’impero, pagando questo rifiuto fino al martirio, con la svolta
costantiniana hanno accettato la necessità di militare nell’esercito
dell’impero romano diventato cristiano. Da allora, attraverso lo sviluppo della
dottrina (in Occidente è stato determinante S. Agostino) si è elaborata la
dottrina della “guerra giusta”. Nonostante gli interventi profetici dei papi
recenti, purtroppo nel Catechismo permane questa posizione, sicché ci sono
cattolici che chiedono di intervenire in questa guerra con l’offerta di armi
all’Ucraina, perché questa sarebbe una guerra di difesa, una resistenza
all’occupante aggressore. Altri cattolici, sovente legati ai movimenti per la
pace, chiedono di percorrere altre vie non armate e condannano ogni ricorso
alle armi. Ecco come si è acceso lo scontro e come si sono polarizzate le
posizioni che si sconfessano e si delegittimano a vicenda. I cristiani che si
vogliono fedeli al “Vangelo e basta”, memori del comando assoluto “non
uccidere”, seguono l’insegnamento non violento di Gesù a caro prezzo e non per
evasione. Gli altri che si ispirano al Catechismo dovrebbero non dimenticare
che, comunque, ogni partecipazione a una guerra giusta non può essere fatta
nell’arroganza, nella fierezza di compiere il bene, bensì sapendo che si
contribuisce a seminare morte, compiere il male, violare il comandamento e
operare nel peccato. Per questo, la Chiesa antica prevedeva, per chi aveva
partecipato alla guerra, un tempo di pentimento, di esclusione dalla comunione,
perché il Vangelo era stato contraddetto.Anche Dietrich Bonhoeffer,
che scelse di partecipare all’attentato
contro Hitler per fermare il tiranno, lo face senza arroganza, sapendo di
compiere il male per impedire un male maggiore. Per Bonhoeffer, la sua
coscienza era l’ultimo giudizio che lo muoveva a quell’azione. Lui era solo,
non diceva che Dio era con lui come lo dicevo i suoi nemici, ma si assumeva la
responsabilità di operare anche ciò che era contro il Vangelo per impedire un
male ancora più grande.Il cristiano, in queste scelte, è solo: Dio
non lo soccorre e tanto meno lo esenta dall’essere uomo responsabile tra gli
uomini.
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