Ha scritto Michele Serra in “La libertà come fisima” – pubblicato sul quotidiano “la
Repubblica” del 14 di novembre dell’anno 2021 - sui fatti o misfatti dei nostri
giorni pericolosamente vissuti con la pandemia: Nessuno ha il copyright della
libertà. Ne discutono da secoli i filosofi e la pronunciano con intenzioni
assai diverse le ideologie. Libertà dal bisogno, libertà sessuale, libertà
d'espressione, libertà di fede, libertà di apostasia, libertà di spostamento,
di autodeterminazione, di scelta, perfino libertà di sbagliare. Diciamo che
ogni persona con un briciolo di senno ne parla con rispetto, senza la
presunzione di possederla: la libertà, in questo senso, è un poco come l'amore,
una faticosissima approssimazione, un tentativo, un esperimento in corso.
Proprio per questo mette tristezza, e anche indigna, l'uso al tempo stesso
protervo e puerile che di quel termine fanno i cortei No Vax di queste
settimane. Già la schifosa pantomima che apparentava la Shoah alle misure
sanitarie in atto ha disgustato milioni di persone. Ma l'uso illegittimo di
quella parola è proprio il nocciolo di quel movimento. Non sono "gli
estremisti", la macchia di quei cortei. La macchia di quei cortei è
l'appropriazione indebita della libertà, ridotta a bandierina che ognuno può
sventolare senza conoscerne il prezzo, il peso, la fatica. Viene il sospetto
che una società satolla, ipertutelata, che nella sua stragrande maggioranza non
conosce più fame, schiavitù, gelo, tirannide, deportazione, ha fiato da
sprecare sulla "dittatura sanitaria", e tempo da perdere per costruirsi
il fantasma di un nemico inesistente. Ma la libertà, povera martire di tutte le
prepotenze e di tutte le ignoranze, che cosa c'entra con queste fisime? Può
gridare al liberticidio un profugo inchiodato al confine tra Polonia e
Bielorussia, che non può avanzare né arretrare. Non chi ha il culo al caldo, e
la sanità gratis. Umberto Eco, ovvero la “grandezza” di un genio
anticipatore “quasi” di avvenimenti o fatti non ancora manifestatisi. Tratto
dal discorso pronunciato da Umberto Eco il 24 di aprile dell’anno 1995 alla
Columbia University di New York e riportato sul quotidiano “la Repubblica” del
2 di luglio dello stesso anno con il titolo “Identikit del fascista”: (…). Ci fu un solo Nazismo, e non possiamo
chiamare Nazismo il Falangismo iper-cattolico di Franco, dal momento che il
Nazismo è fondamentalmente pagano, politeistico e anti-cristiano, o non è
Nazismo. Al contrario, si può giocare al Fascismo in molti modi, e il nome del
gioco non cambia. Succede alla nozione di Fascismo quel che, secondo
Wittgenstein, accade alla nozione di gioco. Un gioco può essere o non essere
competitivo, può interessare una o più persone, può richiedere qualche
particolare abilità o nessuna, può mettere in palio del danaro, o no. I giochi
sono una serie di attività diverse che mostrano solo una qualche somiglianza di
famiglia. (...). Il Fascismo è diventato un termine che si adatta a tutto
perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si
potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al Fascismo l'imperialismo e
avrete Franco o Salazar; togliete il colonialismo e avrete il Fascismo
balcanico. Aggiungete al Fascismo italiano un anti-capitalismo radicale (che
non affascinò mai Mussolini) e avrete Ezra Pound. Aggiungete il culto della
mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al Fascismo
ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, Julius Evola. A
dispetto di questa confusione, ritengo sia possibile indicare una lista di
caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l'Ur-Fascismo, o il
Fascismo Eterno. Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate in un
sistema; molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme
di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per
far coagulare una nebulosa fascista. Uno. La prima caratteristica di un
Ur-Fascismo è il culto della tradizione. Il tradizionalismo è più vecchio del
Fascismo. Non fu solo tipico del pensiero controrivoluzionario cattolico dopo
la Rivoluzione francese, ma nacque nella tarda età ellenistica, come una
reazione al razionalismo greco classico. Nel bacino del Mediterraneo, i popoli
di religioni diverse (tutte accettate con indulgenza dal Pantheon romano)
cominciarono a sognare una rivelazione ricevuta all'alba della storia umana.
Questa rivelazione era rimasta a lungo nascosta sotto il velo di lingue ormai
dimenticate. Era affidata ai geroglifici egiziani, alle rune dei celti, ai
testi sacri, ancora sconosciuti, delle religioni asiatiche. Questa nuova cultura
doveva essere sincretistica. Sincretismo non è solo, come indicano i dizionari,
la combinazione di forme diverse di credenze o pratiche. Una simile
combinazione deve tollerare le contraddizioni. Tutti i messaggi originali
contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse o
incompatibili è solo perché tutti alludono, allegoricamente, a qualche verità
primitiva. Come conseguenza, non ci può essere avanzamento del sapere. La
verità è stata già annunciata una volta per tutte e noi possiamo solo
continuare a interpretare il suo oscuro messaggio. È sufficiente guardare il
sillabo di ogni movimento fascista per trovare i principali pensatori
tradizionalisti. La gnosi nazista si nutriva di elementi tradizionalisti,
sincretistici, occulti. La più importante fonte teoretica della nuova destra
italiana, Julius Evola, mescolava il Graal con i Protocolli dei Savi di Sion,
l'alchimia con il Sacro Romano Impero. Il fatto stesso che per mostrare la sua
apertura mentale una parte della destra italiana abbia recentemente ampliato il
suo sillabo mettendo insieme De Maistre, Guenon e Gramsci, è una prova lampante
di sincretismo. Se curiosate tra gli scaffali che nelle librerie americane
portano l'indicazione "New Age", troverete persino Sant'Agostino, il
quale, per quanto ne sappia, non era fascista. Ma il fatto stesso di mettere
insieme Sant'Agostino e Stonehenge, questo è un sintomo di Ur-Fascismo. Due. Il
tradizionalismo implica il rifiuto del Modernismo. Sia i Fascisti sia i Nazisti
adoravano la tecnologia, mentre i pensatori tradizionalisti di solito rifiutano
la tecnologia come negazione dei valori spirituali tradizionali. Tuttavia,
sebbene il Nazismo fosse fiero dei suoi successi industriali, la sua lode della
modernità era solo l'aspetto superficiale di una ideologia basata sul Sangue e
la Terra (Blut und Boden). Il rifiuto del mondo moderno era camuffato come
condanna del modo di vita capitalistico, ma riguardava principalmente il
rigetto dello Spirito del 1789 (o del 1776, ovviamente). L'Illuminismo, l'Età
della Ragione, vengono visti come l'inizio della depravazione moderna. In
questo senso, l'Ur-Fascismo può venire definito come irrazionalismo. Tre. L'
irrazionalismo dipende anche dal culto dell'azione per l'azione. L'azione è
bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di, e senza una qualunque
riflessione. Pensare è una forma di evirazione. Perciò, la cultura è sospetta,
nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici. Dalla
dichiarazione attribuita a Goebbels ("quando sento parlare di cultura,
estraggo la mia pistola") all' uso frequente di espressioni quali porci
intellettuali, teste d'uovo, snob radicali, le università sono un covo di
comunisti, il sospetto verso il mondo intellettuale è sempre stato un sintomo
di Ur-Fascismo. Gli intellettuali fascisti ufficiali erano principalmente
impegnati nell' accusare l'intellighenzia liberale di aver abbandonato i valori
tradizionali. Quattro. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica.
Lo spirito critico opera distinzioni e distinguere è un segno di modernità.
Nella cultura moderna, la comunità scientifica intende il disaccordo come
strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l'Ur-Fascismo il disaccordo è
tradimento. Cinque. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L'Ur-Fascismo
cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della
differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista
è contro gli intrusi. L'Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione. Sei.
L'Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che
spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato
l'appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o
umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni.
Nel nostro tempo in cui i vecchi "proletari" stanno diventando
piccola borghesia (e i Lumpen si autoescludono dalla scena politica), il
Fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio. Sette. A coloro
che sono privi di una qualunque identità sociale, l'Ur-Fascismo dice che il
loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello
stesso paese. È questa l'origine del nazionalismo. Inoltre, gli unici che
possono fornire una identità alla nazione sono i nemici. Così, alla radice
della psicologia Ur-Fascista vi è l'ossessione del complotto, possibilmente
internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per
far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il
complotto deve venire anche dall'interno: gli ebrei sono di solito l'obiettivo
migliore in quanto presentano il vantaggio di essere al tempo stesso dentro e
fuori. (...). Otto. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza
ostentata e dalla forza dei nemici. Quando ero bambino mi insegnavano che gli
inglesi erano “il popolo dei cinque pasti”: mangiavano più spesso del povero ma
sobrio italiano. Gli ebrei sono ricchi e si aiutano l'un l'altro grazie a una
rete segreta di mutua assistenza. I seguaci debbono tuttavia essere convinti di
poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro
retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli. I
fascismi sono condannati a perdere le loro guerre, perché sono
costituzionalmente incapaci di valutare obiettivamente la forza del nemico.
Nove. Per l'Ur-Fascismo non c' è lotta per la vita, ma piuttosto vita per la
lotta. Il pacifismo è allora collusione col nemico; il pacifismo è cattivo
perché la vita è una guerra permanente. Questo tuttavia porta con sé un
complesso di Armageddon: dal momento che i nemici possono essere sconfitti, ci
dovrà essere una battaglia finale, a seguito della quale il movimento avrà il
controllo del mondo. Una simile soluzione finale implica una successiva era di
pace, un'Età dell'oro che contraddice il principio della guerra permanente.
Nessun leader fascista è mai riuscito a risolvere questa contraddizione. Dieci.
L'elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto
fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi
aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli.
L'Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un eliti-smo popolare. Ogni
cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i
cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del
partito. Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Il leader, che sa bene
come il suo potere non sia stato ottenuto per delega, ma conquistato con la
forza, sa anche che la sua forza si basa sulla debolezza delle masse, così
deboli da aver bisogno e da meritare un Dominatore. Dal momento che il gruppo è
organizzato gerarchicamente (secondo un modello militare), ogni leader subordinato
disprezza i suoi subalterni, e ognuno di loro disprezza i suoi sottoposti.
Tutto ciò rinforza il senso di un elitismo di massa. Undici. In questa
prospettiva, ciascuno è educato per diventare un Eroe. In ogni mitologia l'Eroe
è un essere eccezionale, ma nell' ideologia Ur-Fascista l'eroismo è la norma.
Questo culto dell'eroismo è strettamente legato al culto della morte: non a
caso il motto dei falangisti era viva la muerte (...). L' eroe Ur-Fascista è
impaziente di morire. Nella sua impazienza, (…), gli riesce più di frequente
far morire gli altri. Dodici. Dal momento che sia la guerra permanente sia
l'eroismo sono giochi difficili da giocare, l'Ur-Fascista trasferisce la sua
volontà di potenza su questioni sessuali. È questa l' origine del machismo (che
implica disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini
sessuali non conformiste, dalla castità all'omosessualità). Dal momento che
anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l'eroe Ur-Fascista gioca con le
armi, che sono il suo Ersaltz fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a
una Invidia Penis permanente. Tredici. L'Ur-Fascismo si basa su di un populismo
qualitativo. In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, ma
l'insieme dei cittadini è dotato di un impatto politico solo dal punto di vista
quantitativo (si seguono le decisioni della maggioranza). Per l'Ur-Fascismo gli
individui in quanto individui non hanno diritti, e il Popolo è concepito come
una qualità, un'entità monolitica che esprime la Volontà Comune. Dal momento
che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il
leader pretende di essere il loro interprete. Avendo perduto il loro potere di
delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati, pars pro toto, a giocare
il ruolo del Popolo. Il Popolo è così solo una finzione teatrale. Per aver un
buon esempio di populismo qualitativo, non abbiamo più bisogno di Piazza
Venezia o dello Stadio di Norimberga. Nel nostro futuro si profila un populismo
qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato
di cittadini può venire presentato e accettato come la Voce del Popolo. A
ragione del suo populismo qualitativo, l'Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi” governi
parlamentari. Una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel Parlamento
italiano fu: "Avrei potuto trasformare quest'aula sorda e grigia in un
bivacco per i miei manipoli". Di fatto, trovò immediatamente un alloggio
migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il Parlamento. Ogni qualvolta
un politico getta dubbi sulla legittimità del Parlamento perché non rappresenta
più la Voce del Popolo, possiamo sentir l'odore di Ur-Fascismo. Quattordici.
L'Ur-Fascismo parla la Neolingua. La Neolingua venne inventata da Orwell in
1984, come la lingua ufficiale dell'Ingsoc, il Socialismo inglese, ma elementi
di Ur-Fascismo sono comuni a forme diverse di dittatura. Tutti i testi
scolastici nazisti o fascisti si basavano su di un lessico povero e su una
sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento
complesso e critico. Ma dobbiamo essere pronti a identificare altre forme di
Nuovalingua, anche quando prendono la forma innocente di un popolare talk-show.
Dopo aver indicato i possibili archetipi dell'Ur-Fascismo, mi sia concesso di
concludere. Il mattino del 27 luglio del 1943 mi fu detto che, secondo delle
informazioni lette alla radio, il Fascismo era crollato e che Mussolini era
stato arrestato. Mia madre mi mandò a comprare il giornale. Andai al chiosco
più vicino e vidi che i giornali c'erano, ma i nomi erano diversi. Inoltre dopo
una breve occhiata ai titoli, mi resi conto che ogni giornale diceva cose
diverse. Ne comperai uno, a caso, e lessi un messaggio stampato in prima
pagina, firmato da cinque o sei partiti politici, come Democrazia Cristiana,
Partito comunista, Partito socialista, Partito d' Azione, Partito liberale.
Fino a quel momento avevo creduto che vi fosse un solo partito in ogni paese, e
che in Italia ci fosse solo il Partito nazionale fascista. Stavo scoprendo che
nel mio paese ci potevano essere diversi partiti allo stesso tempo. Non solo:
dal momento che ero un ragazzo vispo, mi resi subito conto che era impossibile
che tanti partiti fossero sorti da un giorno all'altro. Capii così che
esistevano già come organizzazioni clandestine. Il messaggio celebrava la fine
della dittatura e il ritorno della libertà: libertà di parola, di stampa, di
associazione politica. Queste parole, libertà, dittatura - Dio mio - era la
prima volta in vita mia che le leggevo. In virtù di queste nuove parole, ero
rinato uomo libero occidentale. Dobbiamo stare attenti che il senso di queste
parole non si dimentichi ancora. L'Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta
in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse
sulla scena del mondo e dicesse "Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le
camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane". Ahimè, la
vita non è così facile e L' Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più
innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna
delle sue nuove forme - ogni giorno, in ogni parte del mondo. Do ancora la
parola a Roosevelt: "Oso dire che se la democrazia americana cessasse di
progredire come una forza viva, cercando giorno e notte, con mezzi pacifici, di
migliorare le condizioni dei nostri cittadini, la forza del Fascismo crescerà
nel nostro paese" (4 novembre 1938). Libertà e Liberazione sono un compito
che non finisce mai. Che sia questo il nostro motto: non dimenticate.
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