"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 8 gennaio 2022

Paginedaleggere. 79 Enzo Bianchi: «Il mio augurio per il nuovo anno: trovate il tempo per pensare!».

A lato. "Vecchia Praga", penna ed acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Enzo Bianchi in “La disciplina del tempo” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 3 di gennaio 2022:

È iniziato un nuovo anno e mentre giudichiamo l'ultimo come "velocemente passato", già progettiamo cosa vorremmo fare, cosa vorremmo vivere nei giorni che ci stanno davanti. Una cosa però è certa: se non saremo capaci di cambiare il paradigma e lo stile della nostra vita continueremo a lamentarci ripetendo ossessivamente a noi stessi e agli altri: "Non ho tempo! Non c'è tempo!". No! Invece è tempo di avere tempo, e per questo prima di mettere a punto qualsiasi progetto occorre decidere di vivere nel tempo, di abitare il tempo che scorre: essere vigilanti, capaci di attenzione puntuale, consapevoli di ciò che viviamo resistendo a ogni tentazione di pigrizia, inerzia, sonnolenza, ritrovando il senso della durata e aderendo alla realtà quotidiana, alla trama delle relazioni che viviamo. Dovremmo essere impegnati a fare del tempo lo spazio della vita, combattendo l'alienazione provocata dall'idolo del tempo che ci domina, ci impedisce di gustare la vita nelle sue diverse stagioni. Questa disciplina del tempo è la condizione per pensare prima di fare, o meglio: per poter ritornare a pensare in questo inizio del millennio contrassegnato dall'esilio del pensiero proprio quando si dichiara di voler essere in connessione con il mondo intero. È significativo che si levino voci invocanti "un nuovo rinascimento... un nuovo umanesimo... un risveglio culturale..." non solo per ricominciare non appena l'angelo della morte (la pandemia) se ne sarà andato, ma per approdare a una convivenza più sana, "più umana" come sperava Theilard de Chardin, visionario mai apocalittico. Perché se gli esseri umani non pensano non sono tali, e se rinunciano a pensare si disumanizzano fino a diventare i soggetti della banalità del male. Esercitare il pensiero costituisce un impegno, un esercizio e una fatica, ma è quanto mai necessario, soprattutto per le nuove generazioni infettate dalla progressiva evasione dal pensiero. Con tristezza constatiamo che uomini e donne che si dedicano al pensiero speculativo e contemplativo non sono più percepiti come necessari né come presenza utile per la società e per la chiesa; si preferiscono quelli che si danno da fare, i militanti, sempre occupati. Quanto agli intellettuali non sempre sono pensatori, perché troppo attenti alle mode e alla cronaca. Eppure Herman Hesse ammoniva: "Quando il pensiero non è puro e vigile, quando il primato dello spirito non è più riconosciuto, anche le navi e le automobili incominciano presto a non funzionare, anche il regolo calcolatore dell'ingegnere e la matematica delle banche e della borsa vacillano per mancanza di vigore e di autorità e si cade nel caos ..." (Il giuoco delle perle di vetro). Silvia Ronchey, nel suo ultimo libro con James Hilmann, ha scritto: "Se Steve Jobs, morendo, ha lasciato detto: Stay hungry, stay foolish, l'ultimo insegnamento di James Hilmann è: Stay thinking, 'resta pensante' fino all'ultima soglia dell'essere". Il mio augurio per il nuovo anno: trovate il tempo per pensare! Di seguito, “Il passato che non passa” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 13 di novembre dell’anno 2021: Siamo soliti articolare il tempo in passato, presente, futuro che, considerati nella loro oggettività come fa l'orologio, il passato è un tempo che non ritorna, il presente è un attimo fuggente, il futuro è il tempo che verrà. Ma se consideriamo queste figure temporali prendendo le mosse dalla nostra soggettività, ossia da come viviamo il tempo, allora il passato si ripresenta nel presente non solo come ricordo, ma anche e soprattutto come condizionamento, perché quel che siamo non prescinde da dove siamo nati, dall'educazione che abbiamo ricevuto, dall'ambiente in cui siamo vissuti, dai maestri che abbiamo incontrato, dalle esperienze che abbiamo fatto, per cui il presente è carico di passato e anche il futuro ne è condizionato. Il tempo che interessa alla nostra vita non è dunque il tempo dell'orologio, ma il tempo vissuto, che è poi il tempo che passa veloce quando ad esempio una conferenza ci interessa, e che non passa mai quando la conferenza ci annoia. Dal punto di vista dell'orologio il tempo della conferenza è uguale sia per chi è interessato sia per chi si annoia, ma dal punto di vista del nostro vissuto abbiamo a che fare con due tempi: uno breve per chi è interessato e uno interminabile per chi si annoia. Questo ci dice che, al di là del tempo oggettivo, c'è un tempo vissuto che è poi il tempo che ci diamo noi. Siamo infatti noi a dare tanto o poco spazio al passato, tanto o poco spazio al presente e al futuro. Il passato non esiste perché me lo ricordo o me lo rappresento, ma perché lo sono. Lo sono nel mio volto che dimostra la mia età, lo sono nel mio sguardo in cui è possibile leggere tutta la soddisfazione o la delusione di una vita. Io sono il mio passato perché altrimenti non sarei più me stesso. Ed è per questa inseparabilità dal mio passato che esiste una continuità nelle mie azioni, uno stile che le rende inconfondibilmente "mie". Se tra padri e figli talvolta esiste una radicale incomprensione è perché ciascuno si rapporta al presente secondo le modalità del proprio passato che non è passato, ma abita ancora il presente caratterizzandolo fin nei particolari più insignificanti. Non vi è un passato che non incida sul presente e sul futuro. Come nel caso di quel ragazzo che, essendosi un giorno innamorato di sua madre, in ogni ragazza che incontra sa cogliere solo i tratti materni, che corrispondono a quell'esperienza d'amore che ha conosciuto nel passato a cui la sua crescita psichica si è arrestata, bloccando presente e futuro. Il passato rimane il suo vero presente che non si allontana da lui. Ogni giorno il passato si fa presente con la sua storia, di cui il presente può beneficiarne se si riconcilia con il ricordo che la tematizza e la riaccorda con i progetti futuri. Non è forse il ricordo un ri-accordo, e il riaccordo la ripresa di una continuità ininterrotta che caratterizza lo stile della nostra vita? Nel ricordo riaccordo il passato con il futuro che sarò. Se invece manca questa proiezione verso il futuro e ci si rattrappisce interamente nel passato, concedendo al passato tutto lo spazio che dovrebbe competere al presente e al futuro, allora subentra quella condizione psichica che va dalla malinconia alla depressione. Perché quando anche il futuro è considerato alla stregua del passato, non abbiamo solo la perdita di un possibile futuro, ma anche la scomparsa di quelle figure orientate al futuro come il desiderio, l'attività, la speranza, l'attesa e la volontà di fare futuro. Esemplare a questo proposito è l'espressione di Rousseau che leggiamo nelle sue Confessioni: "Per me la previsione ha sempre sciupato il godimento. Ho visto il futuro solo perdendoci" dove ritorna il tema della "perdita" tipico degli stati depressivi, da intendersi soprattutto come perdita della possibilità di fare esperienza. In questo caso, proprio perché troppo gravido di passato, il presente non apre al futuro.

1 commento:

  1. "Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridire, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse,per non fermarci e chiedere se questo correre ci rende felici,sono migliaia e,se non ci sono,siamo bravissimi a inventarle".(Tiziano Terzani). "Noi siamo padroni del tempo, ma solo di dargli un senso". (Anonimo). "Quanto è sciocco l'uomo che lascia passare il tempo sterilmente".(Goethe). "Il giorno inizia e finisce comunque, senza il nostro consenso. Non siamo padroni del tempo, solo padroni di dargli un senso".(Edgar Lee Masters). "Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazioni".(Fabrizio Caramagna). "La gente comune pensa soltanto a passare il tempo, chi ha un po' d'ingegno a utilizzarlo".(Arthur Schopenhauer). "E non saremo domani quelli che fummo, né quelli che siamo".(Publio Ovidio Nasone). "Se si è depressi si vive nel passato. Quando si è ansiosi si vive nel futuro. Chi è in pace vive nel presente".(Lao Tzu). "L' unico posto dove il tempo non è passato è in quella nuvola lassù nel tramonto, che mi chiama allo stesso modo di vent'anni fa".(Fabrizio Caramagna). Grazie, carissimo Aldo, per questo straordinario post, veramente denso di significati preziosi e profondi. Spero vivamente che l'augurio di Enzo Bianchi per il nuovo anno, che tu, così magistralmente, hai voluto mettere in risalto, sia accolto non solo da quanti leggeranno il post, ma dall'umanità intera... Questo augurio giunge forse inatteso, ma necessario in un momento come questo che stiamo vivendo. È un invito a scuotersi di dosso il torpore da cui tutti rischiamo di essere pericolosamente avvolti... Grazie di vero cuore e buona continuazione.

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