"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 11 gennaio 2022

Paginedaleggere. 81 «Leggere è lotta contro l'alienazione al tempo, è affermazione della libertà».

 

A lato. Altichiero da Zevio (1330 ca. – 1390 ca.). Ritratto di Francesco Petrarca conservato presso la "Bibliothèque Nationale de France" (Parigi).

Ha scritto ieri - lunedì 10 di gennaio 2022 - Enzo Bianchi in “L'arte della lettura” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…), se la si pratica come un'arte, la lettura è scuola di silenzio e di interiorità, leggendo si tace e si fa parlare il libro, ma si impara anche il rispetto, l'attenzione e l'ascolto.

La lettura, di fatto, è una conversazione con chi è assente e può essere lontano mille miglia nel tempo e nello spazio. Ma soprattutto è un dialogo con chi ha avuto una vita più creativa della nostra: è accoglienza della parola di un altro. Agostino di Ippona paragonava la lettura a uno specchio che rivela il lettore a se stesso, e Gregorio Magno asseriva che "lo sta scritto cresce con chi la legge!". Marcel Proust, al termine di Alla ricerca del tempo perduto, si premurava di avvertire che i suoi lettori sarebbero stati "lettori di se stessi". Soprattutto nella nostra società, nella quale domina l'immagine, leggere resta una operazione di umanizzazione, sorprendente nella sua semplicità: non occorrono tecnologie complicate, né iniziazioni particolari perché è sufficiente prendere un libro, aprirlo quando si vuole e leggere risuscitando lo sta scritto. In piena libertà posso poi chiudere il libro, leggere più avanti o tornare indietro... e posso pensare, meditare con il ritmo che decido io e del quale ho bisogno per comprendere le pagine "dal di dentro", intus legere. Per questo ho sentito il bisogno di arricchire il comando monastico esprimendolo con le parole: Ora, lege et labora! Non basta pregare e lavorare, occorre leggere per sentire battere il cuore del mondo, per tenere in esercizio l'ascolto. Chi non legge adduce come giustificazione la scarsità del tempo a disposizione, ma le scelte nell'impiego del tempo sono rivelatrici di ciò che per noi conta nella vita. Leggere è lotta contro l'alienazione al tempo, è affermazione della libertà. Se il tempo ci manca, il libro ci aspetta nello scaffale, sul comodino, quasi un monito a trovare il tempo per la lettura, prendendo le distanze da ciò che ci distrae. Sempre mi ha impressionato nella profezia di Ezechiele il racconto biblico secondo cui Dio chiede al profeta di mangiare il libro... Sì, mangiare il libro, che è più che leggerlo, è farlo diventare corpo e vita. Forse non a tutti è data questa manducazione del libro ma, almeno per molti, come scriveva Italo Calvino, "leggere vuol dire cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci s'aspetta, una voce che viene non si sa da dove, da qualche parte al di là del libro, al di là dell'autore, al di là delle convenzioni della scrittura". Beato chi legge, perché saprà anche ascoltare! Di seguito, “A Giovanni Anchiseo”, lettera di Francesco Petrarca di datazione incerta (1336-1340): Ti dirò, o fratello, quello che spesso per dimenticanza o pigrizia ho taciuto. Se posso vantarmi con te, mi vanterò di quello soltanto di che è onesto vantarsi; ché già dagli ardori delle umane passioni, se non tutto, almeno in gran parte mi ha liberato la divina pietà; poiché è questo un dono del cielo, sia che mi derivi dalla bontà della mia natura, sia dall'età. Molte cose osservando e pensando, ho compreso finalmente quanto valgano questi affetti che ribollono nel cuore dell'uomo. Ma perché tu non mi creda libero da ogni umano difetto, sappi che io sono dominato da una passione insaziabile, che fino ad oggi non ho potuto né voluto frenare, convinto come sono che il desiderio di cose oneste non può 'esser disonesto. Vuoi tu sapere di che malattia si tratti? non mi sazio mai di libri. Eppure, ne ho più del bisogno; ma accade dei libri come delle altre cose: il riuscire a far danaro è sprone all'avarizia. Anzi ne' libri c'è qualcosa di singolare: l'oro, l'argento, le gemme, le vesti di porpora, le case adorne di marmi, i campi ben coltivati, i dipinti, i cavalli ben bardati, e le altre cose di questo genere danno un piacere muto e superficiale; i libri dilettano nel fondo dell'animo, parlano con noi, ci consigliano e con noi si uniscono con viva e vivace familiarità; né solamente ciascuno di essi penetra nell'animo del lettore, ma suggerisce il nome di altri; e l'uno gli dà il desiderio dell'altro. Per citar qualche esempio, l'Accademico di Cicerone mi rese caro e gradito Marco Varrone; nel libro degli Uffici imparai il nome di Ennio; presi amore a Terenzio dalla lettura delle Tusculane; dal libro Della Vecchiezza conobbi le Origini di Catone e l'Economico di Senofonte; e quest'ultimo nel suddetto libro degli Uffici imparai essere stato tradotto dà Cicerone. Così il Timeo di Platone mi rivelò l'ingegno di Solone; e la morte di Catone il Pedone; e l'interdetto del re Tolomeo Egesia di Cirene; e per le lettere di Cicerone mi fidai di Seneca prima che dei miei occhi. A far ricerca del libro di Seneca Contro le superstizioni m'indusse Agostino; Servio mi indicò l'Argonautica di Apollonio; molti, e soprattutto Lattanzio, mi fecero desiderare i libri della Repubblica; e Svetonio la Storia di Plinio; e Aulo Gellio l'eloquenza di Favorino; e la elegante brevità di Floro m'indusse a ricercare quel che ci resta di Tito Livio. Lascio da parte le opere più note e famose, che non abbisognano di testimonianze, e che tuttavia, se son lodate da persona illustre, più profondamente s'imprimono nell'animo nostro; com'è nelle Declamazioni di Seneca, dove si fanno le lodi di Cicerone, principe degli oratori e sommo ingegno; e nei Saturnali, dove si mostrano da Eusebio le multiformi eleganze di Virgilio; si aggiunga la reverente e ossequiosa testimonianza di Papinio Stazio intorno all'Eneide, quando ammonisce la sua Tebaide, che sta per veder la luce, a seguirne e adorarne le vestigia; e quello che Orazio Flacco o, meglio, tutti concordemente riconoscono in Omero, principe di tutti i poeti. Troppi più ne rammento di quel che sia necessario; e troppo lungo anche sarebbe ricordare quanti peregrini nomi d'autori io abbia da giovinetto raccolto leggendo il grammatico Prisciano, e poi Plinio Secondo, e ultimamente Nonio Marcello, e quante volte mi sia venuta l'acquolina in bocca. Ma per tornare donde son partito, nessuno si meraviglierà che l'animo sia grandemente acceso ed eccitato da questi nomi; ciascuno de' quali ha le sue scintille e i suoi aculei, alcuni ben visibili altri nascosti, che a vicenda si aiutano. E perciò - me ne vergogno, ma debbo confessarlo francamente e fare omaggio alla verità - più scusabile, per non dire più generosa, mi appare la passione del tiranno d'Atene e del re d'Egitto che non quella di un nostro generale; e più nobile la passione per i libri di Pisistrato e poi quella di Tolomeo Filadelfo, che non quella di Grasso per l'oro, sebbene Grasso abbia più imitatori. Ma perché Alessandria o Atene non mettano sotto i piedi Roma, e alla Grecia o all'Egitto non ceda l'Italia, anche noi abbiamo avuto principi amanti degli studi; e così numerosi, che sarebbe difficile contarli, e così appassionati, che a qualcuno fu caro più il nome di filosofo che di re; e appassionati, dico, non tanto per i libri, quanto per il loro contenuto. Poiché vi sono molti che raccolgono libri, come anche altre cose, non per fame uso, ma per il desiderio di possederli, e non per coltivare la mente, ma per adornare la propria camera. E per tacer d'altri, ebbero cura della biblioteca di Roma gl'imperatori Giulio Cesare e Cesare Augusto; e a sì importante carica fu dal primo preposto Marco Varrone, per nulla inferiore, anzi assai superiore a Demetrio Falereo - sia detto con sua buona pace - che in tale ufficio si acquistò gran nome presso gli Egiziani; dal secondo Pompeo Macro, uomo anch'esso dottissimo. Sommamente amò la biblioteca greca e latina Asinio Pollione, oratore illustre, che dicono per primo l'aprisse al pubblico. Privati esempi sono invece l'insaziabile desiderio di libri di Catone, di cui ci attesta Cicerone, e l'ardore di Cicerone stesso nel farne ricerca, di cui ci fanno fede le sue molte lettere ad Attico, al quale, con molte istanze e preghiere, si raccomanda non meno che io a te. Ché se a quel ricchissimo ingegno è lecito cercar l'aiuto de' libri, che pensi che si abbia a dire di un povero? Né ancora ho detto quel che per ultimo era da dire, e che appena sembrerebbe credibile, se non lo rendessero verosimile la larga cultura di quell'uomo dottissimo e la sua amicizia coi principi: si dice che Amonico Sereno possedesse una biblioteca di sessantaduemila volumi, i quali tutti lasciò morendo al minore Gordiano, suo amato discepolo, che era allora imperatore. Ciò sia detto a scusa del mio vizio e a conforto per cosi illustri compagni. E tu, se davvero mi vuoi bene, a qualcuno dei tuoi colti amici dà quest'incarico: che vadano in cerca per la Toscana, frughino negli scaffali de' religiosi e degli altri uomini studiosi, se possa uscirne fuori qualcosa che valga non so se ad acquietare o ad acuire la mia sete. Del resto, sebbene non ti sia ignoto in quali laghi io soglia pescare e in quali boschetti uccellare, tuttavia, perché tu non t'inganni, aggiungo qui separatamente la nota di quel che maggiormente desidero; e perché tu vi metta più impegno, sappi ch'io ho fatto la stessa preghiera ad altri amici in Inghilterra, in Francia, in Spagna. Fa' dunque in modo che tu non sembri, per amicizia e buona volontà, inferiore ad altri: e sta' bene. 

1 commento:

  1. Grazie per la condivisione di questo nuovo,meraviglioso invito di Enzo Bianchi! Bisogna trovare il tempo per leggere... "Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso".(Daniel Pennac). "I genitori ti insegnano ad amare,a ridere, a correre. Ma solo,entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali".(Helen Haiyes). "La lettura è solitudine. Si legge da soli,anche quando si è in due".(Italo Calvino). "Leggere libri è il gioco più bello che l'umanità abbia inventato".(Wistawa Szmborska). "La lettura di buoni libri potrebbe contribuire a lenire la stupidità umana, il problema è che la stupidità non ama leggere".(Carl William Brown). "Non c'è nessun amico più leale di un libro".(Hemingway). "In un buon libro il meglio è tra le righe".(Proverbio Svedese). "Capisci di aver letto un buon libro, quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico".(Paul Sweeney). "Una goccia di inchiostro può fare pensare un milione di persone".(George Gordon Byron). "La magia dei libri è proprio questa:trovare se stessi nelle parole di qualcuno che non ci conosce, eppure sembra aver scritto di noi e per noi".(Anonimo). "Con la libertà, i libri,i fiori e la luna, chi non sarebbe felice?". (Oscar Wilde). Grazie ancora e buona continuazione.

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