A lato. Altichiero da Zevio (1330 ca. – 1390 ca.). Ritratto
di Francesco Petrarca conservato presso la "Bibliothèque Nationale de France" (Parigi).
Ha scritto ieri - lunedì 10 di gennaio 2022 - Enzo Bianchi in “L'arte della lettura” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”: (…), se la si pratica come un'arte, la lettura è scuola di silenzio e di interiorità, leggendo si tace e si fa parlare il libro, ma si impara anche il rispetto, l'attenzione e l'ascolto.
La lettura, di
fatto, è una conversazione con chi è assente e può essere lontano mille miglia
nel tempo e nello spazio. Ma soprattutto è un dialogo con chi ha avuto una vita
più creativa della nostra: è accoglienza della parola di un altro. Agostino di
Ippona paragonava la lettura a uno specchio che rivela il lettore a se stesso,
e Gregorio Magno asseriva che "lo sta scritto cresce con chi la
legge!". Marcel Proust, al termine di Alla ricerca del tempo perduto, si
premurava di avvertire che i suoi lettori sarebbero stati "lettori di se
stessi". Soprattutto nella nostra società, nella quale domina l'immagine,
leggere resta una operazione di umanizzazione, sorprendente nella sua
semplicità: non occorrono tecnologie complicate, né iniziazioni particolari
perché è sufficiente prendere un libro, aprirlo quando si vuole e leggere
risuscitando lo sta scritto. In piena libertà posso poi chiudere il libro,
leggere più avanti o tornare indietro... e posso pensare, meditare con il ritmo
che decido io e del quale ho bisogno per comprendere le pagine "dal di
dentro", intus legere. Per questo ho sentito il bisogno di arricchire il
comando monastico esprimendolo con le parole: Ora, lege et labora! Non basta
pregare e lavorare, occorre leggere per sentire battere il cuore del mondo, per
tenere in esercizio l'ascolto. Chi non legge adduce come giustificazione la
scarsità del tempo a disposizione, ma le scelte nell'impiego del tempo sono
rivelatrici di ciò che per noi conta nella vita. Leggere è lotta contro
l'alienazione al tempo, è affermazione della libertà. Se il tempo ci manca, il
libro ci aspetta nello scaffale, sul comodino, quasi un monito a trovare il
tempo per la lettura, prendendo le distanze da ciò che ci distrae. Sempre mi ha
impressionato nella profezia di Ezechiele il racconto biblico secondo cui Dio
chiede al profeta di mangiare il libro... Sì, mangiare il libro, che è più che
leggerlo, è farlo diventare corpo e vita. Forse non a tutti è data questa
manducazione del libro ma, almeno per molti, come scriveva Italo Calvino,
"leggere vuol dire cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci
s'aspetta, una voce che viene non si sa da dove, da qualche parte al di là del
libro, al di là dell'autore, al di là delle convenzioni della scrittura".
Beato chi legge, perché saprà anche ascoltare! Di seguito, “A Giovanni
Anchiseo”, lettera di Francesco Petrarca di datazione incerta (1336-1340): Ti
dirò, o fratello, quello che spesso per dimenticanza o pigrizia ho taciuto. Se
posso vantarmi con te, mi vanterò di quello soltanto di che è onesto vantarsi;
ché già dagli ardori delle umane passioni, se non tutto, almeno in gran parte
mi ha liberato la divina pietà; poiché è questo un dono del cielo, sia che mi
derivi dalla bontà della mia natura, sia dall'età. Molte cose osservando e
pensando, ho compreso finalmente quanto valgano questi affetti che ribollono
nel cuore dell'uomo. Ma perché tu non mi creda libero da ogni umano difetto,
sappi che io sono dominato da una passione insaziabile, che fino ad oggi non ho
potuto né voluto frenare, convinto come sono che il desiderio di cose oneste
non può 'esser disonesto. Vuoi tu sapere di che malattia si tratti? non mi
sazio mai di libri. Eppure, ne ho più del bisogno; ma accade dei libri come
delle altre cose: il riuscire a far danaro è sprone all'avarizia. Anzi ne'
libri c'è qualcosa di singolare: l'oro, l'argento, le gemme, le vesti di
porpora, le case adorne di marmi, i campi ben coltivati, i dipinti, i cavalli
ben bardati, e le altre cose di questo genere danno un piacere muto e
superficiale; i libri dilettano nel fondo dell'animo, parlano con noi, ci
consigliano e con noi si uniscono con viva e vivace familiarità; né solamente
ciascuno di essi penetra nell'animo del lettore, ma suggerisce il nome di
altri; e l'uno gli dà il desiderio dell'altro. Per citar qualche esempio,
l'Accademico di Cicerone mi rese caro e gradito Marco Varrone; nel libro degli
Uffici imparai il nome di Ennio; presi amore a Terenzio dalla lettura delle
Tusculane; dal libro Della Vecchiezza conobbi le Origini di Catone e
l'Economico di Senofonte; e quest'ultimo nel suddetto libro degli Uffici
imparai essere stato tradotto dà Cicerone. Così il Timeo di Platone mi rivelò
l'ingegno di Solone; e la morte di Catone il Pedone; e l'interdetto del re
Tolomeo Egesia di Cirene; e per le lettere di Cicerone mi fidai di Seneca prima
che dei miei occhi. A far ricerca del libro di Seneca Contro le superstizioni
m'indusse Agostino; Servio mi indicò l'Argonautica di Apollonio; molti, e
soprattutto Lattanzio, mi fecero desiderare i libri della Repubblica; e
Svetonio la Storia di Plinio; e Aulo Gellio l'eloquenza di Favorino; e la
elegante brevità di Floro m'indusse a ricercare quel che ci resta di Tito
Livio. Lascio da parte le opere più note e famose, che non abbisognano di
testimonianze, e che tuttavia, se son lodate da persona illustre, più
profondamente s'imprimono nell'animo nostro; com'è nelle Declamazioni di
Seneca, dove si fanno le lodi di Cicerone, principe degli oratori e sommo
ingegno; e nei Saturnali, dove si mostrano da Eusebio le multiformi eleganze di
Virgilio; si aggiunga la reverente e ossequiosa testimonianza di Papinio Stazio
intorno all'Eneide, quando ammonisce la sua Tebaide, che sta per veder la luce,
a seguirne e adorarne le vestigia; e quello che Orazio Flacco o, meglio, tutti
concordemente riconoscono in Omero, principe di tutti i poeti. Troppi più ne
rammento di quel che sia necessario; e troppo lungo anche sarebbe ricordare
quanti peregrini nomi d'autori io abbia da giovinetto raccolto leggendo il
grammatico Prisciano, e poi Plinio Secondo, e ultimamente Nonio Marcello, e
quante volte mi sia venuta l'acquolina in bocca. Ma per tornare donde son
partito, nessuno si meraviglierà che l'animo sia grandemente acceso ed eccitato
da questi nomi; ciascuno de' quali ha le sue scintille e i suoi aculei, alcuni
ben visibili altri nascosti, che a vicenda si aiutano. E perciò - me ne
vergogno, ma debbo confessarlo francamente e fare omaggio alla verità - più
scusabile, per non dire più generosa, mi appare la passione del tiranno d'Atene
e del re d'Egitto che non quella di un nostro generale; e più nobile la
passione per i libri di Pisistrato e poi quella di Tolomeo Filadelfo, che non
quella di Grasso per l'oro, sebbene Grasso abbia più imitatori. Ma perché
Alessandria o Atene non mettano sotto i piedi Roma, e alla Grecia o all'Egitto
non ceda l'Italia, anche noi abbiamo avuto principi amanti degli studi; e così
numerosi, che sarebbe difficile contarli, e così appassionati, che a qualcuno
fu caro più il nome di filosofo che di re; e appassionati, dico, non tanto per
i libri, quanto per il loro contenuto. Poiché vi sono molti che raccolgono libri,
come anche altre cose, non per fame uso, ma per il desiderio di possederli, e
non per coltivare la mente, ma per adornare la propria camera. E per tacer
d'altri, ebbero cura della biblioteca di Roma gl'imperatori Giulio Cesare e
Cesare Augusto; e a sì importante carica fu dal primo preposto Marco Varrone,
per nulla inferiore, anzi assai superiore a Demetrio Falereo - sia detto con
sua buona pace - che in tale ufficio si acquistò gran nome presso gli Egiziani;
dal secondo Pompeo Macro, uomo anch'esso dottissimo. Sommamente amò la
biblioteca greca e latina Asinio Pollione, oratore illustre, che dicono per
primo l'aprisse al pubblico. Privati esempi sono invece l'insaziabile desiderio
di libri di Catone, di cui ci attesta Cicerone, e l'ardore di Cicerone stesso
nel farne ricerca, di cui ci fanno fede le sue molte lettere ad Attico, al
quale, con molte istanze e preghiere, si raccomanda non meno che io a te. Ché
se a quel ricchissimo ingegno è lecito cercar l'aiuto de' libri, che pensi che
si abbia a dire di un povero? Né ancora ho detto quel che per ultimo era da
dire, e che appena sembrerebbe credibile, se non lo rendessero verosimile la
larga cultura di quell'uomo dottissimo e la sua amicizia coi principi: si dice
che Amonico Sereno possedesse una biblioteca di sessantaduemila volumi, i quali
tutti lasciò morendo al minore Gordiano, suo amato discepolo, che era allora
imperatore. Ciò sia detto a scusa del mio vizio e a conforto per cosi illustri
compagni. E tu, se davvero mi vuoi bene, a qualcuno dei tuoi colti amici dà
quest'incarico: che vadano in cerca per la Toscana, frughino negli scaffali de'
religiosi e degli altri uomini studiosi, se possa uscirne fuori qualcosa che
valga non so se ad acquietare o ad acuire la mia sete. Del resto, sebbene non
ti sia ignoto in quali laghi io soglia pescare e in quali boschetti uccellare,
tuttavia, perché tu non t'inganni, aggiungo qui separatamente la nota di quel
che maggiormente desidero; e perché tu vi metta più impegno, sappi ch'io ho
fatto la stessa preghiera ad altri amici in Inghilterra, in Francia, in Spagna.
Fa' dunque in modo che tu non sembri, per amicizia e buona volontà, inferiore
ad altri: e sta' bene.
Grazie per la condivisione di questo nuovo,meraviglioso invito di Enzo Bianchi! Bisogna trovare il tempo per leggere... "Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso".(Daniel Pennac). "I genitori ti insegnano ad amare,a ridere, a correre. Ma solo,entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali".(Helen Haiyes). "La lettura è solitudine. Si legge da soli,anche quando si è in due".(Italo Calvino). "Leggere libri è il gioco più bello che l'umanità abbia inventato".(Wistawa Szmborska). "La lettura di buoni libri potrebbe contribuire a lenire la stupidità umana, il problema è che la stupidità non ama leggere".(Carl William Brown). "Non c'è nessun amico più leale di un libro".(Hemingway). "In un buon libro il meglio è tra le righe".(Proverbio Svedese). "Capisci di aver letto un buon libro, quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico".(Paul Sweeney). "Una goccia di inchiostro può fare pensare un milione di persone".(George Gordon Byron). "La magia dei libri è proprio questa:trovare se stessi nelle parole di qualcuno che non ci conosce, eppure sembra aver scritto di noi e per noi".(Anonimo). "Con la libertà, i libri,i fiori e la luna, chi non sarebbe felice?". (Oscar Wilde). Grazie ancora e buona continuazione.
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