A lato. La copertina del settimanale "L'Espresso" del 9 di gennaio 2022.
Ha scritto Michele Serra in “Fare finta di niente”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, sabato 15 di gennaio 2022: Berlusconi non è candidabile non perché sia di destra. Ma perché è Berlusconi. Colpisce che nessuno, tra i numerosi attori della scena politica, lo dica con chiarezza. Tirano in ballo il fatto che "è un leader di partito": come se un impedimento normativo, o una diminuzione delle facoltà umane, negasse a un uomo di parte la possibilità di assumere un ruolo super partes, così come è avvenuto a ripetizione nella storia del Quirinale.
Sono stati quasi tutti uomini di parte e di partito, i nostri
presidenti, prima di salire al Colle. No, non è il suo essere di parte a
rendere inaccettabile, anzi inverosimile, la sua candidatura. È ciò che è
stato, ha detto, ha fatto. Il primo antipolitico e il primo populista d'Italia,
il primo sdoganatore del neofascismo, l'Unto dal Signore (definizione sua),
l'Egolatra, il Caimano, il monopolista della comunicazione in vergognoso
conflitto di interessi, il creatore di un bipartitismo paranoico (il
"partito dell'amore", lui, contro il "partito dell'odio", gli
altri) che spaccò il Paese, lo spregiatore del "teatrino della
politica" che ora pretende di diventarne il primo rappresentante, il
compratore di sentenze e di senatori: l'elenco di sbreghi al costume
repubblicano, alle leggi, alla misura umana, è (…) lungo (…). E le "cene
eleganti" sono appena un topolino al cospetto della montagna di offese,
volontarie e involontarie, inferte alla Polis. Ma dove sono vissuti,
nell'ultimo decennio del secolo scorso e nel primo di questo, gli attuali
attori della scena politica? C'erano o vivevano altrove? Sanno chi fu
Berlusconi, o fanno finta di non saperlo per coprire qualche carta, coltivare
qualche rapporto? Ma la politica è per davvero questo
ininterrotto far finta di niente? Di seguito, “B. al Colle: dove sono i cittadini che un tempo si ribellavano?”
di Adriano Sansa, - già magistrato e politico al tempo dell’Ulivo - pubblicato
su “il Fatto Quotidiano” di oggi: Lo stesso Paese che per anni ha onorato
Falcone e Borsellino ora sostanzialmente tace. Berlusconi mira al Quirinale:
condannato, amnistiato, prescritto, tuttora indagato e imputato, osa farsi
avanti. Secondo la Cassazione ha finanziato la mafia, quella associazione
criminale che ha ucciso Piersanti Mattarella, fratello del presidente della
Repubblica. È una vicenda che ci copre di vergogna. Non solo per la
sfrontatezza del candidato, ma per la flebile voce dei partiti, taluni
tristemente consenzienti, altri distanti da Forza Italia ma appena balbettanti
in questa occasione. Tuttavia non basta: la passività di fronte alla proposta
indecente riguarda anche la stragrande maggioranza dei cittadini. Le firme
raccolta dal Fatto Quotidiano sono il frutto della reazione di una minoranza
illuminata. Ma l’esperienza quotidiana ci mostra una blanda perplessità, un
pigro cinismo, una distaccata rassegnazione nella gran parte delle persone.
Colpa della pandemia? In parte forse sì. Ma qualche cosa d’altro è nell’aria.
Quello stesso Paese che solo pochi anni fa aveva partecipato con passione al
dibattito sulla proposta di modifica della Costituzione ora sembra essersi
ritirato. Che siano state le difficoltà economiche e lavorative, o le nuove
sensibilità e preoccupazioni ambientali; o le delusioni venute da una politica
stanca e incapace di nuove interpretazioni dei tempi, si tratta di un grande
errore, perfino di un passo indietro rispetto a stagioni passate che pure non
erano età dell’oro. Ma dove sono finite le voci un tempo gagliarde proprio nei
confronti delle deformazioni berlusconiane della giustizia? Come possono non
arrossire i grandi quotidiani che battono la fiacca? Perché i sindacati non si
ribellano a questa ipotesi di involuzione della democrazia e della civiltà?
Perché movimenti e associazioni prima così vivi, come l’Anpi o i comitati per
la difesa della Costituzione, non si fanno vedere nelle piazze, non alzano la
voce, non gridano di fronte a questa impudicizia, a questa offesa della
Costituzione cui abbiamo proclamato di voler essere fedeli? Certo la
Costituzione non dice che è escluso dalla Presidenza della Repubblica chi ha
riportato condanne penali, o ha accettato amnistie e prescrizioni; ma sappiamo
che non lo ha fatto perché nessuno dei costituenti poteva neppure immaginare
che osasse ambire al Quirinale una persona con quelle caratteristiche. La
reazione della nazione sarebbe stata fermissima, diffusa, incontenibile; se non
le barricate, però le proteste in ogni luogo pubblico e privato, in ogni sede
politica, civile e culturale. Una rivolta morale. Che cosa ci sta succedendo,
che cosa vi sta succedendo, cittadini di una Repubblica che non può vivere se
perde la dignità?
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