"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 19 gennaio 2022

Notiziedalbelpaese. 49 «Dello spettacolo grottesco, egotico e deresponsabilizzato che Berlusconi ha incarnato».

 

Ha scritto Michele Serra in “Mette tristezza ritrovarci qui”, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, 18 di gennaio 2022: (…). La vanità di un vecchio (Berlusconi, 85 anni) segna la scena al punto di costringerci a tornare a una domanda stravecchia, che credevamo dimenticata, e cioè se per caso ce lo meritiamo, Berlusconi: e sicuramente se lo merita la mezza Italia che lo ha amato, assecondato, blandito, e tutt'ora gli fa da corte. Glielo augureremmo vivamente, come presidente, ai nostri fratelli di destra, se lo meritano così come meritano il ridicolo, il sospetto di non avere etica pubblica, il discredito internazionale. Sì, glielo augureremmo, non fosse che in questo Paese abitiamo anche noi. Secondo le cronache sarebbe il trio Verdini-Dell'Utri-Confalonieri, pregiudicato per i primi due terzi, ad architettare questa estrema botta a un passo dalla fine. Verdini, 71 anni, è il teen ager della situazione, gli altri due sono over 80, quando ci dicono che la sinistra è novecentesca possiamo far notare quanto bacucca, o in ostaggio dei bacucchi, sia la destra. Mette tristezza che i due quasi giovani capi populisti, il Salvini e la Meloni, si siano sottomessi, non importa se per opportunismo o per mediocrità, al capriccio di un vegliardo. Mette tristezza che il resto d'Italia al completo non abbia altro da dire che Draghi, Draghi, Draghi, valentuomo dell'establishment europeo (per fortuna che c'è), come per ammettere che senza di lui non c'è partita, non c'è salvezza, non c'è Italia: ma esistevamo, prima di lui, o eravamo solamente uno scherzo di natura? Mette tristezza lo squallore della tratta dei voti, la riconoscibilità della scheda (tipica del voto di scambio, del ricatto mafioso), mette tristezza ritrovarsi nel 1994 essendo il 2022. Di seguito, “B. presidente è uno sputo in faccia alla Repubblica” di Daniela Ranieri, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri: A tutte le cose gravi a cui un italiano mediamente perbene ha da pensare - Covid, lavoro, vaccini, saturazione dell'ossigeno, malanni dei propri cari, eventualità della morte - adesso si è aggiunta quest'altra cosa, invero raccapricciante. L'ipotesi di Berlusconi al Quirinale, infiltratasi come una boutade nell'opinione pubblica rintronata dalla pandemia, si è fatta strada, si è solidificata, e ora, pur con qualche risata nervosa (come se non potesse avvenire per davvero), se ne parla seriamente, presentando i pro e i contro, come fosse ormai pienamente nel regno del concepibile. Soprattutto, rimuovendo psichiatricamente la voragine che la persona di Berlusconi ha aperto nel Paese, al di là della sua pedina penale e morale. Si ha l'impressione di assistere a una catastrofe, a un crollo: innanzitutto di fiducia in chi ci dovrebbe rappresentare, che valuta uno sfregio simile come plausibile; di senso, persino, come se l'egemonia dello spettacolo grottesco, egotico e deresponsabilizzato che Berlusconi ha incarnato per trent'anni si fosse infine realizzata senza drammi. Giornali che hanno passato un quarto di secolo a spiegarci quanto quel signore fosse un tipo da evitare, al massimo uno a cui chiedere conto di ragazzine di Casoria e candidature di escort, hanno cominciato a prenderlo sul serio già qualche anno fa. Tra foto patetiche di lui che coccolava cani e allattava un agnellino col biberon, gli si è cominciato a chiedere conto del "pericolo rappresentato dai grillini" (era il periodo del governo giallo-verde e del "meglio Berlusconi che Di Maio" di Scalfari). Così Forza Italia, accolita di miracolati costruita su misura delle esigenze finanziarie e penali del leader, diventò "argine al populismo"; fino ad ascendere al governo del Paese con Draghi, in quanto partito pieno di Migliori da far ministri e sottosegretari. Oggi pullulano le interviste alle ossequiose nullità del suo partito-azienda, che si prendono la libertà di sbeffeggiare chi s'indigna per l'ipotesi che uno come Berlusconi possa comandare le Forze Armate e la magistratura, contro la quale il pregiudicato potrà esercitare la sua beffarda vendetta. Il "perseguitato dalla Giustizia" ascende al discorso pubblico non per l'ennesimo processo o per vicende geriatriche, ma per il conteggio dei voti che lo porterebbero alla carica più alta; privo di disciplina e onore come pochi, delinquente naturale, finanziatore della mafia, frodatore dello Stato, utilizzatore finale di prostitute che lo ricattavano, corruttore di giudici e di agenti della Finanza, senatore decaduto e pluri-prescritto: "la figura più adatta" per il Quirinale, secondo Meloni e Salvini. I quali ammettono implicitamente il loro fallimento: non riescono a tirare fuori un nome dignitoso dalla pletora di loro parlamentari perché sono circondati da incapaci, a capo di partiti personali tutti fondati sulla comunicazione e zero sulla politica. Decidono il candidato alla Presidenza della Repubblica a pranzo nella villona del padrone sulla via Appia: una scena tra Plauto e i Vanzina. La propaganda pacchiana del berlusconismo si ringalluzzisce: ha messo fine alla Guerra Fredda, è tra i primi contribuenti italiani, è l'eroe della libertà: ma chi non sa che Berlusconi è stato un politico mediocre, un pessimo servitore dello Stato (che ha frodato, già che c'era), un uomo poco coltivato, coi libri finti sugli scaffali e il gusto estetico per la paccottiglia di una magnate russo, un manipolatore della realtà che ha asservito un esercito di fedeli esecutori allo scopo di farsi le leggi per guadagnare di più, pagare meno tasse, restare impunito dei suoi reati, etc.? Ex parlamentari della Repubblica che nella vita hanno fatto solo i servitori dei propri affari e di Berlusconi (e poi, quindi, i sostenitori di Renzi) brigano tra loro per fare un dispetto a "Travaglio, Zagrebelsky, Gruber" (così Verdini); stiamo parlando di gente ai domiciliari per traffici illeciti ai danni dello Stato che potrebbe deciderne il Capo: neanche gli sceneggiatori di Gomorra avrebbero osato tanto. Ed è una pena vedere la mandria di suoi dipendenti pronti a scrivere sulla scheda le varie combinazioni di nome e cognome per farsi "contare", invece di provare vergogna. La candidatura di Berlusconi non è solo irragionevole: è uno sfregio, una bestemmia, uno sputo sulla Repubblica. È il trionfo del nichilismo. Pochi dubbi che Renzi, in combutta con Verdini, lo voterebbe, se occorre; non perché ami Berlusconi, ma perché odia l'Italia, e di mestiere fa il guastatore. Il Pd, nella persona di Letta, ha maturato qualche remora perché Berlusconi è "divisivo". Perché sono arrivati a questo punto? Perché sono inetti, certo, ma anche perché temono di passare per moralisti, nel Paese in cui non è chiara la differenza tra l'essere moralisti e l'essere persone morali.

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