Sosteneva lo psicanalista Massimo
Recalcati in una intervista – “Mollare
vuol dire affrontare la morte” - a firma di Wanda Marra concessa ad “il
Fatto Quotidiano” del 7 di dicembre dell’anno 2012: (…) Professor Recalcati, perché
Berlusconi non molla? - Uscire di scena, saper tramontare, è la saggezza più
grande perché rivela la capacità di non credere troppo al proprio Io, a
quell'Io che crediamo di essere. Sappiamo che le vecchie glorie del passato
fanno fatica a scegliere la via del tramonto restando aggrappate disperatamente
ai sembianti del loro antico prestigio -.
Ci vuole una potenza nevrotica
enorme per tenere in ostaggio ancora una volta un intero paese. - Per
Berlusconi è questione di vita o di morte. Senza l’Io illuminato dai riflettori
e dai sondaggi di popolarità sarebbe costretto a confrontarsi con il senso dei
propri limiti e della propria morte. Per questa ragione il palcoscenico
televisivo non era più sufficiente e doveva necessariamente dilatarsi
nell'arena politica. Certo si trattava di difendere i propri interessi
economici. Ma non solo. Si trattava di difendere anche la propria immagine
fallica -.
Oggi, cosa sta cercando di
salvare rimanendo sulla scena? - Deve salvare la propria potenza fallica dal
declino alla quale essa è fatalmente consegnata. Il
fantasma berlusconiano incrocia quello del marchese De Sade: rendere il
godimento eterno, sottratto allo scorrere del tempo e alla morte. Da questo
punto di vista l'impossibilità di congedarsi definitivamente dalla sua carriera
politica - come invece fece a suo tempo Prodi - non segnala tanto
l'attaccamento al potere, ma l'impossibilità di esistere senza occupare la
scena del mondo come protagonista. La psicoanalisi chiama questo angoscia di
castrazione -.
Ma perché negli ultimi mesi ha
cambiato idea e posizione prima di tutto sul suo futuro tante volte? - È
difficile rispondere a questo. Quel che è certo è che quest’uomo non sa
accettare la dimensione finita dell’esperienza, la dimensione del lutto. Questa
incertezza è dovuta al fatto che pur sapendo che il suo tempo è politicamente
esaurito, da una parte percepisce, dall’altra lo nega -.
Cosa vuol dire questo per
l’Italia? - Deleuze diceva che non c’è niente di peggio che scoprirsi
prigionieri del sogno di un altro. È quello che rischiano gli italiani con una
nuova discesa in campo di Silvio Berlusconi -.
Ma come mai ha ancora tanta
forza, che nessuno, a cominciare dal suo partito, è in grado di fermarlo? -
Come padre titanico non ha fatto crescere figli. Piuttosto li mangia: basta
pensare al povero Alfano -.
Ha scritto Franco Arminio - nelle ore antecedenti l’annuncio
del “ritiro” dell’uomo di Arcore dalla competizione per le quirinarie – in “B. al Colle è peggio del virus: ma non
siamo tutti vaccinati?”, riportato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, sabato
22 di gennaio 2022: Se fosse eletto Berlusconi sarebbe più chiaro l'orrore in cui siamo
immersi: è bastato il fatto che lui abbia pensato di candidarsi per capire che
nei palazzi della politica non c'è proprio il sentimento della vita, della
pulizia, della dignità. Ora eleggere un presidente decente è quasi impossibile,
è come tirarsi fuori dalla palude prendendosi per i capelli. Ma è veramente fuori
da ogni logica quello che sta accadendo. La pandemia doveva essere una sventura
di cui fare buon uso, per cambiare radicalmente il mondo, e invece stiamo a
parlare di come condire un cibo chiaramente avariato. La pandemia piega ogni
persona nelle sue preoccupazioni e la politica ne approfitta per mettere in
scena la più solenne delle sue stagioni scandalose. Le schermaglie per
l'elezione del presidente della Repubblica sono allo stesso tempo una
pagliacciata e un dramma. Siamo alle prese con personaggi allo stesso tempo
ridicoli e avvilenti. E la cosa incredibile è che la faccenda va avanti e il risultato
si annuncia comunque penoso. Sembra quasi che Berlusconi possa servire come
orrore scampato e quindi possa rendere più accettabile un candidato brutto, ma
che sembrerà decente in confronto a lui. In questo panorama la sinistra assiste
impietrita. E questo accade anche perché non c'è tra i politici di sinistra e
neppure nella società civile una figura che sia indiscutibilmente alta e vasta.
Abbiamo tritato tutto in questi anni, abbiamo sminuito 1e grandezze e ingrandito
le cimici. Il risultato è che ora siamo quasi sicuri di ritrovarci con un
presidente della Repubblica che rischia di far contento solo se stesso e i suoi
amici. Ovviamente la cosa non allarma più di tanto gli inquilini del palazzo.
Lì dentro è appena entrato un parlamentare eletto con l'undici per cento (alle
elezioni suppletive per la sostituzione del sindaco di Roma n.d.r.) dei
votanti. È chiaro che astenersi non è una lezione per questa gente, bisogna combatterli
attivamente, bisogna riattivare subito il nostro sistema immunitario anche rispetto
alla politica. Vaccinarsi è una cosa buona per la nostra salute, eleggere un
pessimo presidente della Repubblica è una cosa pessima per la nostra salute. Non
si può credere a una classe politica che ci propina Berlusconi in abbinamento
ai vaccini. Le due cose assieme sono incompatibili.
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