"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 30 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 22 «Gaber temeva, “più che il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me”».

 

Tratto da “Silvio, sei tutti loro” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 30 di novembre dell’anno 2018: Quella di Renzi che riabilita ufficialmente B., dopo averlo ammirato di nascosto e imitato a cielo aperto per cinque anni, non è né una gaffe estemporanea né l’ultimo reflusso gastrico di un leader alla frutta, anzi al caffè (corretto grappa).

lunedì 29 novembre 2021

Dell’essere. 27 «La morte, dunque, può essere un dono d'amore?».

A lato. Immagine tratta dal film "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman.

Voce prima: “Tutti noi vogliamo vivere, ma anche vivere la propria morte”. Tratta da “Una scelta da rispettare” di Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, 29 di novembre 2021:

domenica 28 novembre 2021

Paginedaleggere. 71 Michel Foucault: «Non si muore perché ci si ammala, ma ci si ammala perché fondamentalmente dobbiamo morire».

 

Tratto da “Bisogna curare le persone, non solo le malattie” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 28 di novembre dell’anno 2015: Se i medici fossero più attenti al paziente con il suo vissuto, le sue ansie e le sue speranze, potrebbero evitare molte sofferenze inutili. E intervenire con l'umanità, quando la scienza non ha più risorse. La medicina occidentale nasce nel V secolo a.C. come medicina "geocentrica", dove le condizioni di salute erano valutate in base all'ambiente in cui si viveva e l'attenzione era rivolta, come insegna Ippocrate fondatore della Scuola medica di Kos, all'aria che si respira, all'acqua che si beve, ai cibi con cui ci si alimenta, ai luoghi in cui si vive. Poca cosa? Non direi considerando quanta nocività c'è oggi nell'aria, nell'acqua, nei cibi che assumiamo, nei luoghi che abitiamo. Ma siccome l'inquinamento è dato per assodato e irreversibile, ci si limita a fissare dei parametri di tolleranza di cui si occupano, quando se ne occupano, le nostre amministrazioni, senza che questi fattori siano presi in seria considerazione dalla professione medica che più non li ritiene di sua competenza. Fu così che la medicina abbandonò lo sguardo geocentrico per proporsi come medicina "morbocentrica", nella quale lo sguardo medico non è più rivolto all'uomo, (…), ma alla malattia da affrontare in modo scientifico, dove per "scienza" s'intende un sapere oggettivante, valido per tutti, riproducibile ovunque, da chiunque, con il medesimo risultato. La tecnica radicalizza questo aspetto scientifico, facendo perdere ai medici lo sguardo clinico, sostituito dalle risultanze degli esami a cui i pazienti sono sottoposti. E questo sempre con maggior frequenza, per effetto di quella "medicina difensiva" che induce i medici, con la complicità dei pazienti, a prescrivere esami su esami, per accontentarli e per non poter essere accusati d'inadempienza o trascuratezza. I costi di tante verifiche inutili le paga ovviamente la collettività. Cambia in questo modo il concetto di "cura" che, per usare due espressioni di Heidegger, non è più un "prendersi cura" (Fürsorge) del paziente, ma semplicemente un "pro-curare" (Besorgen) al paziente farmaci ed esami richiesti dalla malattia. Senonché l'oggettività della malattia è pur sempre iscritta in una "soggettività" che non può mai essere oggettivata, perché non è scientifica e per giunta è diversa da individuo a individuo, ciascuno dei quali ha un mondo della vita suo proprio, che non è oggettivabile. Quando i pazienti lamentano la "scarsa umanità" di certi medici, anche se non lo sanno stanno lamentando lo sguardo esclusivamente morbocentrico di chi li cura, per cui non si sentono più persone, ma solo "rappresentanti d'organo", a cui si rivolge lo sguardo medico. Di qui la necessità che la medicina diventi "antropocentrica" non solo per coinvolgere la soggettività del paziente tanto utile nel decorso della malattia, ma per impegnare anche la soggettività del medico, che non può limitarsi a utilizzare i suoi protocolli costruiti sulla media dei percorsi morbosi, ma deve coraggiosamente utilizzare la sua intuizione per valutare se il paziente si trova al centro, o all'inizio o alla fine di un'ipotetica curva di Gauss che richiede una variazione nell'applicazione del protocollo. Infine, (…), non è il caso di abusare di un eccesso di interventi tecnologici che allungano, tra non poche sofferenze, la vita, creando nei pazienti illusioni che alimentano solo la disperazione finale. È il caso per esempio di quegli oncologi che, dopo aver sperimentato di tutto, quando perdono ogni speranza non si fanno più vedere dai loro pazienti e si fanno sostituire dai medici che praticano le cure palliative. Inequivocabile annuncio di morte quando ancora si è in vita. Di qui l'importanza di passare da una medicina morbocentrica a una antropocentrica che abbia in vista l'uomo, i suoi vissuti, le sue speranze, le sue ansie, e non solo la sua malattia. Anche perché, come ci insegna Michel Foucault: «Non si muore perché ci si ammala, ma ci si ammala perché fondamentalmente dobbiamo morire».

sabato 27 novembre 2021

Paginedaleggere. 70 «Il desiderio delle masse non è affatto sovversivo, ma fascista».

 

Ha scritto Michele Serra in “Una confusione velenosa” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di ottobre 2021: (…). Non c'è svolta autoritaria che non prenda abbrivio dal caos. Si potrebbe dire che la democrazia è la capacità di contenere il conflitto (che è tutta salute) entro limiti accettabili, e soprattutto comprensibili. Ma nel momento in cui non capisci più se il portuale No Vax si incazza perché è portuale o perché è No Vax, e se il capo ultras devasta la Cgil perché è fascista o perché è laziale, diventa difficile perfino leggere dentro il conflitto sociale. Lo sanno fare bene i sociologi, dovrebbero farlo i politici, ma la cosiddetta "gente comune", alla quale ci si appella con solenne encomio in ogni talkshow e comizio che si rispetti, è la prima vittima di una confusione velenosa, dentro alla quale il malessere sociale e il malanimo ideologico si scambiano continuamente il ruolo di causa ed effetto. Il vero alleato di Nuovo Ordine Mondiale è Piccolo Disordine Locale. Nel mezzo, a barcamenarsi, quel fragile diaframma che chiamiamo democrazia. Nel contesto in cui siamo chiamati a vivere e che configura una fuoriuscita dalla pandemia con assetti sociali nuovi e tutti da scoprire, è demandata alla cosiddetta “gente comune” - per dirla con Michele Serra - quella vigilanza e quella “sapienza” affinché la navicella fragile della democrazia non vada a schiantarsi contro i duri scogli. Sono tempi nei quali i “furbi” ed i “duri” affilano l’arme, fiutando i venti favorevoli che spingono minacciosi nuvoloni forieri di inaspettate e non intraviste tempeste. È da contesti simili che sono sempre venuti fuori i despoti di turno. Di seguito tratto da “Il potere e la folla perché Freud resta attuale” di Massimo Recalcati – psicoterapeuta lacaniano – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di novembre ultimo: (…). La (…) tesi (…) è che la massa si costituisce a partire da una comune identificazione verticale al capo situato nella posizione di Ideale dell’io. La perdita del pensiero critico che questa identificazione idealizzante comporta è compensata da rifugio identitario che essa assicura ai suoi membri. Lo scambio appare conveniente: l’obbedienza assoluta al capo in cambio della sua protezione. Freud, riprendendo in modo assolutamente originale le intuizioni del reazionario Le Bon contenute in Psicologia delle folle (autore che Benito Mussolini considerava centrale nella sua formazione), punta la sua attenzione sulla “sete di obbedienza” che caratterizzerebbe la vita delle masse. Ma, diversamente da Le Bon, per Freud la massa non si identifica alla figura del gregge, ma a quella dell’orda. Di qui la centralità della figura del Duce, del Führer, del leader in quanto incarnazione dell’Ideale dell’Io. «Se si prescinde dal capo - scrive - la natura della massa risulta inafferrabile». Per questa ragione il vero fondamento dell’identificazione della massa è la “nostalgia del padre”. Il posto vuoto lasciato dal padre idealizzato dell’infanzia che si offriva come scudo protettivo per la vita del figlio, deve essere riempito da suoi surrogati. Per Freud è ciò che definisce l’inclinazione “devota” - profondamente religiosa - della massa. La massa divinizza il proprio capo, lo eleva al rango di un Ideale irraggiungibile. Per questa ragione la sua eventuale caduta provoca la sua frammentazione. È la definizione clinica che Freud offre del panico: c’è panico quando c’è «disgregazione della massa». Si disegna una relazione circolare tra la perdita del padre e l’esperienza del panico. Il riferimento di Freud è alla massa militare. Quando il vertice della massa viene decapitato «non si dà più retta ad alcun ordine del superiore e che ognuno si preoccupa soltanto per sé medesimo senza tener conto degli altri». I legami si spezzano e si scatena una paura sconfinata e irragionevole. Per questa ragione, secondo Freud, la massa non è affatto rivoluzionaria - come veniva teorizzato proprio in quegli stessi anni da Lenin -, ma esprime una tendenza profondamente conservatrice. È una delle tesi più scabrose (…): il desiderio delle masse non è affatto sovversivo, ma fascista.

giovedì 25 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 42 «Craxi iracondo lo chiama “un Giuda che strisciava ai miei piedi”».

Al febbraio prossimo “curtu e amaru” si svolgeranno le solenni “quirinarie” nel bel paese. Gli scalpitanti puledri impegnati nella “corsa” giungono alla spicciolata ai nastri di partenza cercando di accaparrarsi la posizione migliore. A guardar bene il parco equino che va componendosi viene spontanea, all’ingenuo, di porsi la domanda: “e la qualità dove sta?”. Ne ha scritto Alessandro Robecchi in “B. al Quirinale. È lo spettacolo d’arte varia di un uomo innamorato di sé”, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri mercoledì 24 di novembre 2021. Orbene, allora, “la qualità dove sta?”. Sta, scrive il notista, in riferimento ad uno dei puledri in gara, nella comprovata abilità di “quello” “che sì, il Paese l’ha cambiato eccome, rendendolo, ahinoi, quello che vediamo”. Un Paese “sottosopra” per dirla con Marco Travaglio, o meglio “un paese del pressappoco” per dirla con Raffaele Simone. Tutto qui. Basta ed avanza. Scrive in riferimento a “quello” Alessandro Robecchi: (…). Su tutti svetta Silvio Nostro, uno che ci crede sempre al di là della logica, che non molla nemmeno davanti all’evidenza, insomma che punta al Quirinale senza se e senza ma (e senza dirlo per scaramanzia anche se lo sanno tutti). Ha mandato, pare, una brochure a tutti parlamentari, una specie di opuscolo con le sue gesta da statista, discorsi alti, diciamo così, non le barzellette. Poi, grandiosa, l’uscita sul Reddito di Cittadinanza, che dice un po’ le cose come stanno e spezza la narrazione ossessiva del “reddito di delinquenza” (cfr. Renzi) che “diseduca alla sofferenza” (cfr, sia Renzi che Salvini), o che è “come il metadone” (cfr, Meloni). Insomma, commovente Silvio in cerca di sponde per salire al Colle, ma di una cosa bisogna dargli atto: pochi come lui sanno l’importanza del mercato interno, dello stimolo ai consumi, della necessità di avere gente felice che fa la spesa, e cinque-sette milioni di poveri non gli piacciono di certo. Ma sia: nella partita complicatissima del Quirinale, che investe la partita complicatissima del governo, che riguarda la partita complicatissima dei futuri assetti politici, la mission di Berlusconi – portare Berlusconi a fare il Capo dello Stato – è l’unica cosa chiara. E infatti tutti hanno letto l’apertura di Silvio sul Reddito di Cittadinanza come un dar di gomito ai Cinque stelle, un’operazione simpatia, cosa che Silvio tenta in qualche modo anche con il Pd, mentre Renzi si vanta che farà tutto lui e “siamo l’ago della bilancia”, Salvini e Meloni sostengono Berlusconi, a parole e con l’atteggiamento di fare un favore al vecchio padrone. Quel che ci si presenta davanti, insomma, è lo spettacolo d’arte varia di un uomo innamorato di sé, che vuole abbastanza incongruamente coronare il suo sogno di padre della patria. Mi aspetto da un momento all’altro Silvio at work su molti fronti, alle manifestazioni per l’acqua pubblica, o a quelle per Fiume italiana, per l’aborto, contro l’aborto, fa lo stesso, purché gli venga accreditata la patente di uomo retto e super partes. Non male per uno che ha diviso il Paese per trent’anni, e fa tenerezza sentire i giovani epigoni che tuonano da un palco contro la magistratura con gli stessi argomenti e motivazioni che usava lui, passivo-aggressivo. Il giorno della marmotta, appunto. Il bello, deve ancora venire, questo è certo, nel vortice di nomi bruciati, candidature civetta, ballon d’essai. Non proprio uno spettacolo edificante, con minacce incrociate, anche divertenti, tipo Letta che dice a Renzi che se si schiera con le destre sul Quirinale tra loro è finita (ah, perché? Non è ancora finita? Cosa serve ancora?). In tutto il balilamme politico e para-politico che ci attende, insomma, le motivazioni di Silvio, la pura ambizione personale, un riconoscimento finale alla sua opera, un risarcimento per le ingiustizie subite (eh?) sembra la più cristallina, a suo modo epica: l’ultima battaglia di uno che sì, il Paese l’ha cambiato eccome, rendendolo, ahinoi, quello che vediamo. Tra i più scalpitanti, anche senza agitarsi troppo, quel “dottor sottile” che ha imperversato nelle cronache parlamentari e partitiche del bel paese. Così lo tratteggia Pino Corrias su “il Fatto quotidiano” del 17 di novembre ultimo in “Un Sottile odor di Colle: il più Amato per ogni stagione”:

martedì 23 novembre 2021

Paginedaleggere. 69 Marcuse: «Questa società è un sistema di vita completamente statico, che si tiene in moto da solo con la sua produttività oppressiva».

 

Tratto da “La piatta ipnosi di Facebook & C.” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 21 di novembre 2021: (…). L’eccesso di informazioni finisce per uccidere l’informazione. Siamo come un Tantalo bulimico cui basterebbero pochi sorsi d’acqua per esaudire la sua sete, ma che messo davanti a un lago lo beve tutto e ne muore.

lunedì 22 novembre 2021

Paginedaleggere. 68 Corrado Stajano: «Manca la politica pulita e vincono il più delle volte i peggiori».

 

Tratto da “Confesso che ho perduto”, intervista di Concetto Vecchio a Corrado Stajano pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di novembre 2021: (…). Cosa ci ha rivelato il Coronavirus? "Non soltanto la paura del mistero, il non capire, ma anche la generosità di tanti, i medici, gli infermieri. Un affratellamento sconosciuto in un mondo che pensa soltanto al profitto".

Sostiene che la scienza e la tecnica hanno fallito la prova. Ma è davvero così? "Gli strumenti della modernità non sono serviti a prevenire la pandemia. Nessuno aveva fatto i conti col virus. La metafisica ha vinto sulla fisica".

domenica 21 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 41 «L’idea di un “mondo migliore” è evaporata allo stato di rivendicazioni contingenti di gruppi e categorie».

Scrivevo il 19 di novembre dell’anno 2005 su questo blog: Attingendo a piene mani dalla fonte inesauribile di questa rubrichetta (“Mal d’Italia” n.d.r.) che è il lavoro di Raffaele Simone “Il paese del pressappoco”, il capitolo quattordicesimo, ovvero il capitolo del “Ressentiment” affronta un altro degli aspetti più “tragici” della vita collettiva del bel paese, quello relativo alle relazioni individuali e collettive più pregnanti di una società civile ed evoluta. Un paese senza futuro, per l’appunto, o magari con un futuro non proprio luminoso ma che è proprio di colui che sa e pratica il gioco antico delle “tre carte”, sempre in voga e ben diffuso nel bel paese.(…). La dissoluzione della fiducia pubblica è talmente vistosa e i suoi effetti sono talmente severi che è singolare che nessun osservatore se ne sia accorto.La fiducia è infatti una “passione” politica per eccellenza, uno dei fondamenti delle buone società e in generale di contesti collettivi funzionanti.Se non esistesse, svanirebbero una quantità di figure tipiche della vita associata, soprattutto nei paesi evoluti.Molte funzioni della nostra vita sono basate infatti sulla fiducia: quella che dobbiamo avere in altri e quella che altri devono avere in noi.

sabato 20 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 10 «So bene che la lingua è potere e lotta, oppressione e liberazione; e allora è per questo che non tollero l’imposizione, neppure quella grammaticale quando ne sento il falsosuono».

Ha scritto Michele Serra in “Le nuove gabbie identitarie” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, sabato 20 di novembre 2021: L’intenzione di includere è giusta. L’intenzione di escludere, ingiusta. Ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno (aforisma attribuito a Karl Marx). (…). Ho scritto (…) che quando si parla di un insieme di esseri umani (un popolo, una folla, un pubblico, un gruppo), è scontato che si stia nominando una somma di persone la cui identità sessuale è ben poco rilevante: folla è parola femminile, ma non c’è maschio che possa sentirsi escluso, popolo è parola maschile, ma non c’è femmina che non se ne senta parte.

giovedì 18 novembre 2021

mercoledì 17 novembre 2021

martedì 16 novembre 2021

Paginedaleggere. 66 «Abbiamo troppa paura. Le proporzioni della catastrofe sono troppo grandi per afferrarle».

 

Tratto da “Se il clima folle allaga casa mia” di Jonathan Safran Foer, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di novembre 2021: Il mese scorso la mia casa di Brooklyn è stata inondata due volte, entrambe per tempeste di portata storica: la prima ha rovesciato più acqua all'ora di qualsiasi altro periodo nella storia di New York; la seconda tempesta ha doppiato il record della settimana precedente. "Inondazione" non coglie la portata del fatto. In entrambi i casi l'acqua si è riversata sotto le porte, si è infiltrata negli infissi delle finestre e tra crepe capillari nelle fondamenta del palazzo. Ma c'è di peggio: la rete fognaria della città è stata sopraffatta dall'acqua, che è risalita (invertendo a tutti gli effetti la direzione del flusso) mandando le acque di scolo su per i tubi di scarico del seminterrato, per i gabinetti e i lavandini. Per essere chiaro, "acque di scolo" significa liquami. Significa merda. Ho ingaggiato una squadra per lavare con gli idrogetti e disinfettare i pavimenti. (Oltre a essere disgustosa, l'acqua di scolo costituisce un serio rischio per la salute). Questa squadra era parte di un piccolo esercito di pulitori industriali provenienti da Chicago - una carovana di mezza dozzina di camion carichi di attrezzature e personale; hanno passato due settimane sparpagliati per la città prima di riprendere le loro cose e tornare a casa. (Automobili elettriche e pannelli solari non sono le uniche attività create per reagire al cambiamento climatico). Ho ingaggiato un'altra squadra per sostituire tutte le pareti e le porte fino a un'altezza di trenta centimetri - tutto ciò che si era bagnato - per non far diffondere la muffa (la muffa costituisce un altro serio rischio per la salute). Una terza squadra ha staccato il pavimento cedevole in legno e il sottopavimento saturo d'acqua e li ha sostituiti, questa volta con un piastrellato impermeabile. Va da sé che la spesa è stata ingente. Quando mi sono rivolto alla mia compagnia di assicurazione, mi è stato risposto che per gli "atti di Dio" - gli eventi che l'intervento umano non può impedire - non è prevista copertura. Malgrado ciò che sappiamo riguardo l'influenza dell'uomo sulle condizioni metereologiche, un uragano è considerato un atto di Dio. Quindi non ci sarebbero stati contributi per il conto salato.

domenica 14 novembre 2021

Virusememorie. 80 «La terrificante legge di Say: “l’offerta crea la domanda”».

 

A lato. "Onde sotto il faro", acquerello (2021) di Anna Fiore. Ha scritto Piero Bevilacqua in “Elogio della radicalità” – Laterza editore, (2012) -: “È mite e sobria la spinta a un consumismo sfrenato che divora quotidianamente interi continenti di risorse, e che sta portando dissesti tendenzialmente irreversibili ai complessi equilibri della terra?”. Di seguito, tratto da “Dal G20 a COP26, è una truffa: green e Pil sono incompatibili” di Massimo Fini, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri sabato 13 di novembre 2021: (…). Come ha notato (il meteorologo) Luca Mercalli nessun Paese sviluppato si è detto disposto a rinunciare a “standard di vita che nel mondo occidentale continuiamo a considerare non negoziabili, né a fermare la crescita economica così come la intendiamo oggi”. Siamo quindi, come al solito, di fronte a una truffa, tanto per tener buoni i giovani innocenti, ma inconsapevoli e creduloni, che manifestano in buona parte del mondo. Non si può inneggiare all’ambientalismo e, nello stesso tempo, alla crescita del Pil. Sono incompatibili. Né c’è “energia rinnovabile”, eolica o solare che sia, che può risolvere la questione. Perché ogni energia, qualsiasi energia, vuole per essere innescata altra energia. “Nulla si crea e nulla si distrugge” dice Democrito.

sabato 13 novembre 2021

Paginedaleggere. 65 «"A Ca', grazie pe' avemme dato er soriso a 'n'adolescenza de mmerda!"».

 

Tratto da “Le mie corde segrete”, intervista di Marco Cicala a Carlo Verdone pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 13 di novembre dell’anno 2020: (...). Ho letto che pratica una singolare forma di preghiera: fotografare le nuvole. "Una quarantina di quelle foto sono state esposte al Museo Madre di Napoli. Ma non erano nate per essere mostrate. Non volevo che la gente pensasse: "Adesso Verdone s'è messo pure a fa' il fotografo". A convincermi è stata Elisabetta Sgarbi. Qualcuno le aveva parlato di quelle immagini. Lei ha voluto vederle e le sono piaciute. Le foto, ormai circa cinquecento, sono un mio momento intimo, mistico: una preghiera senza parole.

giovedì 11 novembre 2021

Paginedaleggere. 64 Paolo Mieli: «“Internet passerà di moda, come il borsello”».

 

Tratto da «Burattinaio, Buddha e volpone: le tre vite del “megadirettore”» di Pino Corrias, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 4 di novembre 2021: Bisogna saperle recitare certe cose. Quando alle 11 di quel lunedì 7 settembre 1992, Paolo Mieli entrò nella sala riunioni del quotidiano La Stampa che dirigeva da 838 giorni, aveva la faccia per metà buia, per l’altra metà compassionevole. Buia per l’indiscrezione che girava da giorni alle sue spalle.

mercoledì 10 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 21 «La ricetta Renzi (favorire l’astensionismo, concentrando gli sforzi propagandistici su chi si ostina a votare)».

Continua ad essere l’uomo del giorno. Non importa come, se nel bene del paese o nel suo male; l’importante è che si parli di lui. Il Paese può attendere. Questa “memoriadeigiornipassati” di Salvatore Settis - “Renzi ha rapito il corpo del malato” – è stata pubblicata su “il Fatto Quotidiano” del 10 di novembre dell’anno 2017: (…).

martedì 9 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 40 «Cresce un sentimento politico favorevole alla concezione illiberale della democrazia».

 

Ha chiuso Michele Serra il Suo editoriale “Il candidato impossibile” – nella sua interezza riportato nel post di ieri – con una apodittica affermazione: “Spiace dover concludere che non siamo un Paese politicamente sano”. Di seguito, tratto da “La corsa al Quirinale e l’anno zero della politica” di Ezio Mauro, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri 8 di novembre 2021:

lunedì 8 novembre 2021

Lamemoriadeigiornipassati. 20 «Il berlusconismo è stato un periodo di profonda lacerazione politica, di traumi istituzionali e di grave conflitto etico».

 

Ha scritto Michele Serra in “Il candidato impossibile”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 5 di novembre 2021: Temo che quando uscirà questa rubrica della posta l’intenzione del centrodestra di candidare Berlusconi al Quirinale, almeno in prima battuta, sarà ancora in piedi. Pure io rimango basito quando leggo articoli e commenti che la trattano alla stregua di una normale proposta politica. Ma non lo è e non può esserlo, e per più di una ragione.

domenica 7 novembre 2021

Paginedaleggere. 63 «È finita l'età umanistica, quando l'uomo era il soggetto della storia».

 

Ha scritto Natalia Aspesi in “Giovani, tristi e depressi. Com’è avvenuto tutto ciò”, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 5 di novembre 2021: “(…). È successo qualcosa di imponderabile, di misterioso, che io non so decifrare, per cui il lavoro sta perdendo valore, se lo trovi devi essere grato, se lo perdi temi di non trovarne un altro e quindi accetti tutto, pochi soldi, orari pesanti, senza accorgertene abbassi la testa, ti deprimi, pensi che non avrai un futuro, finisci con l’essere grato a chi ti schiavizza. Come è avvenuto tutto ciò?

venerdì 5 novembre 2021

Notiziedalbelpaese. 39 «Viviamo dilemmi di natura tragica, che la foto da Dolce Vita dei Grandi che gettano monete nella Fontana di Trevi trasformano in incubo».

 

Ha scritto Marco Travaglio in “L’ultimo incantesimo” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri giovedì 4 di novembre: L’“informazione” ormai fabbrica incantesimi: crea un mondo di fantasia a suon di magie, anzi bugie, ci convince che quella è l’unica realtà possibile e auspicabile; poi qualcosa rompe l’incantesimo e torniamo sulla terraferma, ma senza neppure il tempo di riprenderci, già rapiti come siamo da un nuovo sortilegio.

mercoledì 3 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 08 «Quella piscina degli squali che è il mercato».

Scriveva l’indimenticato Vittorio Zucconi queste brevi “note” in “Nuotando con gli squali” – pubblicate sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 3 di novembre dell’anno 2012 - quasi dieci anni fa. Quelle donne, che nelle note vengono citate, appaiono ancor oggi donne fortunate, donne particolari, straordinarie. Cosa è cambiato nel frattempo per la stragrande maggioranza delle donne?

martedì 2 novembre 2021

Piccolegrandistorie. 07 «Sono nata lì, al centro del mondo. Lì sono diventata grande. Ogni tanto ci torno».

 

A lato. "Isola Tiberina, Roma", penna e acquerello (2021) di Anna Fiore.

Ha scritto Elasti il 18 di settembre 2021 – al tempo crudele della “pandemia” - in “Dev’esserci sempre una fragola, anche fuori stagione”, pubblicato sul settimanale “D”: